Lo Spettatore italiano: A Maria Metilde Ferri di S. Costante

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A
Maria Metilde Ferri
Di S. Costante

Il suo Consorte ed Amico Concedetemi che il vostro nome si legga nel principio di queste carte, le quali senza voi non avrebbero giammai vista la luce. In esse, come sapete, si discorrono i principii delle discipline morali, e si aiutano gli animi e si commovono a quegli affetti gentili che onorata fanno l’umanità. Che se da questa fatica io coglierò qualche frutto di lode, il dovrò pure a voi sola, a voi, compagna dolcissima alla mia vita, esempio a me vivo d’ogni più cara virtù; a voi che sempre usaste meco quelle parole sante che acquistano alla ragione maggior bellezza ed amore. Noi viaggiammo insieme una lunga via, che fu, ahi! troppo spesso via d’avversità e di tormento; e voi per quella ne’più tremendi casi faceste mirabil prova della forza del cuor vostro e della vostra magnanima sofferenza. Così imparammo sotto le scuole della sventura a farci più facili alla pietà, ed ora per dolcezza, ora per isdegno a lacrimare le miserie degli infelici. Onde, passando per mezzo la selva di questo mondo, e trovandoci a passi aspri e fortissimi, venne a noi fatto il conoscere manifeste le passioni dell’uomo, semenze pessime e vere d’ogni sua calamità. Ora fu vostro volere che il frutto di quella sperienza non si perdesse; e da voi mi venne il pensiero del pingere una gran tavola dell’umana vita, dove i riguardanti avvisassero le ragioni e le leggi d’ogni morale dottrina. Nè questo pur vi bastò; ma voi medesima vi faceste aiuto all’impresa; voi medesima mi confortaste or coll’opera, or col consiglio. Così lo Spettatore Italiano s’è fatto cosa tutta vostra; e a voi lo intitolo per rendervi il vostro diritto. Oh! le parole mie fossero sempre uguali a’concetti vostri! Allora mi penserei d’esser giunto al termine da me fisso, il quale sta nel fare che la virtù si mostri più soave ed agevole, onde meglio ella s’ami, e meglio ancora si segua.