Citazione bibliografica: Giovanni Ferri di S. Costante (Ed.): "La schiavitù", in: Lo Spettatore italiano, Vol.3\25 (1822), pp. 99-104, edito in: Ertler, Klaus-Dieter / Fuchs, Alexandra (Ed.): Gli "Spectators" nel contesto internazionale. Edizione digitale, Graz 2011- . hdl.handle.net/11471/513.20.797 [consultato il: ].


Livello 1►

La schiavitù

Citazione/Motto► Pourquoi les princes d’Europe, qui font entre eux
tant de conventions inutiles, n’en font ils pas une
générale en faveur de la misericorde et de la pitié?

(Montesquieu, lib. XV, ch. 5, del’Esclavage dei Nègres).

Per qual mai ragione i principi d’Europa, i quali fanno
tra loro tanti inutili accordi, non ne stringono tutti
insieme uno in favore della misericordia e della pietà? ◀Citazione/Motto

Livello 2► Fu già opinione che la pietà fosse stata il principio della schiavitù; perchè i prigionieri di guerra, in vece d’esser uccisi, erano fatti schiavi. Si è poi riconosciuto che come senza necessità non si deggia torre altrui la vita in guerra, così non sia lecito torre la libertà al disarmato nemico. La schiavitù de’Mori non a questo sentimento d’umanità, ma sì bene alla religione s’attribuisce. Affine di meglio sottrarli all’errore ed assicurar loro il bene del cristianesimo, erano essi rapiti alle loro famiglie, alla patria loro, e spogliati di libertà. Tale è il motivo che allegarono un tempo gli apologisti della schiavitù de’ Mori. Altri aggiungevano ancora che i Mori, come discendenti di Caino (di che faceva ben fede il colore) meritarono in punizione d’essere schiavi. Ma oggidì che la religione ci ha illuminati, non hanno più luogo ragioni così fatte. Se per antico si rendevano schiavi i Mori affine di farli cristiani, [100] al presente non si fanno più cristiani per potere, senza scrupolo, renderli schiavi. A quelli delle Colonie la troppa buona coscienza impedisce di fare schiavi i cristiani, e di tenere come bestie i loro fratelli!

Si è fatto abuso anche della ragione per autenticare la schiavitù. Si è preteso che i Mori, sendo naturalmente inferiori ai Bianchi, debbano a questi esser soggetti; e si è fatto venire in campo l’autorità d’Aristotile, il quale contende che gli uomini di poco ingegno e di gran forza corporale sono dalla natura destinati a servire, e quelli per contrario a comandare che sono d’una mente superiore forniti. Ma quantunque fosse certo che i Bianchi soprastiano ai Mori, non sarebbe però provato che legittima sia la schiavitù di costoro. Perciocchè se un tanto popolo per manco d’intendimento potesse digradare dall’ordine degli altri uomini, i Bianchi non sarebbero essi, come i Mori, soggetti a tale degradazione? In forza di questi principii non vi sarebbero in una stessa famiglia e i liberi e gli schiavi? e spesso non dovrebbero gli uomini assoggettarsi all’arbitrio delle femmine?

Certi sono che, difendendo la schiavitù, hanno sostenuto che i Mori, i quali si comperano, sono o rei o prigionieri di guerra, che vittime sarebbero divenuti della vendetta del vincitore, o che la superstizione immolati avrebbe crudelmente. Ma chi creder potrà che spingano i popoli d’Affrica la loro barbarie fino a trucidare senza differenza tutti i loro prigionieri? Supponghiamo che i mercadanti europei sieno i liberatori di questi infelici condannati a morire: [101] con qual diritto si caricano di catene dopo averli riscattati? è egli necessario alla loro salvezza di trasportarli sotto un cielo straniero e spogliarli dei diritti dell’uomo? Adunque li sottraggono alla morte per sottoporli alla schiavitù! Se l’umanità ebbe qualche parte nel riscatto, qual parte ha mai nella compera?

Quei Negri venduti, dicono essi, sono per lo più rei condannati: ma qual può essere quella tanta reità, la cui punizione, commutata e resa più mite, sia un esiglio in vita, un lavoro senza riposo, una schiavitù incircoscritta, che anche la famiglia e la discendenza del reo condanna ad una sorte? Io per me non prenderò a diffinirla: questo s’appartiene a chi si assume d’infligger la pena. Ma questi uomini, divenuti a un tempo carcerieri e carnefici per umanità, son essi ben certi ch’esistono i delitti de’quali sollecitano il castigo e il supplizio? L’ufficio di cui s’incaricano è egli conforme alle norme ed ai principii della giustizia? Non si ha egli a temere che quest’ordine legislativo, dai nostri mercatanti nell’Affrica introdotto, che pareggia i delitti, non distinguendo i gastighi; non hassi a temere che un tal ordine non abbia immensamente ampliata la lista de’delitti e moltiplicato il numero de’rei? Finalmente il sostenere che il più de’Negri già schiavi abbiano per misfatti perduto ogni diritto alla libertà, è senza ragione. No, il suole dell’Affrica non è più che quello dell’Europa fecondo di scelleratezze.

