Il Filosofo alla Moda: Lezione CI

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Lezione CI

Alle Donne che perdono il tempo in leggerezze.

Zitat/Motto

Invenis quondam, nunc femina.

Virg.~i Enei.~i VI. 448.

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Metatextualität

Il giornale, di cui ho regalati li miei Leggitori, mi ha procurate diverse Lettere, con un dettaglio della vita, di molte Persone formato sullo stesso piano. Ho letto il giornale d’un Dissoluto, il giornale d’un Sciocco; il giornale d’un Lascivo; e frà i molti della stessa natura, che mi sono stati communicati, ve n’è uno molto curioso, che s’intitola: Il giornale d’un Cannibale. Veggo da tutto ciò, che molti hanno male interpretata la intenzione del mio Foglio. Io l’ho pigliata, direttamente contro l’ozio. Ho pigliati de mira più quelli, che si applicano alle cose da niente, di quelli, che vivono immersi nelle colpe, e ne’disordini. Non si dee con questi scherzare nè trattarli con frase giocosa. Non ho pubblicato in somma il mio giornale, che per mettere in deriso la stollidezza degli Uomini; e mostrare, che tali azioni, pretese indifferenti di loro natura, doventano disgraziate; e meritano d’essere biasimate, se non per altro, perche riconoscono la loro origine da un Anima ragionevole. La Corrispondente, che indrizza la infrascritta Lettera, sotto il nome di Clarinda~i, mi manda allo stesso tempo un giornale tale quale mi bisognava. Ella dice di ritrovarsi in uno stato d’indifferenza alla moda, senza vizio, e senza virtù; e per conseguenza dirò, disposta ad entrare, o nel vizio, o nella virtù, quando le si dasse la mana per condurvela. Supposto, che avesse riempiuto il suo giornale di Gallanterie, che mostrassero la perdita del suo onore; benche fosse riescito di maggiore divertimento al grosso de miei Leggitori, non l’avrei pubblicato; ma siccome non è, che un quadro d’una vita occupata da vane applicazioni, e da una certa accidia alla moda, ne rifferirò cinque giornate, tali quali le ho ricevute dalla mia bella Corrispondente.

