Cita bibliográfica: Cesare Frasponi (Ed.): "Lezione LXXVIII", en: Il Filosofo alla Moda, Vol.2\078 (1728), pp. 75-80, editado en: Ertler, Klaus-Dieter / Fuchs, Alexandra (Ed.): Los "Spectators" en el contexto internacional. Edición digital, Graz 2011- . hdl.handle.net/11471/513.20.214 [consultado el: ].


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Lezione LXXVIII

A buoni Amici.

Cita/Lema► Nos duo turba sumus.

Ovid. Met. L. 1. 355. ◀Cita/Lema

Nivel 2► Chi non crederebbe, che quanto più una compagnia è numerosa, tanto più il trattenimento riesca grato, e vario? ma la sperienza fà vedere, che la conversazione non è mai sì ristretta, e sì languida quanto nelle grandi addunanze. Quando molte persone trattano qualche punto, le loro dispute si restringono alla formalità, o alle generalità, che niente decidono. Se anche veniamo ad un breve circolo di Uomini, e di Donne, troveremo, che il discorso gira sopra il tempo, sopra le mode, sopra le novelle, o sopra simili cose communi. Per quello riguarda le società, o i Ridotti di qualche Amico, vi è più libera, e più viva la Conversazione; vi si distinguono meglio le cose. Ma ella è [76] più istruttiva, e franca trà due buoni Amici, che non hanno veruna cosa occulta frà di loro. Allora uno esala tutto ciò, che gli viene in mente, scuopre i suoi più segreti pensieri; e sottomette, per così dire, il suo cuore all’esame dell’Amico.

Cicerone è stato il primo ad osservare, che l’amicizia accresce la felicità, e diminuisce la miseria, mentre raddoppia la nostra allegrezza, e divide la nostra afflizione. Tutti quelli, che dopo hanno scritto sù questo punto, si accordano nel pensiero. Frà tutto quello si è detto di bello al proposito, mi sia permesso di citare qualche luogo di un Autore molto antico, il di cui Libro, nel concetto d’alcuni moderni, passarebbe per un eccellente Trattato di morale, se comparisse sotto il nome di Confusio, o di qualche Filosofo Greco; parlo dell’Ecclesiastico. Puol essere più auttorevole, e più antico? si riffletta, con quale delicatezza descrive l’arte di farsi degli amici, con una condotta affabile, ed obbligante. Non ha egli stabilito per massima, che dobbiamo avere molti che ci augurino del bene, ma pochi amici?

Ecco in quale maniera si esprime. La dolcezza moltiplica gli amici, el discorso affabile attrae obbliganti saluti. Vivi in pace con tutto il mondo, ma non avere per tuo consigliero, che un solo frà mille.

Quale prudenza non esige egli nella [77] elezione de’nostri amici? con quale divina simplicità, non dipinge egli la condotta d’un perfido Amico, che non ha in mira, che il proprio interesse? Se tu vuoi acquistare un Amico, mettilo alla prova; e non ti affrettare troppo nel fidarti di lui; perche vi è tal’uno, ch’è amico fino che vi ritrova il suo vantaggio, ma poi si ritira nel giorno dell’avversità. Vi è, in oltre, tale amico, che doventerà tuo nemico, e dopo avere teco altercato, scuoprirà il tuo debole. Vi è tal’altro amico compagno di tavola, che non persevererà nel tempo dell’afflizione. Benche nella tua prosperità sia un altro te stesso, e sgridi li tuoi Domestici; se tu vieni a decadere, sarà contro di te, nè comparirà più alla tua presenza. Che si può dire di più forte, e di più vivo di ciò che siegue! Separati da tuoi nemici, e stà in guardia co’tuoi amici. Viene indi al dettaglio del frutto, e di là passa all’elogio dell’Amicizia in generale con tanta giustizia, con quanta sublimità. L’Amico fedele è una possente Protezione; e chi l’ha ritrovato, ha scuoperto un tesoro. Non vi è niente, che si possa dare in permuta, con un amico fedele; e la sua eccellenza è fuori di prezzo. L’Amico fedele è una medicina, che salva la vita; e quelli che temono il Signore, lo ritroveranno. Chi teme il Signore collocherà bene la sua amicizia, perche tale quale egli è, tale sarà il suo Prossimo, cioè, il suo Amico. Non mi ricordo d’avere mai incontrata una espres-[78]sione che mi sia tanto piacciuta, quanto quella, che paragona un Amico, ad una Medicina, che salva la vita, per insinuare, che l’amicizia raddolcisce le inquietezze, e le afflizioni inseparabili dalla natura umana in questo mondo. Non sono meno allettato dall’ultimo versetto, dove ci dice: che l’Uomo da bene troverà un Amico degno della sua virtù. Vi è un altro passo, che non si lascierebbe da cert’uni di ammirare, se fosse in un Libro de’Pagani. Non abbandonare un Amico antico, perche il nuovo mai l’ugualia. L’Amico nuovo è come il vino nuovo, quando è vecchio tu lo bevi con piacere.

