Sugestão de citação: Gasparo Gozzi (Ed.): "Numero XXXVI", em: L’Osservatore veneto, Vol.1\036 (1761-06-06), S. 149-153, etidado em: Ertler, Klaus-Dieter / Fuchs, Alexandra (Ed.): Os "Spectators" no contexto internacional. Edição Digital, Graz 2011- . hdl.handle.net/11471/513.20.421 [consultado em: ].


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N° XXXVI

A dì 6 giugno 1761.

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Il Pittore de’Ritratti.

I bigatti per un tempo si rinchiudono nel bozzolo e quivi stanno oziosi. Il verno le bisce si sotterrano da sè e si stanno così intirizzite che le paion di legno. Toccale, crolla a tua posta, non si muovono. Mille altri animaluzzi e ferucole sono al mondo, che quantunque le sieno in effetto vive, paiono senza movimento; e poi in un tratto qual comincia di nuovo a muoversi, quale a mettere ale, quale a fare le ova, chi a covarle; e torna ognuno all’ufficio suo, e mostra ch’è vivo e che lo fu anche nel tempo in cui parea morto. Nível 3► Retrato alheio► Non è cosa che più somigli a tal condizione di vita, del cervello de’poeti e de’pittori. Ora tu gli vedi tutti attività e furia che sembrano invasati. Tuffansi fino al ciuffetto in qualche opera. Quegli scrive, questi pennelleggia. All’uno pare che tu gli tragga le budella del corpo, se lo spicchi dal calamaio, quando si sta nei suoi farnetichi e nelle sue fantasie; all’altro che tu gli cavi gli occhi, se lo sturbi dalla sua tela. Che è, che non è? Il cervello si vuota all’uno e all’altro, e non badano più punto all’opere loro. L’intelletto dee essere come una spugna, credo io, dappoichè quando l’hai premuto un tratto, non va più oltre, se di nuovo non s’inzuppa. Io non nego che non si possa anche premerlo continuamente, e che non n’esca qualche cosa sempre, ma se non si lascia impregnare di nuovo, n’escono certe ultime gocciole torbide e stentate, ch’è una carestia a vederle. Ad ogni modo per un poco di riposo e di tempo che passi vôto, non si può dire che l’artefice sia stato in ozio; perchè egli acquisterà vigore, e il vigore lo farà più pronto e spedito, tanto che compenserà con l’opere nuove il tempo della passata infingardaggine. E se un com-[150]putista volesse al chiudersi della vita d’un poeta e d’un pittore calcolare quante cose avranno fatte, troverebbe ch’eglino hanno lavorato quanto ogni altro artista. Infine infine, quale uomo è quegli che in tutta la vita sua lavori più che dodici anni interi, poniamo che ne vivesse ottanta? Il dormire se ne divora trenta in circa; da’settanta agli ottanta puoi contarne dieci che n’ha poca voglia, perchè o le braccia o le gambe non gli reggono, o ha la vista corta che non gli lascia fare l’ufficio, sicchè eccone quaranta di vacui; ne’dodici della sua prima gioventù che avrà egli fatto? Parecchie ore all’anno l’avrà consumate a mangiare. Giungivi le feste, qualche febbretta o altra magagna, io credo che avrò detto troppo ad affermare ch’egli abbia lavorato dodici anni interi. Sicchè, come dissi, quando gli operai d’ogni genere chiudono gli occhi, vengono ad avere a un dipresso compiuta tutti quella stessa quantità di lavoro. Non v’ha altra diversità, se non che gli artisti di certe cose fanno come gli oriuoli e si levano quasi sempre ad un’ora medesima e ad una stessa vanno a dormire; laddove i poeti e i pittori, tocchi dal capriccio, non la guardano così pel minuto e lavorano quando gli coglie il pensiero. ◀Retrato alheio ◀Nível 3 Fate dunque conto che pel corso d’alquante settimane io abbia dormito. Mi destai, dipinsi qualche cosetta secondo l’usanza mia e seguo la consuetudine di mandare a voi quanto ho dipinto.

Ritratto Decimoquinto. Nível 3► Narração geral► Cecilio è avviluppato nella rete di un litigio. Fuori di sè corre ad un avvocato per consiglio. Narra la storia di sue faccende. Il consigliere gli risponde quello che a lui ne sembra, o bene o male: gli promette ogni opera, sollecitudine, cordialità. Cecilio ne lo ringrazia; ma nel partirsi non apre la borsa. Di là a due dì ritorna. Affaccendato con altrui lo ritrova. Stringesi nelle spalle, e si parte. Va il giorno dietro, nol trova in casa. Torna, passato un dì; gli parla, lo stimola, si raccomanda, quegli poco risponde e sonniferando. “Oimè!” dice nel partirsi Cecilio, “a cui son io venuto? Questi pronto? questi sollecito? dove potea io ritrovare il più infingardo?” – “Cecilio, ognuno ha le sue infingardaggini. S’egli ti riesce tutti gli altri dì infingardo, tu lo fosti il primo giorno.” ◀Narração geral ◀Nível 3

