Cita bibliográfica: Cesare Frasponi (Ed.): "Lezione LXXV", en: Il Filosofo alla Moda, Vol.2\075 (1728), pp. 59-64, editado en: Ertler, Klaus-Dieter / Fuchs, Alexandra (Ed.): Los "Spectators" en el contexto internacional. Edición digital, Graz 2011- . hdl.handle.net/11471/513.20.211 [consultado el: ].


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Lezione LXXV

Alli Raccontatori di cose Tetre, e spaventose.

Cita/Lema► Veteres avias tibi de pulmone revello.

Pers. Sat. v. 92. ◀Cita/Lema

Nivel 2► Relato general► Gionto in N., ebbi qualche difficoltà nel ritrovare un allogio, che mi piacesse. Fui costretto a lasciare il primo dalla importuna civiltà della mia locandiera, che ogni mattina mi dimandava se l’avevo passata bene la notte. Ebbi la sorte dopo d’incontrarmi in una onesta Familia; dove vissi contento d’una settimana; fino che il mio Locandiere, di buonissimo umore, e cordiale, sul pensiero, che io avessi bisogno di compagnia, si mise a spesso visitarmi, perche non rimanessi solo. Il tollerai per due o trè giorni; ma, dopo averlo udito dire, che mi supponea di umore malinconico, credetti, che non vi fosse più da pensare; e che dovevo subito provedermi d’altro alloggio, il che feci la stessa sera. Dopo sette, o otto giorni ritrovai, che l’accennato Locandiere gioviale, e di buon umore tale quale l’ho dipinto, avea fatto inserire nelle Gazette, un avviso conceputo in questi termini: Giovedi prossimo pas- [60] sato, dopo il mezzo giorno, un uomo assai malinconico, esci dalla sua Camera, dove non è più ritornato; e si è, dopo, veduto andare verso il Fiume; se alcuno ne sapesse dar notitia al Sig. . . . venditore di Pesci nella contrada della stella, sarà riconosciuto della sua carità. Si come io sono attentissimo nel custodire il mio Segreto; e quel nssicioso venditore non sapea il mio nome, rimane per anco occulta quella picciola aventura della mia vita. ◀Relato general

Relato general► Mi ritrovo fissato di presente in Casa d’una vedova, che ha molti Figliuoli; e che si accomoda al mio umore per tutti li versi: Non credo ci siamo dette quattro parole, in cinque anni, che allogio presso di lei. Tutte le mattine mi viene portato il Caffè alla Camera, senza, ch’io lo dimandi; Se ho bisogno di fuoco, mostro, col dito, il Camino alla mia Locandiera; se manca l’acqua, rivolgo il dito verso il Catino: ella mi fà segno, colla Testa, per dire, che m’ha inteso; e subito sono ubbidito. Ha in oltre si bene accostumata la sua Famiglia alle mie maniere, che quando un suo Fanciullino si arrischia tirarmi per la falda della mia veste; o a balbettare in mia presenza, sua sorella maggiore, subito la chiama, e gli dice, che non disturbi il Signore. Ne’primi giorni, aveano la civiltà di levarsi in piedi, tutte le volte, che pas-[61]savo nella loro stanza; ma avendo la Padrona osservato, che io sempre contorcevo le labra, e che affrettavo il passo, ne bandì la cerimonia, a segno che oggi entro nella Cucina, e nella sala, senza, che alcuno della Famiglia si piglj soggezione, o tralasciando qualche facenda, o interrompendo qualche discorso.

La serva stessa dimanda alla sua Padrona, in mia presenza, se il Signore vuole desinare. La Padrona pure, ch’è una Donna, di buon maneggio, sgrida i suoi Domestici, sotto i miei occhj, con tanta libertà, come se non vi fossi. In somma passeggio per tutta la casa; entro in tutte le compagnie, che vi si abbattano, colla stessa confidenza che farebbe un Gatto, o qualunque altro animale domestico; ne’vi è sospetto che io fossi per palesare fuori, ciò che, o veggo, o ascolto.

