Sugestão de citação: Gasparo Gozzi (Ed.): "Numero XCVIII", em: L’Osservatore veneto, Vol.1\098 (1761-01-09), S. 410-414, etidado em: Ertler, Klaus-Dieter / Fuchs, Alexandra (Ed.): Os "Spectators" no contexto internacional. Edição Digital, Graz 2011- . hdl.handle.net/11471/513.20.483 [consultado em: ].


Nível 1►

N° XCVIII

A dì 9 gennaio 1761 M. V.

Citação/Divisa► Neque apud divum Augustum gratta caruit,
neque apud populum Romanum notitia.

Tacit.

Fu grato ad Augusto e conto al popolo romano. ◀Citação/Divisa

Nível 2► Metatextualidade► Ne’miei fogli passati ho ragionato talvolta de’teatri. Parve ad alcuni ch’io volessi cattedraticamente disputare di cose che a me non appartenevano; tralasciai perchè non se ne dicesse altro, comecchè credessi che l’addurre le ragioni del bene e del male d’un componimento non dovesse essere imputato a maldicenza nè ad una voglia di fare il maestro; ma solamente alla volontà di mettere in ragionamento comune le cose, acciocchè dalle opinioni di varie teste ne riuscisse infine la perfezione d’un’arte. ◀Metatextualidade In altro modo non s’è veduto mai condurre arte veruna al suo colmo che con l’esercitarla e col ragionarne sopra. Le buone tragedie, commedie e altri componimenti di tal genere sono pervenuti in Francia alla cima d’ogni bontà per la continua fatica di molti autori e per le avvertenze e talora anche sottigliezze de’censori. Uomini e femmine ragionano giudiziosamente e universalmente d’una tragedia e d’una commedia; e l’udienza è cotanto assuefatta al bene, che non solo una scena mal guidata e collocata fuori di luogo e di tempo, ma un verso non bene acconcio, e una parola senza il debito; collocamento posta, percuote in guisa l’animo e gli orecchi di tutti, che si vede un segno comune di dispiacere. All’incontro ogni più minuta e quasi invisibile bellezza tocca tutti in un punto e l’udienza ne fa le maraviglie, tanto è il buon sapore d’ogni cosa da que’circostanti subitamente assaggiato. A tal segno si può ridurre ogni popolo, come dissi, con la continua fatica degli autori e con l’incessanti avvertenze di chi osserva l’opere altrui: essendo di necessità quest’ultime per acuire l’ingegno di chi scrive e quello di chi ascolta. Non è però facile quest’ultimo ufficio; essendo di necessità prima d’ogni altra cosa, che chi lo fa, si dimentichi di tutte l’opinioni sue proprie, e faccia suo direttore e maestro quel popolo stesso, a cui intende di comunicare i suoi pensamenti; e dee acquistare i lumi suoi da que’medesimi ascoltatori che sono giudici di così fatto genere di componimenti, e col mostrare o diletto o noia nell’essere presenti ad una rappresentazione, sono i migliori maestri del mondo. Prima di tutto dee tenere per fermo che tanti capi adunati in un luogo solo formano un cervellone superlativo, appetto al quale ogni altro cervello particolare rimane un nonnulla, o una semplice particella di quel massimo cervellone formato da tanti cervelli uniti insieme, i quali nel dare il giudizio loro non errano mai, e sono come chi dicesse il cervello pubblico e l’ingegno della città. Non rimarrà dunque ad un cervellino privato, ch’è come una gocciola d’acqua nel mare, a far altro che divenire commentatore e scrittore degl’imperchè, e studiare perchè una cosa sia piaciuta o dispiaciuta al cervellone universale, padre suo e suo direttore nel bene e nel male.

[411] Metatextualidade► Io l’ho seguito sempre e confesso d’avere parecchi quaderni, ne’quali ho notato diversi pensieri ch’egli m’ha comunicato col suo diletto o fastidio; ma gli terrò anche sempre appresso di me per quelle cagioni che dissi nel principio. Cessano esse cagioni mentre ch’io parlerò del Re Cervo, rappresentazione favolosa, che da’5 di questo mese fino al presente giorno in cui scrivo, è recitata e veduta con universale diletto. ◀Metatextualidade

