Il Filosofo alla Moda: Lezione XCVIII

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Niveau 1

Lezione XCVIII

A chi non sà, che cosa sia Ingegno.

Citation/Devise

Scribendi rectè, sapere est, & principium, & fons.

Hor.~i A. P.~i 309.

Niveau 2

Un Autore d’Ingegno, e di Giudizio fà una soda rifflessione sulla differenza dell’Ingegno dal Giudizio; e cerca di mostrare la ragione, per cui non si ritrovano sempre nella stessa Persona: “Si potrebbe, dice, rendere la ragione da ciò, che generalmente si osserva; che le Persone, le quali hanno maggior ingegno, e più felice memoria, non l’hanno sempre sì purgato, e profondo. Perche ciò, si chiama Ingegno, consiste per l’ordinario nell’adunare delle idee; nell’unire, con prontezza, e con graziosa varietà, quelle, nelle quali si puole ritrovare qualche rassomiglianza, o qualche relazione, per formarne delle gentili pitture, che divertiscano, e colpiscano, dolcemente la immaginazione. La dove, il Giudizio, all’opposto, consiste nel pesatamente distinguere una idea dall’altra, considerando, se vi puol ritrovare la minima differenza, à fine di evitare, che una similitudine, o una specie di affinità, non ci dia il cambio, facendoci pigliare una cosa per l’altra. Questa maniera di aggire non ammette, nè le Metafore, nè le Allusioni, dalle quali dipende quasi sempre quella graziosità d’Ingegno, che sì vivamente ferisce la Immaginazione; e che perciò è sì bene ricevuta da tutto il mondo.” Questa è la più Filosofica, e la più esatta descrizione, che io abbi mai letta, di ciò, che si chiama Ingegno, il quale d’ordinario, benche non sempre, consiste in quella rassomiglianza, e conformità d’idee, or’or’accennata. Io aggiognerò solamente, a titolo di spiegazione, che non ogni rassomiglianza d’idee si può dire Ingegnosa, quando non divertisca, e sorprenda quelli, che, o la leggono, o l’ascoltano. Queste due qualità, particolamente la seconda, sono essenziali ad una Composizione d’ingegno. Acciò dunque la rassomiglianza nelle idee sia degna di questo titolo, non debbono essere frà di loro troppo vicine. Se la loro mutua relazione riesce triviale, e commune, mai potrà sorprendere. Se si paragonasse il canto d’un Uomo, con quello d’un altro, o la bianchezza d’un oggetto, con quella del Latte, o della neve; o la varietà de’suoi colori, con quella dell’Iride, non si direbbe, che vi è dell’ingegno, quando non si scorgesse qualche relazione più lontana trà quelle due idee, capace di eccitare la sorpresa. Quando per tanto un Poeta ci canta, che il seno della sua Innamorata è bianco quanto la neve, non vi si scuopre ingegno; ma se aggiogne, ch’egli è altretanto freddo; ecco l’ingegno. Ciascheduno può raccogliere una infinità di esempj di questa natura. Che che ne sia, per questa stessa ragione, le similitudini ne’Poemi Eroici, colle quali gli Autori cercano di riempiere la mente di grandi Idee, in vece di divertirla con pensieri novi, che la sorprendino, non hanno quasi mai niente, che si possa dire ingegnoso. La descrizione fatta dell’Ingegno, coll’aggionta di questi pochi rifflessi, comprende la maggior parte de’tratti ingegnosi, che si osservano nelle Metafore; nelle Similitudini; nelle Allegorie; negli Enigmi; nelle Divise, nelle Parabole; nelle Favole; ne’Sogni; nelle Visioni; ne’Poemi drammatici; ne’scritti Berneschi; ed in ogni sorta di Allusioni. Vi è quantita d’altre Composizioni ingegnose, le quali, benche a prima vista compariscano lontane da questa descrizione, non lasciano d’esservi rinchiuse, quando si esaminino da vicino. Se ciò ch’è veramente ingegnoso, consiste in generale nell’accennata rassomiglianza, e conformità d’idee: ciò che non ha se non un falso brillante, e la sola apparenza d’ingegno, consiste nella rassomiglianza, e nella conformita, alle volte d’alcune Lettere, come negli Anagrammi; ne’Cronogrammi; ne’Lipogrammi; e negli Acrostici: alle volte d’alcune sillabe, come negli Ecchi, e nelle Rime de’nostri Poeti insulsi; alle volte di parole intiere, come negli equivoci, e ne’quolibeti; alle volte finalmente in composizioni intere, che compariscono sotto la figura d’un Ovo, d’un Ala, d’un Acetta, o d’un Altare. Che dico io? Vi sono Persone, le quali si formano una idea sì vasta di ciò, che si chiama ingegnoso, che l’attribuiscono ai semplici atti esterni del Corpo; e vogliono, che un Uomo abbi dell’ingegno, e dello spirito, se puole imitare il buono della voce, le smorfie, e l’andatura d’un altro. Vi è un’altra sorta d’Ingegno, che consiste, parte nella rassomiglianza delle idee; e parte nella rassomiglianza delle parole; che intitolerò per questo, Ingegno misto. Questo si ritrova anche negli Autori Greci; solamente però negli Epigrammatisti. Ven’è per verità qualche tratto nel picciolo Poema, che si attribuisce a Museo; ma questo solo, quando non ve ne fossero molti altri indizj, fa’vedere, ch’egli è una composizione moderna. Se si esaminano gli Autori Latini, se ne scuopre qualche traccia in [Vergil#H:Virgilio~i], in Lucrezio~i, o in Catullo~i. Ven’è qualche poco in Orazio~i, ma Ovidio~i ne ha molto; ne’si ritrova quasi altro in Marziale~i.

