Citazione bibliografica: Giovanni Ferri di S. Costante (Ed.): "Il giudizio", in: Lo Spettatore italiano, Vol.3\47 (1822), pp. 211-213, edito in: Ertler, Klaus-Dieter / Fuchs, Alexandra (Ed.): Gli "Spectators" nel contesto internazionale. Edizione digitale, Graz 2011- . hdl.handle.net/11471/513.20.819 [consultato il: ].


Livello 1►

Il giudizio

Citazione/Motto► Cum judici dicenda est sententia, meminerit se Deum
habere testem

(Cicer.).

Nel dar sentenza, rimembri al giudice che Dio gli è
testimone. ◀Citazione/Motto

Livello 2► Livello 3► Racconto generale► Andatomene io un dì al palagio della Giustizia di F * * * per trovarmi presente ad un giudizio criminale, e non essendo l’ora del cominciar venuta, scorsi con altri curiosi le vaste sale del palagio, le quali non sono molto da riguardare se non per la loro gotica oscurità. La nostra guida ci condusse in una sala più oscura, e che ispirava una specie d’orrore. Questi custodi, dissi fra me, troppo sono vaghi di mostrare altrui quello di che non può calere a persona; ma in brieve m’avvidi che a torto io confondea la nostra guida con gli altri custodi. Ecco, o signori, disse egli, gli stromenti che servivano per la tortura, e sono stati ritrovati da giudici gravi e dotti come i migliori e soli argomenti da strappare la confessione di qualche delitto ai criminati. Sono stati messi in uso, proseguì egli dirigendo a me le parole, da uomini non peravventura altrimenti fatti che voi ed io; da uomini che, come noi, sentivano il rigor del freddo, l’eccesso del caldo; da uomini che di qualunque minuto disagio si dolevano; ed hanno potuto nondimeno veder con occhio asciutto e saldo [212] le convulsioni angosciose dei loro simili martoriati e spasimati su questi ingegni; hanno potuto udirne diligentemente i sospiri, i pianti ed i guai altissimi, e con riposato giudizio comparar la forza dei dolori a quella dell’umana complessione! Vedete quanta variazion di tormenti: ce ne sono per ogni membro della persona. Ma già io m’accorgo che la veduta di questi crudeli apparecchi vi raccapriccia e vi svoglia di saperne l’uso dispietato. Ah! perchè si lasciano ancora nel tempio della Giustizia gli attributi della barbarie e della crudeltà?

Mi affrettai di uscire, e là venni dove si sedeva al banco della ragione. Già la sala era calcata e piena di popolo. Stavano i giudici nelle loro scranne in benigni e temperati sembianti, con a destra la Giustizia, e la Pietà a sinistra, come quelli che non diedero mai sentenza definitiva senza compiangere l’infelice che condannavano. Ammiro io ed onoro la costoro disposizione; ma non vorrei per niuna guisa al loro uffizio sedere, perchè troppo pesante per me sarebbe il carico ch’essi portano.

Il reo che comparve al cospetto del tribunale, era una giovane donna, alla quale s’attribuiva l’aver dato a fuoco la casa del suo signore; e siccome le testimonianze erano spedite e chiare, fu giudicata alla morte. Ella udì la sentenza con sì fermo viso, che ben mostrò la durezza del cuore; e rivoltasi ad un complice che al lato l’era, e s’attendeva la medesima sorte, “Conviene fare il salto, gli disse; ma quel che mi consola, è il pensare della vendetta che sopra quel sozzo vecchio ho presa; [213] e l’avere così buona compagnia alle forche, mi ci farà andare più volentieri.” “Sì, rispondeva il compagno della sua iniquità, morremo allegramente, siccome abbiamo vivuto.”

Allora il giudice si volse a costoro con forti e patetiche parole, per ammonirli e convertirli; ma non valse, chè ambedue stavano pur duri e senza punto cambiarsi alla presenza di sì vituperosa morte. Turbommi e rattristò fieramente la depravazione di questi sciaurati; ed, Ahimè, dissi, a qual grado d’infamia giunge qualche volta il cuor umano! Il delitto disnatura l’uomo, e lo abbassa eziandio sotto ai bruti. ◀Racconto generale ◀Livello 3 ◀Livello 2 ◀Livello 1