Ritratto Decimosesto. Nível 3► Narração geral► Una bertuccia allo specchio si mira. Pareagli prima di essere da più che l’uomo. Mani, piedi, gagliardia, mille astuzie le aveano ciò fatto credere. Lo specchio la tragge d’inganno. La sua superbia è quasi svanita all’apparire di quel ceffo. Sdegnasi con lo specchio. Pare che gli dica: Maledetto sia tu; da te mi viene questo aspetto. Dà di mano ad un bastone, e sul cristallo, con quanta forza può, lascialo andare. Fatto a pezzuoli lo specchio, cade e si sparge. La bertuccia lieta di sua vendetta, batte i denti, e si ricrea in quella rovina. Accresciuto ha il suo male con vendicarsi. Ogni pezzetto le rappresenta una bertuccia, in un centinaio di specchi si vede quella che prima vedeasi in un solo. ◀Narração geral ◀Nível 3

Metatextualidade► Questo è un ritratto che ha dell’indovinello. Quanto è a me, per al presente non gli fo altra spiegazione. Ci sono alcune cose allegoriche alle quali si può levare il velo col tempo. Chi si darà della scure sul [151] piede, suo danno. Ma io ho preso una usanza di dipingere e di favellare, che ha in sè dell’oscurità; sicchè per ora il meglio sarà che tralasci di dipingere e di ragionare più oltre. ◀Metatextualidade

Nível 3► Carta/Carta ao editor► All’Osservatore

S’è aperta di nuovo una bottega da speciale. Il luogo dove essa è, lo saprete un’altra volta. Intanto vi facciamo partecipe dell’apertura. Le droghe che in essa si vendono, sono tutte sperimentate o per buone medicine, o per cordiali giovevoli all’umana salute, ma di quella dell’intelletto più che del corpo. Una compagnia d’uomini e di donne vi sono soprantendenti.

In puliti vaselletti e con bell’ordine disposti furono collocate tutte quelle cose che servono ad ubbidire ad ogni richiesta delle ricette, e a tutte le umane occorrenze. Immaginatevi di vedere non erbe, non radici, non pietre, non polveri, quali si trovano nell’altre botteghe, da mescolarle con olii, con acque; le sono tutte medicine apparecchiate, che ognuno le può avere in sul fatto, quando gli abbisogna. Il segno della bottega è lo Spettatore inglese, con quella sua faccia grassotta, con quel berrettone, e con tutti quegli altri fregi che si veggono nel ritratto di lui che va innanzi alle sue opere.

Intorno a tutti i vaselletti leggesi una scritta di quello che dentro si contiene, e accennasi la facoltà del rimedio. Letta quella, si ricorre ad un quaderno per alfabeto in cui ognuno de’compagni ha notato la sperienza che ha fatto in sè medesimo della medicina, e di sotto scrive il nome suo, confermando l’effetto con giuramento. Non vi dirò il nome delle medicine tutte, nè tutte quelle sperienze che si sono vedute, ma solamente d’alcune vi parlerò, perchè voi ne siete stato il trovatore senza saperlo; Metatextualidade► e n’ho la commessione da’miei compagni per darvi animo a comporne di nuove per giovamento altrui. ◀Metatextualidade

Nível 4►

Vasello v.

Del conoscere sè stesso.

Ragionamento quinto a carte 19.

Exemplum► Leggesi nel quaderno che vi corrisponde: Prima ch’io leggessi il ragionamento dell’Osservatore a carte 19, io non taceva mai, nè avea altro piacere che dir male or dell’una or dell’altra delle mie compagne. Erano infiniti i difetti ch’io ritrovava in esse. Stava sempre fuori di me, e come dire alla finestra, a spiare quello che l’altre facevano. Non vi posso dire quanto mi riuscì nuovo l’udire che in noi medesimi sono i principii di tutti que’difetti che ci par di vedere in altrui. Cominciai, quello che non avea mai pensato prima, ad esaminarmi, e trovai ch’era vero. Al presente le magagne altrui mi servono a mia correzione.

Affermo quanto è di sopra Mattea Dimessa. ◀Exemplum

Vasello vii.

Ritratto a carte 42.

Nel quaderno. Exemplum► Conobbi che la massiccia eloquenza è quella che dee giovare a’cattolici ascoltatori; non dee stare nella vaghezza delle immagini o nel dolce suono delle parole. Verità robuste domanda e molta cautela nello esprimere alcune cose, che svegliando prima la malizia umana, cercherebbesi poi invano d’arrecarvi il rimedio. Rinnovai tutti i miei sermoni. Fo miglior frutto.

