Il Filosofo alla Moda: Lezione LIX
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Livello 1
Lezione LIX
A vecchi Damerini ed alle attempate vanarelle.
Citazione/Motto
Possent ut juvenes visere fervidi,
Multo non sine risu,
Dilapsam in cineres facem.
Multo non sine risu,
Dilapsam in cineres facem.
Hor.~i Lib. IV. Od.~i XIII. 26.
Livello 2
Se i minimi talenti del corpo, o dell’anima ci anno qualche volta,
guadagnati degli applausi, ne restiamo si ubriachi, che si lusinghiamo di sempre possederli; e che
non sarà in potere della vecchiaia il privarcene; mai abbandoniamo quel fare, che ci ha ottenuti
degli eloggj. Da questo ne nasce, che un Autore proseguisce a scrivere, benche rimbambito principi a
vaneggiare; la memoria più non gli serva; ne più abbi quel solfore, e quella vivacità, da cui una
volta, era animata. La stessa pazzia fà, che un Uomo non osservi le convenienze della sua età.
Sono con tutto il Possibile ardore ec.
Livello 3
Esempio
Clodio~i ch’era uno svelto Ballerino nella età di 25. anni, vuole per
anco, fare qualche minuetto, benche, per avere più di 60. anni gli vacilino sotto le gambe. Riempie
in poche parole, le Città di vecchi, Damerini. E di attempate. Civette.
Livello 3
Racconto generale
Canidia~i, ch’à una Dama di questo ordine, passò ieri
vicino a me, in Carozza. Ella era un’altiera Bellezza dell’ultimo secolo, seguita da una folla
d’adoratori, a quali dava pascolo, per avere il diletto di tirannegiarli. Allora contrasse l’abito
di quelle occhiate imperiose, e di quelle sovraciglia minacciose, di cui non si è possuta disfare
sino al presente; di maniera che ha tutta la insolenza d’una grande Bellezza, senza veruno de’suoi
vezzi. Se attrae gli occhi di qualche Passagiero, non è che per la di lei ridicola vezzosità; Le
Dame ridono della sua affettazione; ed i Cavallieri, che si pigliano sempre un piacere maligno nel
vedere una Beltà imperiosa, divenuta umile e negletta, la rimirano collo stesso occhio, che un
Popolo libero vede la disgrazia d’un Tiranno.
Metatestualità
Il molte volte, rinomato capriccioso de’miei Amici, grande ammiratore
delle gallanterie, che erano alla moda nel passato secolo, mi communicò l’altro giorno una Lettera,
che certo bell’ingegno di que’tempi scrisse alla sua Inamorata, che mi pare appunto fosse dell’umore
di Canidia~i; e se bene io non ho sempre il gusto di questo Amico, ritrovai la Lettera si ben
formata, che ne feci subito una coppia, e la voglio donare al Pubblico.
Livello 3
Lettera/Lettera al direttore
Metatestualità
Madama Già che i discorsi, che vi ho umiliati, quando ero del tutto
risvegliato, non hanno possutto da voi ottenere niente à mio favore, risolvo di provare, se i miei
sogni avranno migliore fortuna. Con questo pensiero, vi darò ragualgio d’un sogno molto stravagante
ch’ebbi la passatta notte poche ore dopo d’avervi lasciata.
