Il Filosofo alla Moda: Lezione CXIII
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Niveau 1
Lezione CIII (sic.)
A quelli, che pigliano il Lutto con pompa.
Citation/Devise
Hinc vivimus ambitiosa
Paupertate omnes
Paupertate omnes
Juven.~i Sat.~i III. 182. 183.
Niveau 2
La forza del uso ci spigne sovente a poco convenevoli passi. Potrei
mostrare con diversi esempj, che ci fa oprare contro le regole della natura, del diritto, e del buon
senno. Ma voglio quì restringermi ad esaminare l’effetto, che produce in noi, quando si tratta di
mettersi in Duolo. L’uso, che ci obbliga a dimostrare con gli abiti il Dolore cagionato dalla
perdita de’nostri Prossimi, è venuto senza dubbio dalla sincera afflizione di quelli, che n’erano
veramente oppressi, sì che non poteano attendere a soliti abbigliamenti. Pare, che le stesse
persone, vestissero poscia degli abiti conformi al loro stato, ed alla situazione, in cui allora si
ritrovavano, per giustificare in qualche maniera la sospensione de’loro divertimenti; per non avere
cosa in dosso sì gajosa, e viva, che potesse offendere l’afflizione del loro animo, o renderli
sospetti d’insensibilità. Questa lodevole usanza, che distinguea le Persone afflitte
dalle altre, si è perduta col tempo; e gli abiti di Lutto servono oggi di ornamento, agli Eredi, ed
alle Vedove. Non si vede che magnificenza, e solennità nell’equipaggio d’una Dama dopo la fresca
morte del marito. Tutto respira allegrezza nella pompa d’un Figlio, liberato colla morte dal giogo
d’un Padre, che ha lasciate considerabili facoltà. Questa specie di afflizione è doventata una parte
essenziale del cerimoniale stabilito frà i Prencipi e frà i Rè, che nello stile di tutte le nazioni,
si trattano da Fratelli, e vestono degli abiti colore di porpora, subito che uno de’loro Collegati
viene a morire. Li cortigiani, e tutti quelli, che vorrebbono comparire tali, non mancano subito
d’essere da capo a’pie coperti di afflizione. L’ambizione degli Uomini, in generale, di comparire
più di quello sono, fà che quasi tutti vogliono immitare la Corte. Tale Dama, hieri bizarra al pari
dell’Arco celeste, oggi, che la corte si è posta in duolo, comparisce tutta coperta di nuvole più
oscure. Questa vania non attacca solamente chi ha di che supplire alla spesa necessaria per un nuovo
equipaggio, nè que’soli, che non saprebbono dove impiegare le loro grosse entrate, se ogni poco non
vi fossero delle nuove decorazioni, che le assorbissero; ma domina eziandio quelli, che
tengono tutto in pronto per abbigliarsi. Un mio vecchio Amico, che ha cinquecento scudi d’entrata, e
ch’è molto intestato delle mode, dura fatica a sostenere la moralità de’Prencipi. Fè un abito nero
per il duolo del Rè di Spagna~i; il fè rivoltare per quello del Rè di Portogalo~i; ed ora se ne stà
ritirato in Casa, fino che si aggiusti per servirsene alla morte di qualche altro Prencipe. Egli ha
una grande Economia, con tutta la sua stravaganza; si contenta di mettere i bottoni neri al suo
Abito grigio, per i piccioli Potentati di Europa; presso di questo, vi aggiogne un velo d’intorno al
Capello, quando si tratta della morte d’un Prencipe, di cui ha lette delle imprese nelle Gazette.
Per quanti complimenti si facciano in queste occasioni; i veri afflitti, che fanno maggiore il
Duolo, sono i Marzari, i Mercanti de’Drappi di seta, di Merli, e di Gallanterie. Un Principe, che è
di umore compassionevole, e di reale generosità, prova una estrema inquietezza, se pensa al numero
infinito di persone, che sogliono per questo ridursi alla mendicità: non crede indegno delle sue
premure il ricercare, che tutti i Principi, a quali si notificasse la di lui morte, volessero
restringerne il Duolo dentro il recinto della loro corte. Conoscerà, che un Duolo
generale non è molto lontano dalla cerimonia, che si pratica frà le Barbare nazioni, le quali
uccidono i loro schiavi per onorare le esequie dei loro Rè.
In occasione di codesti pubblici Duoli, avviene che la maggior parte degli Artigiani, che
vivono di ciò s’impiega ne’nostri Abiti, si ritrovano esposti alla mendicità, o al pericolo di
cadervi, nel corso di codesta pazza usanza. Tutto ciò, che può consolare nelle spese
frivole, che pare insultino la carestia degli infelici, egli è, che le superfluità de ricchi
soccorrono ai bisogni de Poveri. Ma la smania di mettersi in Duolo, ad esempio delle Corti, in vece
di produrre alcun vantaggio, confonde ogni subordinazione, e fa perdere tutta la efficacia
all’onore, che una Corte vuol fare ad’un altra. Quando un ministro straniero vede la Corte d’una
fiorita Nazione lasciare tutti li segni di splendore e di gloria, all’udire la morte del suo
Signore, concepirà una idea più alta dell’onore, se gli fà, che se vedesse il grosso del Popolo in
abito di Duolo. Allorche non si ardisce chiedere alla moglie d’un Artigiano quale abbi perduto
de’suoi più stretti congionti; e dopo qualche insinuazione si viene a scuoprire il motivo, che
l’affligge, non è cosa ridicola l’udirla dire: abbiamo perduto un Principe della casa d’Austria~i? I
Principi sono sì elevati sopra il rimanente degli Uomini, che vi è della temerità nel pigliare parte
negli onori, che si rendono alla loro memoria, da chi non ha qualche impiego in Corte, che porti
seco questo dovere, è così esprima anch’egli col duolo, di cui ella si veste, in mezzo de’suoi
trionfi, e della sua grandezza, la memoria, che tiene della incertezza, e della
fragilità della vita umana.
Niveau 3
Récit général
Mi sono, per molti mesi rotto il Capo a fine di indovinare il
carattere d’un Uomo, che di tempo in tempo, veniva nel nostro Ridotto, e dopo avere letti i
Foglietti, sempre concludea con queste parole: Sia lodato Iddio: Tutti li Principi stranieri stanno
bene. Se gli dimandavate ciò che vi era di nuovo nella Data di Vienna, vi rispondea; Grazie a’Dio;
tutti li Principi di Germania~i sono di buona salute. Se v’informavate sopra le nuove di Madrid~i,
vi replicava: Non dubito, che alla nuova Regina non conferisca l’aria del Paese. Dopo molte ricerche
finalmente scuoprii, che quest’universale Realista era un grosso mercante di Brocati, di Ganzi, e di
altri Drappi di seta, e oro. E perciò anche ogni volta, che accordava qualche operajo, inseriva ne
suoi articoli: Che il tutto resti accordato, e debitamente eseguito, purche verun Principe straniero
non venga a morire nel tempo di tale accordo.