Zitiervorschlag: Giovanni Ferri di S. Costante (Hrsg.): "L’amor della patria", in: Lo Spettatore italiano, Vol.3\37 (1822), S. 156-159, ediert in: Ertler, Klaus-Dieter / Fuchs, Alexandra (Hrsg.): Die "Spectators" im internationalen Kontext. Digitale Edition, Graz 2011- . hdl.handle.net/11471/513.20.809 [aufgerufen am: ].


Ebene 1►

L’amor della patria

Zitat/Motto► Chari sunt liberi, propinqui, familiares: sed omnes
omnium charitates patria una complexa est, pro
qua qui bonus dubitet mortem oppetere, si ei sit
profuturus?

(Cicer.)

Cari i figliuoli e i prossimi sono, e i dimestici: ma
tutte le carità di tutti quanti s’accolgono nella pa-
tria; per la quale uom da bene qual è che non
fosse pronto a morire, là ove a lei ne dovesse venir
giovamento? ◀Zitat/Motto

Ebene 2► È l’amor della patria uno de’più grandi beneficii della natura; perocchè senza questo istinto, il quale ci fa care le prime cose che intorno alla nostra culla abbiamo trovate, non vi sarebbe social consorzio nè felicità. Gli uomini cercherebbero sempre di cangiar luogo: l’uno sarebbe forestiero all’altro; tanto che il viver loro dall’essere delle bestie poco saria discordante. Ora è tanta la carità del luogo natio, che egli è sempre bello per allettarci, nè si può senza grandissima noia abbandonare, nè mai pensiamo di lui ch’egli non c’intenerisca il cuore.

Sentono quest’affetto tutti gli uomini di ogni clima e di ogni stato, ove nati sono, e sia qual vuolsi; e la diversità de’costumi e dell’aere che è dal proprio paese all’altrui, ne lo fa amare più forte. Nè i Lapponi darebbero per gli odoriferi giardini italici le loro affamate spelonche: e per entro le nostre città vedesi il [157] selvatico sospirare il suo arco e il suo bosco.

Che se i civili Europei poco mostra che abbiano cara la patria, avviene perchè le lor costumanze, le loro leggi ed il lor idioma non è gran fatto dagli altri popoli d’Europa difforme: e nondimeno son pochi coloro i quali della lor patria non conservino amore. Ben è vero che si può in istranie contrade peregrinare; ma tornasi alla patria sempre, o tornar si vorrebbe: essendo la patria il punto terminativo di tutti i nostri desiderii e di tutti i nostri partiti.

Ebene 3► Exemplum► Accadde che un dì ebbi ad accompagnare un giovinetto inglese che alla volta dell’Indie orientali dovea far vela. Oh quanto gli fu crudo e faticoso a disgiungersi dalla patria! E chi sa-pria i riguardamenti e gli atti ritrarre che in sul montare in nave egli facea? L’ultima cosa ch’egli fece lungo il lido, fu arrestarsi, raccorre un ciottolo, baciarlo e recarlosi alla parte onde avea il cuore. Nè fu men pietosa la forma con cui dimostrò l’amor della patria un Francese, col quale io ripassai dall’Inghilterra. Da forse venti anni era costui dimorato in America: e come le punte della Francia ne apparvero, egli presa la mia mano, la si accostò sopra il cuore, additandomi con l’altra la sua terra: oh quanto gli battea forte il cuore, mentre che dolci lagrime gli piovevan dagli occhi! ◀Exemplum ◀Ebene 3

Ebene 3► Exemplum► Non dimenticherò io mai ciò che mi avvenne, non ha molti anni ancora, incontrandomi in uno Svizzero, il quale tornava nel suo paese dai viaggi fatti in gran parte dell’Europa. Era egli partito da’suoi: d’ogni cosa incresciuto, più non gli recava meraviglia la vista del lago [158] di Losanna; più non gli era dilettevole e grato l’aspetto delle paterne abitazioni; non al cuore gli penetrava il pargoleggiar de’suoi figliuoli, nè più oltre che l’orecchie passava la soave voce di una consorte virtuosa. Cominciò a cercare l’Allemagna; nè ancora era giunto in Olanda, che gli si parò innanzi alla mente l’immagine di tutto quello che nelle vicinanze di Losanna lasciato avea. Essa tormentollo in tutta l’Inghilterra, per la quale s’era imbarcato a Roterdam; ultimamente intenerito, poichè fu giunto in Francia, cominciò a lagrimare; e quando l’incontrai io, egli correva in grandissima fretta verso la sua patria; ed allora mi disse: Oh! quanto le vedute cose hanno in me racceso l’amore delle mura paterne, e di tutto ciò che dentro a quelle lasciai! ◀Exemplum ◀Ebene 3

Dalla disposizione e dalla qualità della terra natia non dipende per certo l’amor della patria: sicchè gli splendori e le magnificenze delle reali città s’ammirano e si commendano, ma alla patria, così com’ella è, si vuol bene. E quando insieme si considerano gli altrui paesi, l’uno si loda del commercio, l’altro dell’uberta del suo terreno; ma al proprio tale affezione si porta, che di que’pregi non si fa conto. È il vero che si bramerebbe che egli fosse più ricco e più giocondo; ma non potendo, amasi e pregiasi secondo che egli è, e nullo altro avanti a lui se ne pone. E più ancora, che i cittadini d’una patria povera e non troppo spaziosa hanno quella più cara, e vie più se ne curano, non altrimenti che se il portarle più amore ad ingrandirla valesse.

[159] E nota che coloro i quali verniero al mondo nelle grandi città, poca cura stringe del luogo ove son nati. In Roma, in Parigi, in Londra nascesi dentro le magioni cinte dintorno da altre simiglianti: e ci si vive i primi anni della puerizia in mezzo ad opere ed altre cose discare e sazievoli, che tanto suona, quanto manuali lavori dell’arte umana. Non ci si trova il verdeggiar de’colli e delle pianure, che è sì amico degli occhi, e tanto gl’invita a riguardare: non ci si veggono i rivestiti arbuscelli con le lor fronde far ombra: non vi si odono cantare montanelli e lodolette: e per conseguente i fanciulli nati e cresciuti nelle grandi città non ricevono mai queste dolci affezioni, che non s’estinguono se non per morte.

Dall’altra parte, l’uom della villa o del contado non può al suo luogo natio ripensare, che non si senta dalla passion di quello fortemente commosso. L’immagine della patria recagli a mente infinite cose, belle, gradite e lusinghevoli a ricordare, e moltissime usanze tutte quante care e dilette. Onde tutto ciò che primievamente provocò ed eresse la sua sensibilità, gli è poi sempre piacere e dolcezza. ◀Ebene 2 ◀Ebene 1