Livello 4
Sogno
Mi parve dunque fossi trasportato in una gran valle divisa in due
parti da un Fiume di limpidissime acque non si potea vedere cosa più dilettevole di quell’amabile
solitudine. Il terreno s’inalzava insensibilmente dall’una e dall’altra parte del fiume; ed era
coperto da una infinita varietà di bellissimi fiori, le immagini de’quali rimandate dall’acqua
raddoppiavano le vaghezze di quel luogo, o più tosto formavano un altra Decorazione, così viva, come
la reale. Sopra amendue le rive del fiume vi era una fila di Alberi alti e maestosi carichi di
uccelli, quasi come di foglie, val’a dire che si udivano per ogni parte dolci melodie. Non avevo
fatta, che poca strada in questo grato soggiorno, che’l vidi terminato in lontananza da un Tempio
d’architettura antica, ma però assai regolare e d’una grande magnificenza. Si vedea, lui alto della
Facciata la figura di Saturno, col medesimo equipaggio, che i Poeti ci dipingono il
Tempo. Mentre mi avvanzavo, per osservarlo da vicino, per soddisfare la mia curiosità, venni
trattenuto da un ogetto infinitamente più vago di tutti quelli che mi erano fin ora dati
nell’occhio. Non dubito punto, madama, voi non congeturiate subito, che questo non potevate essere,
che voi stessa. In fatti eravate voi, che vidi addormentata sui fiori che adornavano il Fiume, in
maniera che le vostre braccia estese, con negligenza toccavano vicino all’acqua. Se il sonno, che vi
chiudea gli occhi, mi privò del piacere di vederli, mi somministrò la occasione di osservare molte
delle vostre vaghezze, che sarebbero disparse, quando foste stata svegliata. Ammirai fra le molte
cose la tranquillità del riposo, di cui godevate con relazione alla inquietezza, che cagionate a
tanti. In tempo, che queste riflessioni del tutto mi occupano, le porte del Tempio con grande
strepito si aprirono;
Dirò bene, che commosso dalla vista di si funesto oggetto, mi abbandonò in un subito il
sonno; ed ebbi l’aggio di ben esaminare questo sogno, che mi parve tropo straordinario; si che non
abbi qualche mistero.
Livello 5
Allegoria
e rivolgendo gli occhi a quella parte, vidi due Personaggi sotto la
figura di Uomini, che entravano nella valle; Dopo avergli alquanto considerati, ritrovai, ch’erano
La Gioventù e l’Amore. La prima coronata d’un luminoso cerchio, il di cui colore s’assomigliava alla
porpora, riempiè tutta la valle de’suoi splendori; e l’altro tenea nella destra una face accesa. Si
avvanzarono verso di noi, ed osservai, che al loro avvicinarsi fiori comparivano d’un
colore più vivo, che gli Alberi si revestivano di nuove frondi; che i maschi e le femine degli
uccelli si univano, e raddoppiavano le loro armoniose voci; in somma tutta la faccia della natura
brillava di nuovi splendori. Appena questi due Personaggi furono gionti al luogo dove noi eramo, che
si assisero l’uno alla destra, l’altro alla sinistra vicini a voi; mi parve allora, che diventasse
più fiorito il vostro colore, e che si spargessero nuove vaghezze su tutta la vostra persona, a
segno che mi sembraste qualche cosa di più d’una creatura umana. Ma rimasi molto sorpreso nel vedere
che per quanti dolci sforzi facessero quelle due Divinità, per risvelgliarvi restavate sempre più
che mai assopita. Poca dopo la Gioventù spiegò due ale, delle quali non mi ero avveduto, e sen volò,
si che la perdetti di vista. L’Amore non lasciò di tenervi l’accesa facella dinanzi al viso e mi
parevate più bella che mai. I rifflessi del lume che percuoteano i vostri occhi finalmente vi
risvegliarono, ma voi in vece di riconoscere il favore di quella Deità, vidi con istupore che
aggroppaste le sovraciglia contro di lei, e dopo avverle strappata di mano la Face, l’attuffaste nel
fiume. Dopo, che quel picciolo Dio vi ebbe rimirata con occhio framischiato di compassione e, di colera pigliò anche egli il volo all’aria. Subito si sparse da tutte le parti un aria
malinconca ed oscura. Indi comparve un orribile spettro, ch’entrò dall’altra parte della valle. Egli
evea gli occhi incassati nella Fronte; la faccia pallida, e smarita; e la pelle tutta coperta di
rughe. A misura, ch’egli caminava lungo il fiume, l’acqua si aggiacciava, i fiori s’insiappivano:
gli Alberi perdeano la loro verdura; e gli uccelli da’rami cadeano morti a suoi piedi. Riconobbi, a
questi segni lugubri, ch’egli era la Vecchiezza. Al suo avvicinarsi, voi rimaneste assalita da
orrore, e spavento. Cercaste fuggire dalle sue mani; ma il fantasma finalmente vi pigliò trà le sue
braccia. Lascio indovinare a voi il cambiamento, ch’egli cagionò in tutta la vostra Persona. Per
quello s’aspetta à me, benche non abbi la mente, che tropo piena della sua terribile idea, non
ardirei dipingerlo al naturale, per timore di offendervi.