Il Filosofo alla Moda: Lezione LXXVI

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Lezione LXXVI

A Diletanti di Pitura.

Zitat/Motto

Animum pictura pascit inani.

Virg.~i Æneid.~i I. 466.

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Allgemeine Erzählung

Quando il cattivo tempo m’impedisce d’andare a fare le mie solite passegiate, mi unisco con due, o trè amici, per esaminar le curiosità, che si ponno vedere al coperto dalla Pioggia. Mi divertisco particolarmente nel rimirare de’quadri. Una volta, vendendolo fissatto nell’intorbididarsi, intrapresi il viaggio d’un giorno, per vedere una Galleria ornata di Pitture de’più insigni maestri. Così, quando il Cielo è coperto di nuvole, e tutta la natura pare vestita a duolo, passo da questo nojoso spettacolo al mondo incantato dell’Arte, dove ritrovo verdeggianti Paesi, superbi Trionfi, volti graziosi; e tutti quelli altri oggetti, che riempiono la mente di grate idee, e dissipano quella nera malinconia, che non lascia quasi mai di insinuarsi nell’animo, nelle giornate oscure, e tetre.

Metatextualität

È già passata qualche settimana, che mi pigliai l’accennato divertimento, il quale s’impadronì si bene della mia immaginativa, che mi formò uno di que’sogni di mattina. Voglio communicare a miei Leggitori, più tosto, come il primo abozzo d’un sogno, che come un opera compiuta.

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Traum

Mi parve dunque di essere introdotto in una longa, e vasta Galleria, di cui una parte era piena de quadri di tutti li famosi Pittori, che sono per anco viventi; e l’altra delle opre de’più insigni già morti. Verso la parte dov’erano i primi, vidi molte Persone applicate, a coppiare, a polire, ed a dissegnare. Ma dall’altra non vi potei scuoprire, che un solo vecchio, il quale lavorava con una estrema lentezza, e con penellate assai delicate.

Allegorie

Risolvetti di esaminare tutti que’differenti operaj; e mi applicai subito nell’osservare quelli che stavano alla parte de’vivi. Il primo che vi osservai, era il Lusso che avea i capelli legati dietro la testa, con una fetuccia, vestito alla Francese. Tutti li volti, che delineva, aveano un aria giuliva, e ridente, senza distinguere, in questo ne’età, ne’condizione, ne sesso. Questa Gajosità compariva ne suoi vescovi, ne’suoi Giudici, e ne’suoi consiglieri di stato. In somma tutti gli uomini, che dipingea, pareano Damerini, e tutte le Donne Giovane. La Drapperia delle sue Figure composta di tutti li più vivi colori che si possano unire assieme, corrispondea benissimo ai loro volti; ne’vi era una sola piegatura dell’abito, che non volteggiasse, che non avesse, per così direi, qualche ambizione di distinguersi da tutte le altre. Alla sinistra del Lusso compariva un Lavoratore molto affacendato, ch’era di lui umile ammiratore; e che vicino a lui, coppiava. Questi era vestito alla Todesca, il di lui nome, che ritrovai molto rozzo, s’avvicinava un poco a quello di stupido: Il terzo, che vidi e che s’assomimigliava ad una scaramuccia solito vedersi in maschera in Venezia si chiamava Fantastico avea la mano molto buona per la Chimere, e si esercitava molto a fare delle smorfie e delle contorsioni. Si spaventava alle volte egli stesso, nel vedere i Fantasmi, che gli esciano dal Penello. In poche parole, i suoi quadri più elaborati non erano al più, che un orribile sogno; ne si potea dare, alle sue più belle figure, che il nome di mostri graziosi. Il quarto, ch’esaminai di que’Artisti avea la mano sì leggera, e si pronta, che niente, finia; e la bellezza del ritratto, che dovea servire di monumento alla posterità svania più presto di quello facesse quella della Persona, che volea dipingere. Lavorava con tanto precipizio, per avvanzare tempo, che non si dava l’agio di nettare il Penello, e di framischiare i colori. Onde si nomava l’Avaro. Ne vidi un altro in vicinanza di questo un naturale tutto diverso, vestito all’Olandese che mi disse nomavasi l’Industrioso. Le sue Figure erano à meraviglia ben lavorate. Se fea il Ritratto di un uomo, vi segnava fino il minimo pelo del volto; e se figurava un vasello, non si dimenticava della più picciola cordicella. Avea addobbata buona parte della muraglia co suoi quadri, che rappresentavano delle cose accadute di notte e parea, che le figure non si vedessero, che al lume delle candelle in varie parti accese rendeano tanto splendore, a cagione de’raggj del sole, che abbaterono a percuotervi sopra, che vi mancò poco, a prima vista, non gridassi al fuoco. Vi erano diversi altri Artisti dalla stessa parte della Galleria, che non ebbi l’agio di esaminare, ma non potei a meno di non applicarmi ad uno, ch’era molto attento a ritoccare le più belle opre, benche non facesse egli originale veruno. Il suo Penello caricava tutti li delineamenti, che non l’erano se non troppo; ingrossiva tutti li diffetti; ed avvelenava tutti li colori malgrado tutto il disordine, che facea da quella parte, non voltava mai l’occhio a quella della Galleria, dove si ritrovavano le Fatture de’morti onde il suo nome era l’Invidioso. Dopo avere scorse all’ingrosso tutte quelle Pitture, non ebbi appena gettati gli occhj all’altra parte, che mi parve di essere attorniato da una folla de’spettatori, e che tutte quelle Figure d’uomini, e di Donne, che rimiravo fossero di carne, e di ossa. Si vedeano tutte in una riga quelle di Rafaello; in un altra riga quelle di Tiziano, ed in un altra quelle di Guido Reno. Li quadri di Annibale Caraccio, del Coregio del Rubens, di Paolo veronese~i, del Bassano, del Tintoretto, serviano a fornire diversi luoghi della muraglia. Non vi era, a’finirla, un insigne Pittore di quelli, che sono morti, che non avesse contribuito all’ornamento di quella parte della Galleria. Le persone, che si rappresentavano, non si distingueano frà di loro che dal taglio della mina, dal colore, e dagli abiti: tutto vi era animato, e parea non vi fosse bisogno, che della respirazione. Alla vista d’un buon vecchio, che si strascinava da una Pittura all’altra; che ne rittocava qualche luogo, e che era solo in quella parte, mi vidi costretto di stare attento, a tutti li suoi movimenti. Il suo Penello mi parve leggero, che i colpi erano impercettibili, e dopo avere rittocato un millione di volte nello stesso luogo appena vi si potea osservare qualche differenza, Occupato, senza cessare, a quell’opra, scancelava pian piano il minimo lustro se vi era, che discordasse. Aggiognea eziandio un bruno si naturale alle ombre, e raddolciva si bene i colori, che rendea ogni figura più perfetta, di quello fosse, quando escì dalle mani dell’auttore. Nel contemplare quel venerabile vecchio, scuoprj, dalla longa treccia di capelli, che gli pendeano sopra la Fronte, essere egli il Tempo.
l

Metatextualität

Io non sò se qui mi abbandonasse il sonno, perche il filo del mio sogno era interotto, ma, colpito della idea di quel vecchio Fantasma, in un subito mi risvegliai.