Il Filosofo alla Moda: Lezione LXXX
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Niveau 1
Lezione LXXX
A Letterati, sopra la Orazione.
Citation/Devise
Omnibus in terris, quæ sunt a Gadibus usque
Auroram & Gangem, pauci dignoscere possunt
Vera bona, atque illis multum diversa, remotæ Erroris nebula.
Auroram & Gangem, pauci dignoscere possunt
Vera bona, atque illis multum diversa, remotæ Erroris nebula.
Juv.~i Sat.~i X. I.
Niveau 2
Metatextualité
Dopo avere toccata qualche generalità sopra la Divozione, farò qui vedere quali idee ne aveano i più sottili Pagani, tali quali ce le rappresenta Platone~i nel suo Dialogo intitolato: Della Orazione, overo il secondo Alcibide~i, che ha dato, senza dubbio, occasione alla X. Satira di Juvenale~i; ed alla seconda di Persio~i. Che che ne sia, l’ultimo di questi Poeta ha copiato quasi parola per parola nella sua VI. Satira, l’altro Dialogo di Platone~i intitolato: il primo Alcibiade.
Gl’Interlocutori nel Dialogo sopra l’Orazione sono Socrate~i ed Alcibiade~i; e la sostanza di tale Dialogo, dopo averne separati gl’imbarazzi, e le digressioni, si riduce a questo.
Niveau 3
Récit général
Niveau 4
Dialogue
Socrate~i incontratosi nel suo discepolo Alcibiade~i, che si portava a fare le sue divozioni al Tempio, cogli occhi bassi come un uomo, che pensa a qualche cosa di rillievo, gli dice: che avea motivo d’essere pensieroso, e serio in tale occasione; avvegnache un uomo potea attraersi de’mali colle sue pregherie; e che le sue dimande esaudite poteano rivoltarsi a sua rovina. Questa disgrazia, aggionge, puole accadere non solamente a quello, che dimanda a’Dei cose perniciose di loro natura; come Edipo, che i suoi Figlioli decidessero i loro diritti colla spada, ma eziandio a chi loro chiede ciò che crede di proprio vantaggio; e li priega d’allontanare da se ciò, che presume gli debba cagionare qualche pregiudizio. Mostra indi il Filosofo, che questo è inevitabile, avvegnache la ignoranza, l’incostanza, e la passione accecano la maggior parte degli uomini; e toglie loro il vedere ciò, che sia realmente di loro profitto. Per darne un esempio al suo caro Alcibiade~i, l’interpella; se non sentirebbe una straordinaria allegrezza, in caso, che il Dio, cui se ne va ad invocare, gli prometesse renderlo sovrano di tutta l’Europa? Alcibiade~i risponde, che riguardarebbe, senza dubbio, tale promessa, come il più grande favore, che potesse ottenere dal Cielo. Socrate~i ripiglia: se dopo averla ricevuta sarebbe contento di perdere la vita? o pure se la riceverebbe, benche persuaso, che ne farebbe un cattivo uso? Alcibiade~i confessa, che nolla vorrebbe a tali condizioni. Socrate~i gli mostra subito, con varj esempj, che questa potrebbe essere la sequela d’una grazia sì strepitosa. Aggiogne, che tutto ciò si chiama buona fortuna nel mondo, come d’avere un Figlio; o di elevarsi alle più alte Dignità dello stato, si trova soggetto agli stessi roverscj, benche tutti gli uomini vi aspirino con ardore, ne’lasciassero di chiederlo alli Dei se credessero di poterlo ottenere colle preghiere.
Niveau 4
Exemple
Gli Atteniesi dopo essere stati battuti molte volte in una Guerra, nella quale erano impegnati contro i Lacedemoni; inviarono all’Oracolo di Giove Ammone per sapere donde venisse, ch’eglino, che aveano inalzati tanti Tempj ad onore delli Dei, e gli aveano arrichiti di sì belle offerte; che aveano istituite in loro onore tante Feste solenni, accompagnate da sì pompose Cerimonie; che in somma aveano immolate tante Ecatombe sugli Altari, non aveano la stessa sorte de’Lacedemoni, che per niun verso poteano stare a fronte del loro zelo. L’Oracolo rispose: Io amo più la orazione de’Lacedemoni, che tutti li Sagrificj de’Greci.
Metatextualité
Riesce molto considerabile la conclusione di questo dialogo.
Niveau 4
Dialogue
Dopo che Socrate~i ha distolto Alcibiade~i dal offrire le sue preghiere, e le sue vittime, per le difficoltà, vi erano nel adempire un tale dovere, conclude: Perche è di necessità indispensabile aspettiate, che qualchuno v’insegni, come dovete portarvi verso i Dei, e verso gli uomini. Quando verrà questo tempo repicla Alcibiade~i; chi sarà questo, che mi istruirà? Io lo vedrò con piacere. Socrate risponde: chi ha veramente cura di voi. Ma mi pare, che come si legge in Omero~i che minerva dissipa la nuvola, che copriva gli occhj à Diomede~i, e gl’impediva il distinguere i Dei dagli uomini, fà di mistieri, che anch’egli dissipi le tenebre, che offuscano la vostra mente, prima, che siate in istato di discernere ciò ch’è buono da ciò ch’è cattivo. Dissipi dunque risponde Alcibiade~i, scaccj le mie tenebre, e tutto ciò, che vorrà. Mi abbandono alla sua condotta; e sono pronto di ubbidire à tutto ciò, mi ordinerà, purche io ne doventi migliore.
Metatextualité
Il rimanente di questo Dialogo è pieno di oscurritá; benche vi sia qualche cosa, la quale potrebbe insinuare, che Socrate~i vogli parlare di sè medesimo, quando ci fà aspettare un nuovo Dottore nel mondo, se nel fine non confessasse di ritrovarsi al proposito in una incertezza pari agli altri Uomini.
Alcuni Saggi riguardano quest’ultimo tratto, come una predizione della venuta di Gesù Christo~i; o almeno pensano, che Socrate~i, a punto come Caifasso, profetizasse senza saperlo; e dessignasse quel Divino Dottore, che dovea, qualche secolo dopo venire al mondo. Siasi com’esser si voglia vaggiamo; che questo gran Filosofo scuoprì col lume della ragione, che era conveniente alla Divina Bontà l’inviare una persona al mondo, per istruire gli Uomini, ed insegnare loro à priegare Dio.