Il Filosofo alla Moda: Lezione XCVI

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Livello 1

Lezione XCVI

Agli Autori di Anagrammi, Accrostici, Cronogrammi, e Rime.

Citazione/Motto

Hoc est, quòd palles? cur quis non prandeat, hoc est?

Pers.~i Sat.~i III. 85.

Livello 2

Il Cattivo gusto in fatto di opere ingegnose, che si era svanito ne’secoli politi, si rinovò in un tempo predominato dalla Ignoranza. Si come non vi era emulazione, così li mal coltivati talenti si applicavano a miserabili giuochi d’ingegno, che richiedeano più ozio, che capacità.

Livello 3

Esempio

Ho veduto la metà dell’Eneide~i ridotta in versi latini rimati da un bell’ingegno di quel secolo tenebroso. Dice nella Prefazione, che questo Poema non avea bisogno, che della dolcezza delle rime, per renderlo l’opera più perfetta, che vi fosse nel suo genere.
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Alle infelice fecondità di quel secolo dobbiamo la nascita degli Anagrammi, che consistono nel cambiare una parola in un altra; o nel disporre le stesse lettere in diferenti maniere; per fabbricarne diverse parole; il che puole convertire il giorno in notte, e’l Bianco in nero, se il Caso, che presiede a codesta sorta di composizioni, lo portasse. Mi sovviene al proposito, che un Autore assai spiritoso chiama il suo Rivale, il quale poco favorito dalla natura, avea le parti del suo corpo fuori della loro giusta proporzione: l’Anagramma d’un Uomo, per allusione a questa specie di secche composizioni, o piu tosto scomposizioni. Quando l’Anagrammatista lavora sopra un nome, lo considera come una miniera affatto nuova, che non palesa i suoi tesori, se non dopo avervi per longo tempo cavato; perche la sua facenda consiste nel ritrovare una parola, che stà nascosta dentro un altra, e nell’esaminare ciascuna Lettera, in tutte le situazioni, ed in tutte le connessioni possibili, colle altre, o direttamente frà di loro, o indirettamente, per via di numeri, che sopra di loro vengono applicati senza verun fondamento, ed a Capriccio. Vi è qualche apparenza, che l’Accrostico, e l’Anagramma nascessero, presso poco, nel medesimo secolo; benche non si possa decidere, quale de’due Inventori di codeste penose Fanciullerie fosse il più sciocco. L’Accrostico Semplice non è che il nome, ò il titolo d’una Persona, o d’una cosa, formato da Lettere iniziali di molti versi; e cosi viene ad essere scritto in riga perpendicolare; alla maniera de Chinesi. L’Accrostico Composto è un altro artificio. Vi sono due o trè righe di tali Lettere Capitali, che unite assieme producono meraviglie. Ne ho veduto alcuno, i di cui versi non erano solamente orlati d’un nome nell’una, e nell’altra estremità; ma lo stesso nome vi passava dall’alto al basso, come una cucitura, che univa la Composizione nel mezzo. Si vede un’altra sorta d’invenzione curiosa, che ha molta connessione cogli Anagrammi, e cogli Accrostici; e si chiama generalmente Cronogramma. Si osserva sopra molte medaglie moderne, e consiste nell’esprimere il millesimo. La Germania~i supera in questo tutte le altre Nazioni. Che che ne sia, sopra una medaglia di Gustavo Adolfo~i vi si leggono queste parole: ChrIstUs DuX ergo trIUMphUs. Se vi pigliate l’agio di estrarne le Capitali, che sono piu grandi, e di unirle, vedrete che formano il MDCXVVVII. l627. il millesimo della medaglia. Gia osserverete che i Caratteri, che si distinguono dagli altri sorpassandoli in grandezza, debbono qui servire a doppio uso, in qualità di caratteri, e di Zifre, o numeri. Vi sono de’Todeschi tanto istancabili, che volteranno, e rivolteranno le carte d’un Dizionario intero, per venire a termine di una di codeste invenzioni gentili. Crederete, che cerchino un termine proprio di buona latinità, ma non è questo: vanno a caccia d’una parola, in cui vi sia un’L, un’M, o un D. Così quando ci cade nelle mani qualcuna di queste Legende, non dobbiamo tanto cercarvi il pensiero, quanto il millesimo. Le estremità Rimate sono state le Favorite della nazione Francese, per un intero Secolo, benche allora vi fossero de’begli Ingegni, e vi fiorissero le scienze. Si presentava una lista di Rime ad un Poeta, il quale dovea riempirle nel medesimo ordine, in cui le ritrovava, e quanto più le rime erano bizarre, tanto più compariva ingegnoso quello, che sapea aggiustarvi i suoi versi. Il Desiderio, che aveano i Francesi di ristabilire questo cattivo gusto era sì grande, che fino le Gazette portavano in altri paesi le liste delle loro rime. Eccone per curiosità una che mi è capitata alle mani. Lautiers Guerriers Musette Lisette Cesars Estendars Honlette Folette Chi non si meraviglierebbe nell’udire uomini Letterati, che parlano con tanta serietà di codeste bagattelle, mettendole in riga con altre produzzioni di spiritoso talento?

Livello 3

Racconto generale

Ho letto un Autore di credito, il quale si vanta, che dicea ciò, che gl’ispirava la penna; che sovente, quando la pigliava, non sapea ciò che volesse scrivere; che un periodo ne producea un altro. “Io non sapevo, dice ne’meno ciò che dovessi fare, quando componevo i versi. Adunavo, in primo luogo le mie Rime; e stavo qualche volta due, o trè mesi a riempierle. Ne mostrai un giorno alcune ad un Amico; vi avevo fatti entrare Amarilli, e Filli, Marne, ed Arne; e lo priegai a dirmene il suo sentimento. Questi versi, mi diss’egli, non vagliono niente. Per quale ragione? gli replicai io. Non vedete, mi disse, che queste Rime sono troppo cummuni, e troppo facili? Eccomi, gli soggionsi, ben ricompensato della mia fatica. In tanto non ostante la sua rigorosa critica, i versi erano buoni.”
Ciò che diè il primo impulso a queste estremità rimate, le rende in qualche maniera scusabili. Era un esercizio, che le Dame Francesi davano a loro amanti. Ma che un Autore grave s’imponesse da sè un simile impegno, vi è qualche cosa di ridicolo. Si potrebbe anche credere, che un Autore facesse qualche soperchieria; che si facesse presentare cioè la lista delle rime, dopo averla accompiuta coi versi. Debbo aggiognere a questa sorta d’ingegni quello che vuole, che le due ultime Sillabe di ciascun Distico siano sempre le stesse, il che si osserva nelle nostre canzoni, o nelle nostre frottole, che si ammirano degl’Ignoranti. Se il pensiero è buono, la rima vi aggionge poca cosa; e se egli non vale, non può farlo approvare.