Come altre volte già dissi, è questo genere di commedia uno de’più antichi e più usitati nelle più colte nazioni, le quali oltre all’essere state inventrici della tragedia e della commedia semplice e di costume, diedero al pubblico anche questa invenzione capricciosa di tassare i costumi col mezzo della maraviglia. Nível 3► Exemplum► Gli argomenti d’Aristofane sono una buona parte di questa ragione; e quel grande osservatore dell’animo umano riconobbe benissimo che non è cosa cotanto strana nè così nuova ed incredibile, che legata con artifizio in alcune scene, non potesse, in quel breve tempo in cui si rappresenta una commedia, essere dagli uditori creduta. ◀Exemplum ◀Nível 3 È la credulità principalissima nell’animo nostro. Per intrattenerci ne’primi anni della fanciullezza, avole, madri, balie e fantesche non hanno modo migliore che raccontarci mille favole, le quali ci fanno dimenticare ogni passioncella, e ridere, piangere o maravigliarci di quello che ascoltiamo. Quando siamo cresciuti e pervenuti a qualunque età si voglia, se ci si presenta un uomo eloquente, vivace e di focoso spirito, il quale sappia colorire le sue invenzioni, che non sarà egli capace di darci ad intendere d’avere veduto, udito e provato? E quando anche non gli prestassimo fede, non si può negare che l’ascoltiamo attenti a bocca aperta, e quasi fuori di noi; e quando egli sarà partito, conosceremo bensì ch’egli abbia mentito, ma confesseremo d’essere stati ad udirlo con attenzione e diletto. E però credo che si possa conchiudere che la nostra credulità sia un amo, a cui ci possa prendere un poeta benissimo, come ci prende a molti altri, ch’hanno forse minor forza di questo. Non è dunque punto da essere dispregiata la favola del Re Cervoperchè sia invenzione favolosa, anzi è commendabile, quanto qual si voglia altro argomento; e non è [412] da maravigliarsi, se negli animi dell’udienza fece quei, impressione che ognuno ha potuto vedere.

Un argomento favoloso però non potrebbe mai dar diletto all’udienza, se vestito non fosse con l’imitazione del costume inteso da tutti e con passioni naturali; il che nel Re Cervo si vede essere stato osservato dal suo scrittore.

Nível 3► Exemplum► Ride nel primo atto la magica testa di stucco all’udire le bugie delle femmine, che si presentano al re per essere da lui elette in ispose. Allora non è la maraviglia del vedere a ridere uno stucco, che dia diletto agli uditori; ma è quell’interna malizietta che ognuno ha, e quella voglia di vedere beffato chi ha il torto, e si crede di tenerlo nascosto con la menzogna e col far buon viso; nè si ricorda più della impossibilità di quell’atto d’una statua, per l’interesse che prende nella beffa e per la curiosità che ha di vedere lo stucco a ridere a tempo. Di che vedesi una prova che nel rappresentarsi quella scena, quanti sono nel teatro stanno sempre con gli occhi rivolti ad esso e attendono il suo ridere, non per maraviglia della statua, ma per ridere con essa di quel sentimento che provano in sè, e di quel piacere dell’aver convinta di menzogna la donna che parla. Ed ecco la maraviglia condotta a natura e a costume.

Negli altri atti s’aggira la maraviglia sull’opinione di Pitagora che l’anime possano passare in altri corpi. Ma non è la maraviglia sola del vedere a passar lo spirito del re in un cervo morto, o quello di Tartaglia nel corpo del re, che arresti l’udienza. È lo sdegno del vedere un ministro traditore che inganna il suo re, la compassione d’un re il quale per bontà di cuore perde in un momento il regno, ed è a pericolo di perdere una moglie tanto amata da lui, e il dubbio che la moglie presti fede al ministro coperto del corpo del re: queste sono le cose che tengono salda l’udienza ad ascoltare con diletto; e queste sono quelle che rinforzano le trasformazioni; le quali acquistano forza dalla passione ch’è anima di tutta la commedia.

Passa lo spirito del re dal corpo del cervo in quello d’un vecchio ucciso da Tartaglia. Non si può dare una situazione più forte di quella in cui si trova esso vecchio. Poco fa egli era re e giovane, ora è meschino e deforme. Dee presentarsi alla moglie. Come si farà la via? Come gli sarà creduto? Quali parole userà? Che gli gioverà per ricuperarla? Come potrà assicurarsi ch’ella non ami Tartaglia da lei creduto la persona del re? Questa è la sua situazione.