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Brief/Leserbrief

Metatextualität

Signor Filosofo. Giusta la ricerca, che avete prescritta a’Leggitori in uno de vostri Foglj, io ho adempiuta la mia, che ritroverete quì sotto.
Io posseggo una considerabile facoltà, nè sono maritata. Saranno dieci anni, che mi si offrono diversi partiti; e vi è un Giovine assai gentile, che mi sollecita, a determinarmi in suo favore. Padrona di me stessa, vengo in tutti gli Inverni alla Città, dove passo il mio tempo nella maniera, che vedrete dal mio giornale. L’ho intrapreso dallo stesso giorno, che comparve il vostro. Martedì notte. Occupata dal proggetto del mio giornale, non ho potuto corricarmi, che alle undici ore. Mercoledì mattina dalle ore 13. fino alle 15. ho bevute due Chiccare di Chioccolato, stando in Letto; ed ho ripigliato il sonno. Dalle ore 15. ho mangiato un biscottello, bevuta una Chicchera di Thè, e letto il Filosofo alla moda. Dalle 15. fino alle 18. sono stata alla mia Toletta, ed ho assettata una nuova Conciatura; ordinato, che si avesse cura di lavare, e pettinare la mia cagnolina Lisetta~i. Il Blu fà meglio di tutti gli altri colori. Dalle 18. fino alle 19. e mezza, sono stata nella strada de’Mercanti in Carrozza; ed ho contrattato per un pajo di ventaglj. Dalle 19. e mezza fino alle 21. ho impiegato tutto questo spazio a desinare. Il Signor Fadone~i è passato dinanzi alla Porta co’suoi Servidori vestiti di nuovo. Dalle 21. fino alle 23. mi sono adornata. Ho resa la visita alla Vecchia Madama Galliard~i, ed a sua Sorella, dopo avere inteso a dire, che oggi appunto erano andate in Campagna. Dalle 23. fino alle 24. ho giocato alla Bassetta. Non accade più fissarsi sull’asso di Bastoni. Giovedì. Dalle ore quattro di notte sino allo 11. Sognato, che stavo in collera contro il Signor Fadone~i. Dalle 12. fino alle 14. Bevuto il Chiocolato, e Letti due Atti dell’Opera, stando à Letto. Dalle 14. fino alle 15. intorno alla Tavola del Thè; mandato a pigliare Cupido da madama Castelfadato, per Lisetta~i. Letti i biglietti dell’Opera. Ricevuta una Lettera dal Signor Fadone~i. L’ho chiusa nel mio Baulo ferrato. Il rimanente della mattina; La Conciatrice Fontana~i; ciò ch’ella mi ha detto dell’acqua, che madama Castel Fadato~i impiega per conservarsi il colore. Rotto un dente del mio piccolo Pettine di tartaruga. Mandato Francesco~i per informarsi se Madama Magret~i avea riposato l’ultima notte, dopo avere veduto saltare la sua Gatta fuori d’una Finestra. Mi parve d’essere pallida: Fontana~i mi disse che il mio Specchio mi fea torto. Abbigliata à 20. ore. Dalle 20. fino alle 21. il Desinare era freddo, prima che mi posassi a Tavola. Dalle 21. fino alle 22. ho avuta compagnia. Il sentimento del Signor Fadone~i sopra Miltone. Sua relazione delle Cannibali. La Fantasia, ch’egli ha per una Pilotta. Miniatura, che ha sopra la sua Tabacchiera. Madama Castel Fadato~i la vecchia, mi ha promessa la sua Cameriera per tagliarmi i Capelli. Perdute cinque Doppie alle Carte. A mezza notte à Letto. Venerdì à 12. ore, ancora in Letto. Rilette tutte le Lettere del Signor Fadone~i. Cupido~i, e Lisetta. Alle 14. Risoluta di passare tutta la giornata in Casa, e di non ammettere visite. Dalle 14. fino à mezzo giorno in conferenza colla mia Sartora. Aggiustata una guarnitura di Fettucce. Rotta una Tazza di Porcellana. Dal mezzo dì fino à 18. ore mi sono chiusa in Camera, per esercitarmi a pigliare le arie di Madamosella Modet~i. Alle 18. ho dimandato il mio Lavoriero; Fatta una mezza foglia di viola al Fazzoletto, che riccamo. Gli occhi mi feano male, e mi pesava la Testa. Gettato il Lavoriere al suo luogo; e finito di leggere ciò che mi restava dell’Opera. Dalle 20. fino alle 21. ho pranzato. Dalle 21. fino a mezza notte cambiata risoluzione, mi sono abbigliata, per escire. Giuocato alle Carte fino a mezza notte. Ho ritrovata à Casa Madama de Malignì. Conversazione. Le pietre della Collana di Madamosella Brillante~i, sone false. La Vecchia Ladi si marita, con un Giovine plebeo che non ha un soldo. Madamosella Prudenza~i è andata in Campagna. Celio Villanova~i ha i capelli rossi. Madamosella de Malignì~i mi ha detto all’orecchio che avea qualche cosa da communicarmi circa Monsù Fadon~i. Sono sicura, che non è vero niente. Dopo la mezza notte ho sognato, che Monsù Fadon~i era genuflesso dinanzi a me, e che mi chiamava Indamora. Sabbato. Mi sono levata à 12. ore. Sieduta alla mia Toletta. Dalle 12. fino alle 13. posta, e levata una mosca mezz’ora continua prima di poterla fissare; fermata finalmente sopra il mio sopracciglio sinistro. Dalle 13. fino à mezzo dì. Bevuto il Thè, e mi sono abbigliata. Da mezzo dì fino à 19. ore. Sono stata alla chiesa. Numerosa, e bella Compagnia. La terza aria della nuova Opera. Madama Castel Fadato~i ornata in maniera spaventosa. Dalle ore 20. fino alle 21. Desinato. Madamosella Cato~i mi è venuta à pigliare, per andare all’Opera, prima che fossi levata da Tavola. Dalle 21. fino alle 23. Bevuto il Thè. Cacciato un Servidore, per avere maltrattata Lisetta~i. A 23. ore mi sono portata all’Opera. Non ho veduto Monsù Fadon~i se non al principio del secondo Atto. Ha parlato con un Gentiluomo, che avea la Perucca nera. Ha salutata una Dama, che gli stava in faccia; egli ed il suo Amico hanno applaudito à Nicolino~i nel terzo. Atto Monsù Fadon~i ha gridato ancora. Mi ha condotta fino alla mia Carrozza, mi pare m’abbi stretta la mano. A 7. ore a Letto. Cattivi sogni. Mi parea, che Nicolino~i pretendesse d’essere Monsù Fadon~i. Domenica, Indisposta. Lunedì alle 12. risvegliata da Madamosella Cato~i. Il Libro dell’Opera era sopra una Sedia vicina al mio Letto. Cato~i ha recitati à mente gli otto più bei versi, che siano nell’Opera. Siamo andate senz’abbigliamento dall’Astrologo, giusto la rissoluzione, che ne aveamo pigliata. Mi ha detto che il nome del mio Amante principia per G. Non si è gran cosa allontanato. Se avesse nominata la Lettera che precede nell’ordine alfabetico, avrebbe giusto indovinato, &c. Dopo avere riletti tutti questi capi, non sò determinarmi, se io passi il mio tempo bene, o male. Vi confesso, che questa curiosità non mi era mai venuta in mente, se non dopo la lettura del vostro Foglio, al proposito. Frà tutte le azioni di cinque giorni che vi descrivo, appena ve n’è una, che possa del tutto approvare, eccettuata la foglia d’una viola che ho principiata, e che sono rissoluta di terminare, il primo giorno, che né avrò l’agio. Per quello riguarda Monsù Fadon~i, e Lisetta~i, non avrei mai creduto, che mi dovessero occupare tante volte, come ritrovo nel mio giornale. Caccierò, se così assolutamente volete, Lisetta~i; e se Monsù Fadon~i non viene presto ad’una decisione, non soffrirò, che la mia vita passi in un continuo sogno

Metatextualität

sono, &c. Clarinda~i.
Per ripigliare un tratto di morale, che ho toccato nell’altro Foglio da Varinda più volte citato; e confermarla nella sua buona risoluzione, la prego di pensare alla idea, che la Posterità avrebbe di lei, se la Storia di tutta la sua vita venisse pubblicata, come quella di cinque giorni.

Metatextualität

Concluderò questo Foglio col principale de miei Filosofici arricordi, a tutti li miei Leggitori. Fate per quanto vi è possibile, una distinta coppia di quell’esattissimo Giornale, che ad ogni momento si va scrivendo, anche de’vostri più minuti pensieri. Se bene adesso è invisibile, ed’occulto; si pubblicherà una volta da per tutto, e per tutta la eternità, o à vostra confusione, o à vostra gloria.