Niveau 3

Exemple

Trà una infinità di esempj, che si potrebbero addurre di questo Ingegno misto, ne sceglierò un solo, che comparisce in tutti gli Scrittori di tale ordine. S’immagina, che l’Amore abbi la natura fuoco; e perciò le parole di fuoco, e di fiamma vengono impiegate per designare questa Passione; ed i Poeti si sono approffittati della significazione incerta di queste parole, per comparire ingegnosi. Uno de’nostri, mosso dalle fredde occhiate della sua Innamorata; e convinto allo stesso tempo del potere, che aveano i di lei occhj d’ispirargli dell’amore, li rimira sotto la idea di specchj ardenti, composti di Ghiaccio; ma potendo egli vivere frà i più grandi ardori, che l’imbraggiavano, ne conclude subito, che la Zona torrida è abitabile. Quando la sua Innamorata ha letta la sua Lettera, che le ha scritta col succo di cedro, dopo averla esposta al calore del fuoco; la supplica di rileggerla al chiaro delle fiamme d’Amore. Quando ella piange, desidera, che un dolce calore, eccitato dall’amore, faccia distillare quelle gocce passando per il Lambicco del suo cuore. Quando ella è assente, si ritrova di là dall’ottantesimo grado di Longitudine, val’a dire trenta gradi più vicino al Polo, di quello sia allorche si ritrova con lei. Il suo amore ambizioso è un fuoco, che salisce naturalmente in alto. Il suo Amore fortunato si rassomiglia ai raggi del Sole; ed il suo amore sfortunato si avvicina alle fiamme d’Inferno. Quando l’Amore gli toglie il sonno, è una fiamma, da cui non esce punto di fumo; e quando la prudenza lo combatte, è un fuoco irritato dal vento. Sopra la morte d’un Albero, nel quale avea scolpiti i sentimenti dela (sic.) sua Passione, dice; che i suoi infiammati caratteri ne aveano abbruggiate fino le radici. Quando vuole liberarsi dall’amore, aggiogne, che una persona scottata teme sempre il fuoco. Il di lui cuore è un Etna~i, che in vece della Fucina di Vulcano, racchiude quella di Cupido. Se cerca di annegare il suo amore nel vino, egli è un gettare dell’oglio sul fuoco. Vorrebbe insinuare alla sua Innamorata, che il fuoco d’amore non dovrebbe solamente riscaldare, ma eziandio rendere fertile, presso poco, come i raggi del sole, che fanno germogliare una infinità di creature viventi. In un altro luogo, l’amore frigge, col suo fuoco, il piacere. Alle volte il cuore del Poeta è agghiacciato nel seno di tutte le Belle; ed alle volte è arrostito all’avvicinarsi de’loro occhj. Qualche volta si affoga dentro le lagrime, ed insieme arde fra le bracia d’amore; come un Vascello, a cui si attacca il fuoco in mezzo al mare.
Si può vedere da tutti gli accennati tratti, che il Poeta unisce le qualità del fuoco con quelle dell’amore; e che ne parla, nella stessa periodo, come d’una passione, e d’un fuoco reale. Codeste rassomiglianze apparenti; o più tosto, codeste contradizioni sorprendono il mondo, e formano tutto l’ingegnoso di una tal sorta di opere. Così l’ingegno misto è un miscellaneo di buono, e di cattivo gusto; ed è o più, o meno perfetto, a misura, che la rassomiglianza cade sopra le idee, o sopra le parole. Vi è del vero, e del falso: La Ragione ne dimanda una parte, e la Stravaganza ne richiama l’altra. Non può dunque estendere la sua giurisdizione, che su gli Epigrammi; o sù certi piccoli Poemi, che non sono se non una tessitura, ed un parto occasionato. Non sarà fuori di proposito, che io quì riferisca la difinizione, che un Moderno ha data dell’Ingegno; e questa riguarda più tosto ciò, che costituisce l’essenza d’una buona opera. Uuole (sic.), che l’ingegno consista nella proprietà delle parole, e de’pensieri, che convengono al soggetto. Se questa diffinizione è buona, ardisco avvanzare, che Euclide è stato il più grande, ed più bell’ingegno, che abbi mai scritto; avvegnache, non si può ritrovare alcuna parte di maggiore aggiustatezza per quello riguardano le parole, ed i pensieri, di quella si vede ne’suoi Elementi. Se tale diffinizione è buona, bisogna, in oltre confessare, che Virgilio~i è molto più faceto di Ovidio~i, e di Marziale~i. Un pensiero, che non è giusto, nè fondato sulla natura delle cose, non può mai esser bello. La base d’ogni pensiero ingegnoso è la verità: non se ne dee stimare veruno, quando non vi signoreggi il buon senno. Da ciò dipende quella maniera naturale di scrivere, quella nobile simplicità, che ammiriamo negli Antichi, dai quali molti non si allontanano, se non perche non hanno l’ingegno necessario, per far risaltare un pensiero col suo proprio lume. I Poeti, a’quali manca questa forza d’ingegno, si veggono ridotti a correre dietro gli ornamenti stranieri; ed attaccarsi ad ogni sorta di vivacità ingegnose, o buone, o cattive che siano. Mi pare, che codesti Scrittori siano nella Poesia, ciò ch’erano i Goti nell’Architettura, incapaci di arrivare alla nobile simplicità de’Greci e de’Romani, supplivano con tutte le stravaganze d’una sregolata immaginazione.