Il Filosofo alla Moda: Lezione L

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Ebene 1

Lezione L

A tutte le Donne in generale.

Zitat/Motto

Nil pejus muliere mala
Nil melius muliere bona
Simonide.

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Non vi sono Autori che io legga più volentieri di quelli che rappresentano la natura umana sotto diversi aspetti; e descrivono la diversità de’costumi ch’erano in voga ne’ loro tempi. Un Leggitore non può avere trattenimento più grato, che quello di confrontare le virtù, e i vizj del suo tempo coi vizj, e virtù de’tempi antichi; e formare nella sua mente un paralello tra il suo carattere particolare, e quello de’suoi contemporanei, o di quelli che l’hanno proceduto. La considerazione del Genere umano, sotto questi differenti colori, ci puol’ispirare della vergogna, e del rimorso per qualche vizio; o animarci alla pratica di qualche virtù: Puole renderci contenti, o mal soddisfatti di noi medesimi ne’punti essenziali della vita, spogliarci de’nostri pregiudizj; ed estendere la picciolezza della nostra mente, che ci porta ad avere cattiva opinione di quelli che sono da noi differenti. Se rivoltiamo gli occhi sopra i costumi, e sopra le maniere de’secoli più rimoti; veggiamo la natura umana nella sua prima semplicità; e quanto più s’accostiamo al nostro Secolo, questa tanto più si nasconde sotto il velo degli artificj; quanto più si polisce, tanto più s’allontana a poco a poco dal suo stato primiero, sino che finalmente si perde sotto le formalità, e cerimonie, o come pretendiamo sotto una bella educazione. Basta leggiate ciò che i più antichi Autori, e sagri e profani ci dicono del carattere degli Uomini e delle Donne, e vi parerà di legere la storia d’un’altra specie di Creature. Frà gli Scrittori dell’antichità che più appertamente c’istruiscono sopra i costumi de’loro differenti Secoli, sono quelli che si sono applicati alla Satira di qualsivoglia colore l’abbino vestita; in fatti non vi sono, se non i Satirici che abbino si dritta la mira nell’esaminare la condotta degli Uomini, e nel mettere in chiaro i loro difetti.

Ebene 3

Exemplum

Simonide~i famoso Poeta de’suoi tempi, e se non m’inganno, l’Autore della più antica Satira che abbiamo, ed anche come altri vogliono della prima, che sia comparsa al Mondo. Questo Poeta fiorì quattrocent’anni in circa, dopo l’assedio di Troja~i, ed il suo stile è una prova della semplicità, o più tosto della grossolagine del Secolo in cui vivea. La di lui Satira in versi Jambici, colla quale voglio quì divertire i miei Leggitori, è un buon esempio di quanto sono per avvanzare in altre occasioni, al proposito delle Donne. Queste ne sono il soggetto; vi sono descritti tutti i loro caratteri; e li fà dipendere da un chimerico supposto, fabbricato sul Dogma che stabilisce la preesistenza delle Anime. C’insegna che i Dei formarono le Anime del Sesso Donnesco, con que’primi semi, o principj che compongono le varie sorte degli Animali, e degli elementi; e che le loro buone o cattive qualità vengono dal dominio di que’buoni, o cattivi principj che le costituiscono.

Metatextualität

Se la nostra lingua non permette, che io traduca a parola per parola, quest’Autore greco, almeno ne ho trasportati fedelmente i sentimenti; non avendovi aggionto niente del mio, ed avendo espressi tutti li suoi pensieri. Ho di già insinuato che gli è un poco grossolano. Dirò di più, che i suoi tratti Satirici non cadono che sopra alcune Donne di bassa condizione e non sopra quelle che sono polite, per vja d’una buona educazione, che non era sì commune al tempo del nostro Poeta. Or ecco i suoi versi ridotti in Prosa.

