Metatextualität
Le due Lettere, che voglio quì inserire, benche non abbino uno stile
troppo grave, toccano però un punto di grande importanza.
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Brief/Leserbrief
Metatextualität
Sig. Filosofo.
Mi piglio la libertà di chiedervi il vostro
parere a favore d’una Giovane mia Parente, mandatami dalla villa, e confidata alla mia educazione.
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Fremdportrait
Ella è molto gentile, ma semplice quanto potete immaginarvi. Ella è
nello stesso stato, in cui la natura l’ha posta, senza veruna educazione. Quando la rimiro, la sua
aria mi fà sovvenire una bella Selvaggia, di cui ho udito a parlare. Vi priego dunque, mio caro
Signore, di ajutarmi nel renderla sensibile alle grazie della Conversazione, ed alla
muta eloquenza delle maniere, che le sono del tutto ignote. Ella non ha la lingua, che per
esprimersi, e dire tutto ciò, che pensa. Ella non impiega gli occhi, che a vedere, senza la minima
idea del loro linguaggio.
Mi pare, che voi potreste istruirla meglio d’ogni altro. Sono due mesi, che la esercito a
sospirare, benche non ne abbi verun motivo; ed a sorridere anche quando non si ritrova di
buon’umore; e mi vergogno di confessare, che non ha fatto fin quì che poco, o niente di progresso.
Di più, ella non è meglio disposta a caminare oggi, di quello fosse nella età di un anno. Vedete
bene, che voglio parlare di quella maniera agile, e regolare di muoversi, che forma una specie di
cadenza; ci dà un aria graziosa, e svelta; e pare sia per lo caminare, ciò ch’è l’enfasi per un
Discorso. Io non saprei biasimarla, per questo diffetto, perche punto non intende, ed i suoi passi
non mirano, che a cambiare luogo. Potrei eziandio scusarla, dell’arrossire, che fa in compagnia, se
sapesse allora pigliare il suo partito; e se quest’accidente non risvegliasse la bellezza della sua
tintura. Ho inteso a dire, mio Sig. che avete veduto il mondo; e che siete giudice esperto, in tutto
ciò, che riguarda la bella Educazione; Per questo sospiro qualche vostro conseglio in
favore della mia Giovane; e se mi accordate questa grazia, potrò anche consultarvi quando si
tratterà di maritarla; ma non vi terrò nascosto, che la sua buona mina, e la sua Educazione debbono
formare tutta la sua Dote.
Metatextualität
Sono &c. Celimene.
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Brief/Leserbrief
Metatextualität
Sig. Filosofo
Già che Celimene~i mi impiega a sigillare la sua
Lettera, e mandarvela, ardisco pregarvi a rifflettere sopra il caso, di cui vi parla, tanto più, che
le nostre idee compariscono un poco differenti su questo punto. Per me, che sono un Uomo grossolano,
temo, che questa Giovane sia in pericolo d’essere guastata. Abbiate dunque la bontà mio caro Sig. di
palesarci quale sia la vostra opinione sopra la gallante cosa, che si chiama bella educazione.
Almeno io apprendo, che non si distingua troppo dalla cosa tutta semplice, che si nomina buona
educazione,
Metatextualität
Sono. &c.
L’errore, in cui generalmente si cade sul punto della educazione egli è che si ha gran cura
dell’esterno nelle Figlie, e sene trascura lo spirito; o pure si attende a coltivare lo spirito
de’Figlj, e se ne trascura del tutto il corpo. Da questo ne nasce, che una Giovane sarà
l’ammirazione di tutte le adunanze, in tempo, che suo Fratello maggiore teme di
comparire nelle Compagnie civili. Ne viene altresì, che un Uomo ha di già passata la metà della
vita, prima, che sia conosciuto nel Mondo; ed una Donna non è più alla moda nel fiore della sua età.
Questo discorso non girerà, che sopra le Figlie, riserbando ad altra occasione i Figli, tanto più
che le Dame si lagnano del mio silenzio verso di loro. Quasi subito, che una Figlia è slattata, pria
che sia capace di formarsi veruna idea della minima cosa, ella è posta con un collaro di ferro
d’intorno al collo, frà le mani d’un maestro di Ballo, che le insegna una ridicola gravità; la
costringe a portare in certa maniera la testa, a gonfiarsi il seno, a moversi tutta in un colpo; e
la minaccia, che mai troverà marito, quando ella camini, miri, o si muova à traverso. Tutto ciò
mette l’animo di questa Figlia alla tortura, per iscuoprire ciò che dee passare tra lei, e questo
marito, di cui tanto se le parla; e per cui pare, che si allevi. Indi la di lei immaginazione resta
impegnata a rivoltare tutti li suoi sforzi agli ornamenti esterni, poiche questi debbono decidere
della sua buona, o cattiva fortuna nel mondo. Si lusinga pure, che se ella puol’avere un sesto
vantaggioso e fino, sarà assai propria per tutto ciò a cui si crede destinata dalla sua
aducazione. L’unico fine de’suoi Parenti è di renderla una persona graziosa; tutte le loro spese,
tutte le loro premure collimano a questo; ed a questa pazzia de’Genitori dobbiamo la numerosa
generazione delle nostre Civette. Queste rifflessioni mi cagionano dell’imbarazzo, allorche penso a
dare i miei conseglj sopra la condotta, che dee tenersi verso quella Giovane Selvaggia, di cui
parlano le due riferite Lettere. Ecco il mezzo, che suggerisco: Non si dee trascurare l’aria, e la
tornitura della Persona, ma sopra tutto si dee aver cura di coltivare l’anima: a misura, che si dà
la preferenza o all’una, o all’altra, l’anima è strascinata dalle cupidità del Corpo; ed il Corpo
esprime le virtù dell’anima. Cleomira~i è bella con tutta la buona grazia possibile; ma la purità
de’suoi pensieri anima i suoi occhi d’un aria sì casta, che i spettatori l’amano, e l’ammirano,
senza, ch’ella ecciti verun desiderio cattivo, nè la minima frivola speranza nelle immaginazioni
anche più sregolate. Il vero segreto, in questa occasione, è di procurare allo stesso tempo di
perfezionare e l’Anima el Corpo, e fare in maniera, se vi è mezzo, che i gesti del Corpo sieguano i
pensieri dell’Anima, e non che l’Anima sia occupata dai gesti del Corpo.