In fede di che mi sottoscrivo D. Bartolommeo Logossio ◀Exemplum

Vasello xl.

Novella della Prosperità e dell’Avversità a carte 68.

Nel quaderno. Dal dì ch’io lessi questa novella, mi feci animo da me; e a poco a poco scacciai una certa malinconia che mi legava il cuore. Mi diedi allo adoprarmi nelle faccende mie e le trovo migliorate.

Affermandolo io Giammatteo Strascini.

Queste e molte altre medicine potrei ricordarvi trovate da voi, le quali se saranno a tempo adoperate, faranno giovamento al pubblico. Non dubitate dunque punto e proseguite a stillare, a pestare nel vostro mortaio, e a limbiccare continuamente; chè altri ancora arrecheranno per provati i rimedii vostri alla bottega, checchè ne dicano forse alcuni, i quali non si curano punto della sanità loro. Vivete felice. ◀Exemplum ◀Nível 4 ◀Carta/Carta ao editor ◀Nível 3

Nível 3► Citação/Divisa► Viam qui nescit qua veniat ad mare
Eum oportet amnem quærere comitem sibi
.

Plaut.

Chi non sa la via di andare al mare, ha bisogno
di trovare un fiume che lo accompagni. ◀Citação/Divisa ◀Nível 3

A vivere in questo mondo così ampio e intralciato pare che sia una grandissima difficoltà. Tante faccende che ci sono di condizione diversa; tante trappole celate che scoccano addosso altrui senza ch’egli se ne avvegga; il venire ad abitarvi dentro ognuno senza sapere dov’egli sia, dove ogni cosa è a lui nuova, e dee domandarne conto a coloro che ci sono venuti prima di lui; è una delle maggiori e più intrigate brighe che si abbiano: tanto che quasi darei ragione a coloro i quali ci vengono, aprono gli occhi, guardando, non veggono, e gli chiudono con quella immaculata ignoranza del primo giorno. Ma perchè l’essere trabalzati qua e colà, come sono per lo più gl’idioti, è una meschinità sì grande, che mi par degna di molta compassione, io vorrei [153] che ognuno, secondo lo s… suo, si trovasse un esempio che lo accompagnasse per questo labirinto. Egli è vero che l’eleggere sì fatto esempio non è cosa agevole quanto altri pensa. Tuttavia la miglior norma che si possa tenere, pare a me che sia lo studiare minutamente la sua condizione e l’altrui, per non andare con la imitazione nè più su nè più giù di quello che richiegga il proprio stato. Ogni cosa ha certe circostanze particolari adattate a sè, che son belle e buone, le quali non si possono acconciare ad un’altra, che fra esse sarebbe slogata. Nível 3► Exemplum► Ecci un alto e bel campanile, guardato e commendato da ogni uomo per la sua nobile e diritta struttura. Avrà perciò l’architetto a prendere quella figura per farne un palagio? “Oh pazzo!” gli verrà detto, “non vedi tu che quello dee essere abitazione di campane le quali per esser udite hanno di bisogno di quell’altezza? A stare costassù egli è una onorificenza da battagli, non da uomini.“ – “Or bene,” risponderà egli: “io ho veduto una casettina in campagna assai ben misurata e con tutti gli agi suoi. Farò il palagio eguale a quella.” – “Odi bestia. Che vuoi tu? fare una casipola fra cotanti nobili edifizi in Venezia? E pare a te che gli agi della campagna sieno somiglianti a quelli di questa città? Vi farai tu il pollaio? la colombaia? il luogo da fare il bucato? la stalla? Vedi architettura nuova che sarà questa! Nota come son fatti gli altri palagi. Non ti è ordinato di fare nè campanile, nè casettina da villa. Pensa all’ufficio tuo, togli l’esempio da quello che dèi, non andare nè più su, nè più giù del bisogno.” ◀Exemplum ◀Nível 3 Io vorrei che l’esempio dell’architettura bastasse, senza entrare in altri particolari. Ci sono stature grandi e nane. Queste ultime spesso per allungarsi mettonsi sotto alle calcagna gli zoccoli; l’albagía che hanno i primi giorni, le fa camminare alcuni passi, poi si rompono il collo. E anche que’primi passi gli veggo a fare con un tremito di ginocchio e con certi disusati scorci di corpo, che si conosce benissimo che hanno del posticcio di sotto. Raccomando a chi legge il fare altre applicazioni. Non voglio essere troppo lungo; se quel che dico piace, ne rimane viva la fantasia a parlar corto; se tedia, il fastidio è minore. ◀Nível 2 ◀Nível 1