Già che dunque siamo in questo gl’ingannatori de’nostri cuori, nè abbiamo la forza di escire con un salto dal
Non vi è dubbio alcuno, che questo non sia il generale disegno della maggior parte degli Uomini; e che non si lusinghino di vivere un giorno in maniera, che sia conforme alla Ragione. Ma se la durazione della nostra vita è sì incerta; e questo e un punto, sopra il quale si discorre da che vi sono Uomini al mondo, com’è possibile, che se ne ritardi un momento la esecuzione?
L’Uomo d’affari, ha sempre qualche cosa da finire, e dice a se stesso, che dopo essersene spicciato, rinunciarà tutte le vanità dell’ambizione. Il sensuale vuole almeno pigliare congedo dalla sua Innamorata, e lasciarla con civiltà. Ma l’ambizioso s’impegna a tutte le ore in nuove facende; ed il voluttuoso ritrova nuove attrattive nell’oggetto, che credea di poter abbandonare. In questa maniera si andiamo pascendo di chimere: s’immaginiamo alle volte cambiando luogo, o circostanze, di dover cambiare costumi; ma le stesse passioni ci seguono da per tutto, fino che non siano, domate. E difficile, a mio credere, il vivere contenti nella Ritiratezza, quando non siamo in istato di gustare presso poco la stessa dolcezza, anche frà i rumori, ed
Non saprei esprimervi la obbligazione, che vi professo, per avermi impegnato ad una sorta di penitenza tanto singolare, di prestare cioè qualche servigio, in ciascun giorno di mia vita, a qualche persona di merito. Il Posto, in cui sono, me ne porge sovente le occasioni, ed il nobile principio, che mi avete ispirato, di fare del bene a tutti quelli, che mi si acostano, mi rende attento in tutte le mie imprese. Quando rilevo il merito abbattuto, cavandolo dalla oscurità in cui
Sono più convinto di tutto ciò, mi diceste l’ultima volta, ch’ebbi la fortuna d’essere solo con voi. Allora mi rappresentaste il pessimo stato, in cui sono impegnato. Ora persuaso dalla vostra carità, vi scuopro le circostanze del mio attaco alla Giovane consaputa.
So che vi siete ristretto ad insinuarmi, che rinonciassi, per lei, al mio carattere; ma la Forfantella ha un aria sì dolce, che la simplicità dovrebbe servire di compenso alla sua debolezza. Voi altri virtuosi non distinguete punto le colpe, giusta le persone che se ne fanno ree. Dovrà dunque la mia cara
Non vi è stato più incommodo di quello d’un Uomo, che non siegue i lumi della Ragione. Vi parerà senza dubbio strano se vi dico, che l’amore della ritiratezza, fù quello, che mi condusse, da principio alla Corte; ma non sarà più un enigma per voi, quando saprete, che non avevo altro in mira se non di adunare di che comprarmi un podere in Campagna, e così procurarmi una gradita solitudine. Mi veggo oggi in istato di fare un tale acquisto; il mio dovere mi sollecita a passare il rimanente de’miei giorni lontano dal tumulto, e dagl’imbarazzi del mondo; ma ho la digrazia d’avere perduto tutto il gusto per la vita tranquilla; a segno che ritornerei adesso in Campagna, con maggiore repugnanza, di quella avessi di venire alla Corte. Sono abbastanza sfortunato per conoscere, che amo le bagatelle, e trascuro ciò che vi è di più importante. In somma la Ragione, ed il Costume combattono dentro di me. Non mi sono scordato d’avervi udito dire una