Sugestão de citação: Giovanni Ferri di S. Costante (Ed.): "I fiori", em: Lo Spettatore italiano, Vol.3\53 (1822), S. 231-235, etidado em: Ertler, Klaus-Dieter / Fuchs, Alexandra (Ed.): Os "Spectators" no contexto internacional. Edição Digital, Graz 2011- . hdl.handle.net/11471/513.20.825 [consultado em: ].


Nível 1►

I fiori

Citação/Divisa► Flores odoresque in diem gignit, magna, ut palam
est, admonitione hominum, quae spietatissime flo-
reant celerrime marcescere

(Plin., lib. 21, cap. I.)

La natura produce gli odorosi fiori per un sol giorno,
e con ciò sembra insegnar agli uomini che quanto
fiorisce con maggior pompa, sollecitamente appassisce
e si perde. ◀Citação/Divisa

Nível 2► Spesse volte mi ha recato meraviglia il vedere alcuni vivamente commossi alla bellezza di un quadro, di una statua, di un poema; freddi poi rimanere, come uno spettatore ordinario, alle bellezze di un albero, di un fiore. Si lasciano essi in estasi rapire se leggono una bella descrizione della Val di Tempe, ammirano con entusiasmo i paesi del Lorenese e di Salvator Rosa; e tuttavia traversano una maestosa foresta, passeggiano per un giardino sparso di viole e di rose senza prenderne alcun diletto. Questa indifferenza non può certamente derivare che da leggerezza di mente; perchè le più semplici opere della natura avanzano sempre le più perfette dell’arte.

Nei fiori principalmente natura si compiacque tutte adunar le bellezze, cosicchè si direbbe averli essa formati ne’suoi più dolci momenti di letizia e di amenità. All’eleganza delle forme, che di ogni beltà è la primiera, seppe essa accoppiare la ricchezza dei colori [232] che più generalmente appagano gli sguardi, e vi aggiunse per lo più la soavità degli odori che rendono più attrattiva la beltà loro. Chi dunque ove tutti questi pregi trovi riuniti ne’fiori, può mirarli senza commuoversi, mai non conobbe delicatezza di sentimento. Par che l’anima si rinverdisca, par che respiri una freschezza dolcissima alla sola rimembranza di quella voluttà che riempie i sensi, allorquando in un bel mattino di primavera contempla i giacinti, le violette, i narcisi, fiori di tutta leggiadria, nei quali sono così varie le forme, così vivi i colori, così grati i profumi. Non ha forse il regno vegetabile un oggetto solo in cui tante perfezioni si ammirino, come nella rosa, regina dei fiori; bellezza ineffabile che la natura educa intorno all’uomo per bearne i sensi e confortarne la mente a’suoi prediletti.

Nível 3► Narração geral► Alminda, filosofo sensibile ed amante della natura, dedica le sue ore oziose alla coltivazione dei fiori. Mentre io vado a diporto seco lui nel suo giardino: Quale altro studio, mi dice egli più degno d’un uomo amante della natura, che l’allevamento di queste piante, le quali sembrano l’oggetto de’suoi più gentili favori? Nè per esse ci sono posti meno morali insegnamenti che dilettevoli sollazzi, cosicchè ad ammaestrarne, come a ricrearne paiono formate. È pur insensata l’opinione di coloro che riguardano i fiori come frivoli oggetti non meritevoli d’intrattenere un istante la loro attenzione! La corta vita di queste piante, e il tosto lor seccarsi al soffio gelato del settentrione ed alla cocente arsura del mezzogiorno, sono gli [233] argomenti onde questi malcreduti savi difendono il loro fastidio contro que’modelli di eleganza e di bellezza. Ma il nostro essere è forse meno caduco? Non siamo noi forse esposti alle procellose vicende della fortuna? Non è forse passeggero al pari de’fiori quanto porta quaggiù il nome di piacere e di felicità?

I fiori sono frivoli oggetti per quell’anime sole che non sanno distinguere e valutare la vera bellezza. Molte persone non iscorgono in essi che un lavoro scherzoso della natura, e l’ammirano senza trarne alcun frutto. Ma dove è quel fiore che non offra un utile insegnamento? Vedete quei tulipani vario-pinti: non cedono essi ad alcun fiore; ma privi, come sono, d’un odore che alletti, piacciono senza farsi amare, ed appassiscono senza lasciar di sè desiderio nè ricordanza. Or chi non raffigura in essi la immagine d’un Creso a cui sta la ricchezza per ogni merito, o quella di una beltà povera d’affetti e d’intelletto? Oh! quanto gradite mi sono queste semplicette viole che prima di mostrarmisi mi si fanno sentire olezzando soavemente! Simbolo dell’uomo virtuoso e modesto, m’insegna questo fiore a soccorrere gli sventurati, nascondendo loro la mano sovvenitrice, e mi fanno discernere tutto quello che vale una celata felicità. Timido come l’umile violetta, io condurrò questo rimanente di vita nell’oscura solitudine e nell’obblio degli uomini. Merita forse il vano incenso di una gloria fallace, e non mai disgiunta da affanni, il sacrifizio della pace del cuore?

L’educazione de’fiori, non meno dell’utili [234] riflessioni, promove i retti sentimenti del cuore. Gettate uno sguardo su questa vaga famiglia di garofani, e sappiate che per mancanza di sostegno erano poc’anzi curvi e languenti. Non posso esprimere il piacere con cui, piantandovi in mezzo un piccol ramo, gli ho tutti ad esso leggermente raccomandati. Subito che furono nel loro stelo drizzati, mi spirarono un olezzo tanto gradevole, ch’io dissi tra me: Questa è la fragranza della gratitudine; e per una dolce emozione palpitava frattanto il mio cuore. Ah! sia pur questa un’illusione: essa è dolce e deliziosa oltre ogni dire.

Così meco ragionando Alminda della sua passione pei fiori, mi condusse un giorno ad una piccola collinetta, il più romito luogo del suo giardino, la quale era tutta ingombra di rose. Quivi trovammo la diletta sua sposa, l’amabile Elmira. Oh! quanto mi parve gran meraviglia quando la vidi aspergere di calde lagrime que’fiori, e più altresì quando colse una rosa, baciolla teneramente e la si mise nel seno! Tacque Alminda a quell’atto, ma si espresse abbastanza l’affanno che gli si pinse nel volto. Chiesi a lui la cagione del suo dolore, e del pianto d’Elmira: Quivi sotterra, egli con gran pena mi rispose, dorme la Giulietta, la carissima figlia nostra; qui la infelice per una fatai caduta spirò la bell’anima. Inconsolabil fu lungo tempo il nostro dolore, ma si cangiò a poco a poco in una dolce rimembranza. Noi versiamo un pianto di amore su queste glebe che ci nascondono la spoglia mortale di nostra figlia, ed ella intanto gode una vita migliore nel soggiorno [235] dell’innocenza e della virtù. — Come Alminda ebbe fatto fine, Elmira colse una rosa e presentommene: Ah! sì, esclamai, ch’io la mi terrò cara; e quando il tempo avrà estinti i suoi colori, ella mi tornerà eziandio a mente la più pietosa di tutte le madri. — Eravi a piè del poggetto una lapide ove si vedea scolpita una rosa con un’iscrizione. ◀Narração geral ◀Nível 3 ◀Nível 2 ◀Nível 1