In qual situazione ritroverà la regina? Dolente, disperata, chè nel re non vede più la prima umanità, ne i sentimenti nobili per li quali l’avea così amato; agitata per le molte crudeltà usate da lui nel padre di lei e nel fratello. Tali sono le condizioni dell’uno e dell’altra, quando si riscontrano insieme marito e moglie la prima volta. La maraviglia della tramutazione non è che un mezzo per condurre due personaggi ad un passo di tanta aspettazione. Appena si trovano insieme, eccoti mossa l’agitazione e il dubbio di quello che sarà nell’animo degli spettatori. La scena è guidata quanto si dee naturalmente e secondo il costume. La regina all’apparire del vecchio lo prende per ispia delle e lo svillaneggia, cosa che agli uditori fa passione, vedendo quell’innocente calunniato, e lei ingannata dall’apparenza d’un altro corpo, [413] e tratta dal suo inganno ad offendere persona da lei più che la vita amata. A poco a poco il vecchio ritoccando le cose passate, la rende attenta al suo ragionare e le scopre un segreto ch’ella può credere, avendo veduto la prova dello stucco, e conoscendo che le maraviglie non sono impossibili in sua corte. Finalmente lo riconosce per marito suo. Ed ecco col mezzo della maraviglia condotta una scena di ricognizione; e sa ognuno che le ricognizioni artificiosamente maneggiate sono un colpo de’più sicuri che mai si facessero sulla scena; e de’più potenti nell’animo degli spettatori. Dopo s’attende subito quello che dovrà nascere fra il vero re e Tartaglia, ed ecco una nuova agitazione nell’udienza. Si trovano insieme questi due attori, e la scena è riscaldata dallo sdegno d’entrambi, e finalmente terminata dalla maraviglia e dalla consolazione di vedere il reo gastigato e l’innocente ricondotto allo stato suo primo di grandezza.

Tale è il lavoro di questa rappresentazione. Ad ogni passo la maraviglia riesce di mezzo alla passione, onde non è punto da studiare in che consista la forza che lega gli ascoltatori. Oltre a quanto ho detto, vi è la varietà nelle scene, legate sempre all’azione principale, e la parte del piacevolissimo Zanni che interrompe di tempo in tempo la gravità, senza punto sturbare il filo; e vi sono le trasformazioni con molta prestezza eseguite. ◀Exemplum ◀Nível 3

Non è dunque un tal genere di rappresentazioni teatrali da essere lasciato in abbandono da qui in poi, e può accrescere quel diletto che dalla scena si tragge. E riuscirà sempre se chi vi s’adopera dentro, farà in modo che le trasformazioni e la maraviglia servano a maneggiare la passione, la quale non mancherà mai di fare l’effetto suo, dove all’incontro le trasformazioni, anche bellissime, sempre avranno poca forza, se non vengono rinvigorite dalla passione e dal costume.

Nível 3► Carta/Carta ao editor► Metatextualidade► All’Osservatore.

La commedia del Re Cervo, tanto gradita dal pubblico, ha invogliato me ancora d’andarla a vedere dopo molti anni che ho tralasciato d’andare a’teatri. Non vi posso negare ch’io non n’abbia avuto diletto. Ho passato tre ore arrestato non so da che io medesimo. Bello fu che per saper la cagione dell’intrattenimento e del piacere che ho avuto, andai per le botteghe ascoltando quello che se ne diceva. Trovai che tutti n’aveano avuto sollazzo, ma venivano addotte varie ragioni. Chi diceva: l’è la maraviglia delle trasformazioni e non altro. Chi diceva: l’è la grazia delle maschere, e chi n’accagionava una cosa, chi un’altra. Avrei piacere che voi m’adduceste qualche più solida ragione, se pur ve n’è, del diletto che ne ritraggono gli spettatori. So che voi esaminate ogni cosa; datevi quest’impaccio anche per me, che sono tutto vostro, e lasciate per un foglio le bestie. Addio. Vostro amico

Il Dubbioso. ◀Metatextualidade ◀Carta/Carta ao editor ◀Nível 3

[414] Nível 3► Metatextualidade► Al Dubbioso.

Tutto quello che sta stampato prima della vostra lettera, è risposta alla vostra domanda. Credo che le mie meditazioni abbiano dato nel segno. Se mi sono ingannato, gradite almeno la buona volontà che ho avuto di servirvi, e comandatemi che mi troverete sempre l’amicissimo

Osservatore. ◀Metatextualidade ◀Nível 3

Nível 3► Metatextualidade► Al Signor Bartolommeo Occhi, Libraio.

Non avete punto bisogno ch’io parli in lode delle Novelle Morali del signor Marmontel, il cui primo tomo è già pubblicato in italiano. I libri non sono come i componimenti teatrali che in un momento, si può dire, sono veduti e giudicati da molti. Uno ne compera e legge, ne dà notizia ad un altro, che lo compera e legge anch’egli, e così d’uno in un altro la notizia ne va ad una dozzina, da questa a due, e poi al centinaio, tanto che ognuno lo sa e si fa concorso di comperatori. Sicchè, vi dico, non occorre ch’io lodi coteste novelle. Son certo che fra pochi giorni verranno assaggiate e conosciute. La buona riuscita ch’ebbero in Parigi, l’avranno anche in Venezia. La morale è vera e giusta in esse, e nel medesimo tempo rinvigorita dal garbo e dalla galanteria; e in breve è libro che deve essere gradito dal pubblico. Io vi fo questo buon augurio, non ne dubitate. Date fine al secondo volume, e vedrete se sono veridico. State sano e stampate, che di cuore vi saluto.

L’Osservatore. ◀Metatextualidade ◀Nível 3 ◀Nível 2 ◀Nível 1