Lo Spettatore italiano: Il giudizio
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Il giudizio
Zitat/Motto
Cum judici
dicenda est sententia, meminerit se Deum
habere testemNel dar sentenza, rimembri al giudice che Dio gli è
habere testem
(Cicer.).
Nel dar sentenza, rimembri al giudice che Dio gli è
testimone.
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Allgemeine Erzählung
Andatomene io un dì al palagio della Giustizia di F * * * per trovarmi
presente ad un giudizio criminale, e non essendo l’ora del cominciar venuta, scorsi con altri
curiosi le vaste sale del palagio, le quali non sono molto da riguardare se non per la loro gotica
oscurità. La nostra guida ci condusse in una sala più oscura, e che ispirava una specie d’orrore.
Questi custodi, dissi fra me, troppo sono vaghi di mostrare altrui quello di che non può calere a
persona; ma in brieve m’avvidi che a torto io confondea la nostra guida con gli altri custodi. Ecco,
o signori, disse egli, gli stromenti che servivano per la tortura, e sono stati ritrovati da giudici
gravi e dotti come i migliori e soli argomenti da strappare la confessione di qualche delitto ai
criminati. Sono stati messi in uso, proseguì egli dirigendo a me le parole, da uomini non
peravventura altrimenti fatti che voi ed io; da uomini che, come noi, sentivano il rigor del freddo,
l’eccesso del caldo; da uomini che di qualunque minuto disagio si dolevano; ed hanno potuto
nondimeno veder con occhio asciutto e saldo le convulsioni angosciose dei loro simili
martoriati e spasimati su questi ingegni; hanno potuto udirne diligentemente i sospiri, i pianti ed
i guai altissimi, e con riposato giudizio comparar la forza dei dolori a quella dell’umana
complessione! Vedete quanta variazion di tormenti: ce ne sono per ogni membro della persona. Ma già
io m’accorgo che la veduta di questi crudeli apparecchi vi raccapriccia e vi svoglia di saperne
l’uso dispietato. Ah! perchè si lasciano ancora nel tempio della Giustizia gli attributi della
barbarie e della crudeltà? Mi affrettai di uscire, e là venni dove si sedeva al banco della ragione.
Già la sala era calcata e piena di popolo. Stavano i giudici nelle loro scranne in benigni e
temperati sembianti, con a destra la Giustizia, e la Pietà a sinistra, come quelli che non diedero
mai sentenza definitiva senza compiangere l’infelice che condannavano. Ammiro io ed onoro la costoro
disposizione; ma non vorrei per niuna guisa al loro uffizio sedere, perchè troppo pesante per me
sarebbe il carico ch’essi portano. Il reo che comparve al cospetto del tribunale, era una giovane
donna, alla quale s’attribuiva l’aver dato a fuoco la casa del suo signore; e siccome le
testimonianze erano spedite e chiare, fu giudicata alla morte. Ella udì la sentenza con sì fermo
viso, che ben mostrò la durezza del cuore; e rivoltasi ad un complice che al lato l’era, e
s’attendeva la medesima sorte, “Conviene fare il salto, gli disse; ma quel che mi consola, è il
pensare della vendetta che sopra quel sozzo vecchio ho presa; e l’avere così buona
compagnia alle forche, mi ci farà andare più volentieri.” “Sì, rispondeva il compagno della sua
iniquità, morremo allegramente, siccome abbiamo vivuto.” Allora il giudice si volse a costoro con
forti e patetiche parole, per ammonirli e convertirli; ma non valse, chè ambedue stavano pur duri e
senza punto cambiarsi alla presenza di sì vituperosa morte. Turbommi e rattristò fieramente la
depravazione di questi sciaurati; ed, Ahimè, dissi, a qual grado d’infamia giunge qualche volta il
cuor umano! Il delitto disnatura l’uomo, e lo abbassa eziandio sotto ai bruti.