Mi soviene, che nel passato Inverno, molte Giovani del vicinato, venivano a passare presso al fuoco, colla Figlia della mia locandiera; e che feano molti racconti di apparizioni di spiriti, e di Fantasmi. Una sera, entrai nella Camera, dove stavano; il mio arrivo le obbligò a tacere; ma, dicendo le Figlie della Padrona; è il Sig. non importa (io non hò altro nome presso tutto il vicinato) proseguirono i loro discorsi, senza badarmi. Mi posi a sedere vici-[62]no alla Candela, ch’era sopra una tavola, da una parte della stanza; e, sotto pretesto di legere un Libro, che trassi dalla scarsella, udì a racontare diverse apparizioni spaventose di spiriti pallidi, e smunti come la morte; che si erano veduti stare ai piè del Letto, o a passegiare ne’Cimiterj, al chiaro della Luna; o che erano stati obbligati, per via d’esorcismi, e precipitarsi in qualche Lago, perche aveano interrotto il sonno, con rumori o tirate le coltre dei tali e dei tali, a mezza notte; con molte altre fandonie da vecchio, della stessa natura. Osservai, che un racconto ne eccitava un altro; e che, al fine di ciascuno, tutta la compagnia, vi e più, si rinserrava vicino al fuoco; ed un povero Giovane era si rapito da quello udiva, che certamente non ha dormito solo, per un anno intero. Si portò tant’innanzi il discorso sopra codesti spettri, che la immaginazione di tutti mi parve turbata; ne’vi è quasi da dubitare, non siano per risentirne in tutta la loro vita. Udì anche una di quelle giovani, che aveva rivoltata la testa sopra la spalla, per rimirarmi, dimandare alle altre, se era un pezzo, che mi ritrovavo in quella Camera; e s’ero pallido più dell’ordinario. All’udire queste parole, pigliai la Candela, per ritirarmi, sul timore d’essere obbligato a dirne il mio sentimento; molto me-[63]ravigliato, che Creature raggionevoli si piglino piacere di spaventarsi a tal segno l’una coll’altra. ◀Relato general Se io avessi Figliuoli, userei tutta la diligenza per guardarli da codesti orrori chimerici della Fantasia sono disposti a contraerli dalla loro più tenera età, senza potersene più liberare, ne meno avvanzati negli anni. Nivel 3► Exemplum► Ho conosciuto io stesso un soldato, che tremava alla sua ombra, ed impallidiva nell’udire qualchuno grattare alla sua Porta, benche avesse montate più volte le Brecce e senza veruno ribrezzo; e fosse il giorno precedente marchiato contro una Batteria di Canoni. Vi sono esempj d’alcune Persone, si spaventate alla vista d’un Albero, o al moto d’un Ramo, che sono cadute in il vinimento. ◀Exemplum ◀Nivel 3 Si puo dire, che dopo un esquisito Giudicio, ed una buona conscienza; la Immaginativa sana, sia uno de’maggiori beni di questa vita. Ma già che si veggono pocchissimi, che non siano, o poco assai soggetti a codesti pannici Terrori, parmi dovremmo armarci contro di loro coi principj della Ragione, o della Rivelazione, e liberarci da quelle chimere, che ci hanno imbrogliata la Fantasia, quando non erano in istato di conoscerne la stolidezza, ed il disordine. O se crediamo con molte Persone sagge, e virtuose, che si diano tali Fantasmi, e tali Apparizioni, cerchiamo di renderci propi-[64]zio, e favorrevole quello, che tiene le Redini dell’universo; e governa tutte le creature, in maniera, che non ve n’è una sola, la quale possa fare violenza ad’un altra senza, ch’egli ordini, o lo permetta.

Per me, inclino ad unirmi con quelli, che credono, che tutte le Regioni dell’universo siano piene di spiriti, e che abbiamo un numero infinito di spetri, che ci mirano da vicino anche quando crediamo di essere più soli. Ben lontano, che questa idea m’imprima del terrore, godo un piacere straordinario, nel riflettere, che sono in mezzo ad una inumerabile società di spiriti, occupati meco, a considerare le meraviglie della creazione; ed a cantare le lodi del sommo Arbitro di tutto il mondo. ◀Nivel 2 ◀Nivel 1