Non è una allusione ben sostenuta, ed un pensiero assai vivo, quando, in un altro luogo, parla ne’termini seguenti? Chi getta le pietre contro gli uccelli li discaccia, e chi fà de rimproveri al suo amico rompe l’amicizia. Benche tù abbi sfoderata la Spada contro il tuo amico, non temere, perche vi è mezzo di riconciliarsi; quando tù non gli facci de’rimproveri, quando tu non procedi con superbia, non abbi rivelato il suo segreto, o gli abbi dato qualche colpo a tradimento; mentre per tali cose ogni amico sen fugge. Si ponno quì considerare, si come in altri luoghi dello stesso Libro, quelle comparazioni famigliari, e quelle espressioni naturali, che sono tanto ammirate nelle moralità di Orazio, e di Epitetto. I Capi seguenti ci somministrano de’bellissimi esempj al proposito: Chi ha rive-[79]lati i segreti perde il credito, nè troverà mai un amico giusta il suo cuore. Ama il tuo Amico, e siagli fedele; ma se tu tradisci il suo segreto, non ti accostare più a lui; perche come si cerca di perdere il nimico così tù hai perduta l’amicizia del tuo prossimo. Chi si lascia fuggire un uccello dalle mani, più non la ripiglia; così tù hai lasciato scampare il tuo Amico, e tù più non l’attrapperai. Più non lo seguire, perche se n’è fuggito troppo lontano; e se n’è scampato dal tuo laccio, come un Capriolo. Se non si trattasse, che d’una ferita, si puole fasciare; vi è mezzo di riconciliarsi dopo avere dette delle ingiurie, ma non vi è speranza per chi tradisce i segreti.

Tra le differenti qualità d’un buon Amico, l’Ecclesiastico mette con ragione la Costanza, e la Fedeltà, come principali. Altri vi aggiongono la virtù, il sapere, la Discretezza, la ugualità degli anni, e de’beni di fortuna; e ciò che Cicerone chiama morum Comitas, la Politezza, e la civiltà de’costumi. Se io dovessi dire il mio parere su questo punto sì dibattuto, vorrei aggiognervi, una certa ugualità d’animo, e di temperamento, che non si acquista con tanta facilità. Si contrae sovente amicizia con una Persona, che ha le più belle apparenze del mondo; quando all’improviso, dopo un anno, o più di corrispondenza, viene a sboccare qualche cattivo umore nascosto, che non si era mai scuo-[80]perto, e ce lo mostra in tutto il suo naturale. Si danno in oltre molte Persone, che in certi periodi della loro vita, sono d’un umore il più grazioso, che si possa bramare; ed in altri, doventano all’estremo odiosi. Marziale ci dà assai gallante il Ritratto d’un uomo di questo carattere, nel seguente Epigramma.

Cita/Lema► Difficilis, facilis, jucundus, acerbus & idem,
Nec tecum possum vivere, nec sine te. ◀Cita/Lema

Ella è una grande disgrazia l’essere impegnato in amicizia con una Persona, il di cui umore, è sì variabile; ora amabile; ora odioso. Ma già che la maggior parte degli uomini si ritrovano, qualche volta in una disposizione d’animo degna d’invidia, sarebbe applicazione di vera prudenza l’impiegare tutti gli sforzi, per mantenervici, e conservarci sempre in uno stato, che ci renda grati à tutto il mondo. ◀Nivel 2 ◀Nivel 1