Vi è però un delitto segnalato e generale da cui è impossibile l’assolvere i Negri, quello sì ben definito da Montesquieu, di avere il naso [102] schiacciato e nera la pelle. Pure se dalle qualità interne, anzichè dagli esteriori lineamenti, si giudicasse la gente, i Negri sarebbero meglio trattati, e a noi farebbero di sè concepire estimazione e riguardo. Imperciocchè tutti gl’imparziali investigatori testimoniano la loro benigna natura, la dolcezza de’loro costumi e l’ospitalità loro (ahi! male rimeritata ospitalità!). Di modo che se i Mori si sono poco avvantaggiati nelle arti, hanno pure qualità tali, che il non averle, nè per vigor di mente, nè per abbondanza di sapere può nei Bianchi essere compensato.

Livello 3► Exemplum► Mentre io dimorava nelle Colonie meridionali d’America, mi disse un giorno il mio amico Eugenio, io ho conosciuto ed osservato molti schiavi, ed ho trovato tra loro degli uomini capaci di generosi sentimenti e di altezza d’animo, non meno che il Bianco il più ragguardevole. Mi sento spezzare il cuore quando mi richiamo alla mente tutti i tormenti de’miseri Mori, che altro scampo non hanno che nella morte. Io stesso gli ho veduti essere svegliati a suono di sferza da un breve sonno, perchè sorgessero al lavoro, e ricondotti alla stalla come branchi di bestie, e governati peggio de’cani che si tengono alla lor guardia, e s’ammettono a quelli che volessero fuggire. Ahi! quanti per non patire la crudeltà dei padroni danno fine con una morte volontaria ad una vita cotanta angosciosa! Quante madri percuotono i figliuoli ai sassi per risparmiar loro una sorte così infelice! Mi ricorderò sempre con orrore di un simile infanticidio, avanti agli occhi miei commesso.

[103] Vid’io un fanciullo ancor caldo ed insanguinato, e a lui vicina una donna smarrita negli occhi e piena il viso di disperazione: Son io, io stessa che ho il mio figlio ammazzato, diceva ella; e chi altri avria avuto di te compassione? L’amor di madre mi ci ha trasportata. O misero, è meglio questa breve che una lunga vita d’affanni! Avea il figlio mio tre giorni, ed io era debole ancora e addolorata, quando il ministro m’impose ch’io premessi le canne da zucchero fra due gran cilindri; e perchè mi mancarono le forze, egli tanto mi diè colla sferza, che tutta mi ruppe. Eccone i segnali: eccoli anche sul petto: dal quale, volendo io lattare il bambino, non uscì che il sangue. Piangeva egli, ahi quanto pietosamente . . . adesso più non piange . . . Infelice madre, sclamai allora, che faceste voi mai? Il dover mio, ella rispose. Così mi avesse la madre mia tolta di vita quando nacqui: non ho mai avuta ora di bene; fanciulla mi rubarono a casa mia, e per un vaso di rame mi venderono. I miei giorni nel lavoro e nell’affanno, e le mie notti nelle lagrime ho scorse. Un marito mi fu dato perchè creassi degli schiavi. Tre volte sono stata in su la speranza e in su ‘l timore di esser madre, e tre volte i forzati lavori hanno distrutto le mie penose speranze. La prima volta che io sentissi gioia, fu quando ebbi questo figlio: all’udir la sua voce, allo stringerlomi al seno, sentii un palpito di piacere che ben tosto svanì. Non contenti ch’io sola patissi, vollero che con me patisse anche il mio figlio. Barbari! essi il percuoteranno, ahimè! fra le [104] mie braccia. Tu piangi al tristo racconto de’miei mali? I Bianchi sanno essi piangere? ◀Exemplum ◀Livello 3

Tali sono gli orrori della schiavitù de’ Mori; eppure questi orrori trovano apologisti. Amerei mille volte più d’essere uno di quegli sciagurati; di star sotto la verga e tramortir dalle percosse; di pascermi di lagrime; di non gustare mai sonno tranquillo, e sognare di starmi all’ombra delle paterne mie palme, e svegliandomi avere il cordoglio di vedermi dileguare una sì dolce illusione. Sì, amerei mille volte più di cadere sotto i colpi di quei crudeli, che di prostituir la mia voce a difendere la schiavitù e que’portamenti sì dispietati! ◀Livello 2 ◀Livello 1