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Satire

“Al principio creò Dio le anime del bel Sesso, in uno stato separato da loro; corpi, e le trasse da differenti materie. Ne […]1sua casa; e una go-[…] alla sua Tavola: e mal propria nelle sue vesti e nella sua persona; e l’abbitazione ch’ella occupa ha tutta l’aria di una stalla. Cavò una seconda sorta d’anime di Donne da i materiali, che servono a formare la Volpe. La Donna che n’è proveduta, ha dello spirito, e del discernimento, distingue il bene dal male, e penetra ogni cosa; In questa Classe di Donne, ve ne sono alcune che hanno della virtù, ed altre molto viziose. La terza sorta d’Anime fu pigliata dalle particole Canine; e le Donne che le ricevono, sono quelle che noi chiamiamo communemente Brontolone che immitano, cioè, questi animali de’ quali sono cavate, che sono sempre in moto, che incessante mente (sic.) abbajano, che litigano con tutti quelli che loro si accostano; e che vivono in continui gridori. La quarta sorta venne pigliata dalla Terra: questa anima le accidiose che vivono nella ignoranza, e nell’ozio; che mai abbandonano il fuoco, in tempo d’Inverno, e che mai si applicano con fervore a veruna cosa se non al mangiare. […] che alle buon esempio di quanto sono tempeste alla […] occasioni, al prodal tempo più nuvoloso al più sereno del Mondo. Uno che non la conosce, vedendo una di queste Donne quando è di bell’umore, la pigliarebbe per una meraviglia della natura; ma se aspetta pochi momenti; le sue occhiate, e le sue parole in un istante si mutano, non respira che rabbia, e furore, ella è un vero fulmine, ed una reale borasca. La sesta sorta venne composta di quegl’ingredienti che servono a formare l’Asino, o una Bestia da soma. Le Donne che la ricevono, sono naturalmente d’un accidia affatto straordinaria: ma se i loro Mariti vengono a spiegare la loro auttorità, elleno si contentano di vivere con molta parsimonia, e fanno ogni cosa per piacergli. Con tutto questo, non sono nemiche de’piaceri d’amore, ne ricusano quasi mai le carezze de’loro Mariti. Il Gatto somministra i materiali per la settima sorta di donne, che sono d’un naturale malinconico, fastidioso, nojoso e sì opposto alle giovialità amorose, che sono pronte a graffignare i loro Mariti, ed a saltare loro in faccia, quando loro si avvicinano. In oltre questa specie di donne è soggetta a commettere piccoli furti, e delle forfanterie. La Cavalla, colla sua chioma flutuante che non ha mai provato il freno ser-[…] lla composizione della ottava sorte di Donne. Queste che hano poco riguardo a loro mariti, passano tutto il loro tempo nell’aggiustarsi, nel lavarsi, e nel profumarsi; si occupano con molta attenzione ad arricciare i loro capelli, e nell’adornarli de’fiori più belli, e delle più vaghe ghirlande. Una Donna di quest’ordine riesce un oggetto molto grazioso per uno straniero, ma molto rovinoso per lo Possessore, quando questo non sia un Re, o qualche Principe, che s’invaghisca di tali Poppee. La nona sorta ebbe la sua estrazione dalla Simia. Queste sono brutte, e maliziose. Siccome non hanno niente di bello, cercano di denigrare e di mettere in ridicolo tutto ciò che n’è di bello nelle altre. Finalmente la decima, ed ultima specie è stata pigliata dall’Ape. Beato quell’Uomo che ne ritrova una di quella origine per sua Moglie. Ella non è intaccata di verun vizio. La sua famiglia sì prospera, e fiorisce col sua maneggio: Ama il tuo Marito, ed è corrisposta: Coltiva una razza di belli e virtuosi figliuoli: Si distingue da tutte le altre del suo Sesso: è piena di grazie. Non si ritrova mai colle Donne di vita sregolata; ne perde il tempo a ciarlare con esse di cose indegne. È ornata di virtù, e di prudenza. È in somma la migliore Donna che Giove possa dare ad un Uomo.”
Se questo Poeta Greco riflette con molta sottigliezza, sopra tutti li caratteri che v’ha dati delle Donne; si può dire che ha scansato il diffetto in cui Juvenale~i e M. Doileau~i sono caduti l’uno nella sesta, l’altra nella decima delle sue Satire; allorche hanno voluto denigrare il Sesso in generale, senza fare giustizia a quelle che hanno del merito. Le Satire di tal’ordine, che riducono, sullo stesso piè tutti gl’individui non ponno essere utili al Mondo. E per questo mi sono sempre stupito come quel bell’ingegno Francese che avea un esquisito giudicio, e mostrava di amare la virtù, potesse credere che la natura umana fosse un soggetto proprio alla Satira, come almeno pare insinui in un altra delle lue famose opere, che per ciò, si chiama La Satira dell’Uomo. Quale vizio o quale debbolezza si puole correggere, quando si censura tutta la specie in generale senza distinzione veruna; e si cerca di far vedere con alcuni tratti superficiali d’ingegno, che le bestie sono migliori di noi, per tutti li versi? La Satira dee restringersi nella critica di que’diffetti, da quali gli Uomini si ponno guardare, e stabilire una giusta differenza, tra quelli che ne sono veramente soggetti, e quelli che sono immuni.

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