Il Filosofo alla Moda: Lezione LV
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Livello 1
Lezione LV
Alle Donne Civette.
Citazione/Motto
Spirantia consulit exta.
Virg.~i Eneid.~i IV. 64.
Livello 2
Metatestualità
Dopo avere esposta la Incisione della Testa d’un Zerbinotto, riferirò
quì l’Anotomia del cuore d’una Civetta, giusta la mia promessa; e metterò sotto gli occhi del
pubblico, ciò che vi osservammo di più curioso. Mi sarei forse dispensato di venire a questo
dettaglio, se molti de’miei corrispondenti non mi avessero fatta istanza di mantenere la mia parola,
e vivamente pressato a fare un Ritratto della Civetta pari a quello del Zerbinotto. Per ubbidirli
dunque ho cercata la minuta del mio sogno in questo proposito, ed entrerò in materia senza altro
sutterfuggio.
Livello 3
Sogno
Prima che il nostro Anatomista venisse a questa incisione, ci disse
che non vi era cosa più difficile nella sua professione, che quella di aprire il cuore di una
Civetta, ed esporre con esattezza tutte le parti agli occhi de’spettatori, a cagione d’una infinità
di labirinti, e d’increspature che vi si ritrovano, e che non si veggono nel cuore
degli altri animali. Indi ci pregò di osservare la Pericarda, o l’inviluppo esteriore del cuore, e
vedemmo co’nostri microscopj un millione di picciole cicatrici, che pareano fatte dalla punta d’una
infinità di Dardi, e di Frecce lanciate contro quella membrana, benche non vi fusse verun minimo
fiore, per lo quale alcuno di que’strali avesse penetrato fino alla sostanza del cuore. Tutti quelli
che hanno qualche tintura dell’Anotomia sanno che la Pericarda contiene una specie di liquore
rossicio, e delicato formato come si crede dalle esalazioni del medesimo cuore che vi si condensano
in quella maniera. Si venne all’esame di questo liquore, e si ritrovò che avea tutte le qualità
dello spirito di vino, con cui riempiono i Termometri, che servono a mostrare i differenti gradi di
caldo, e di freddo nelle loro staggioni. Non debbo quì ommettere una sperienza, che uno degli
assistenti alla Anotomia ci disse aver fatta con questo liquore di cui ne avea ritrovata buona
provisione d’intorno al cuore d’una Civetta, che un altra volta si era inciso. Ci assicurò che ne
avea riempiuta una canna di vetro, presso poco come quella d’un Termometro; ma che in vece di mostrare le variazioni della stagione, designava le qualità delle persone che entravano
nella stanza dove stava appeso. Aggionse che quel liquore all’avvicinarsi d’una Penacchiera, d’un
Abito listato, o d’un pajo di Guanti colla frangia, saliva in alto, e che si abbassava subito che
compariva in Casa qualche Perucca vecchia e malfatta, qualche pajo di Scarpe goffe o sporche,
qualche abito all’antica, o simili cose. Ma questo non è il tutto, ci dice con asseveranza che se si
abbatteva scoppiare di ridere vicino a questo liquore, s’inalza sensibilmente, e si abbassa con
prestezza, subito che piglia un aria seria. Volle in poche parole persuaderci che col mezzo di
questa machina, potea conoscere se nella sua Casa vi era un Uomo di buon senno, o un sciocco. Dopo
avere spiegata la Pericarda, e considerato il liquore che rachiudea, venimmo allo stesso cuore. La
superficie esteriore era sì liscia, e la etremità sì fredda, che quando si voleva pigliare colle
mani, fuggiva fra le detta, come un pezzetto di giaccio, o un Anguilla. Le Fibre erano più
intrecciate, che quelle degli altri cuori; a segno che tutto il cuore parea formasse un vero nodo
Gordiano sicche non potea avere avuti che di movimenti molto inneguali, quando esercitava le sue
funzioni vitali. Allor che esaminammo tutti li vassellamenti che n’esciano, o vi
s’introduceano, non potemmo mai scoprire che avesse una minima communicazione colla lingua, cosa che
ci parve degnissima di riflessione. Vedemmo allo stesso tempo, che molti di que’piccoli nervi li
quali contribuiscono a far sentire l’amore, l’odio, e le altre passioni non calavano dal cervello,
ma da i muscoli situati d’intorno agli occhi. Volli per curiosità pigliare quel cuore nelle mani per
giudicare del suo peso, e mi parve sì legero, che subito conclusi fosse quasi del tutto vuoto. In
fatti l‘interno era pieno di concavità, e di cellule che passavano le une dentro le altre; e si
rassomigliavano a que’appartamenti, che i nostri Storici attribuiscono alla culla di Rosimonda~i.
Molti di que’piccolj trozzi erano occupati da mille bagatelle che mi sarebbe impossibile farne il
dettaglio; dirò solamente, che la prima cosa vi scoprimmo, era una Scussia color di fuoco. Del resto
si dice, che la Dama proprietaria di quel cuore, quando era viva dava ricetto a tutti quelli che le
seano l’amore; mantenea tutti in isperanza; ed insinuava a ciascuno, in particolare ch’egli era
distinto dagli altri. Per questo ci applicammo a vedere l’impronto d’un numero infinito
di faccie sopra i differenti inviluppi di questo cuore; ma rimanemmo assai stupiti di non ritrovarne
veruna in dentro fino, che non arrivò al centro. Allora con nostri Microscopj vi scoprimmo un
picciolo Uomo vestito con un Abito bizarro. Quanto più lo rimiravo, tanto più mi parea d’averlo
veduto in qualche paese, senza potermi arricordare, nè del tempo, nè del luogo. Finalmente uno della
compagnia che l’avea esaminato più da vicino, ci fè vedere con distinzione dal contorno del volto, e
da molti suoi lineamenti, che il picciolo Polo collocato nel mezzo del cuore, era il Zerbinotto del
di cui cervello, aveamo, di fresco veduta l’Anotomia. Subito che il nostro operatore ebbe compiuta
la incisione, incapaci di stabilire veruna cosa sopra la natura di quel cuore sì diverso da quello
delle altre Donne; si rissolvemmo di venirne a qualche sperimento per iscoprirne la sostanza.
S’accordammo dunque di metterlo sopra de’carboni ardenti; ma ben lontano dal consummarsi, non ne
ricevette nè pure la minima tintura, dal che concludemmo che avea il naturale della Salamandra; e
che sarebbe vissuto in mezzo alle fiamme. Mentre stavamo ammirando un Fenomeno sì
stravagante, formando estatici, un circolo d’intorno a quel cuore, tramandò un orribile sospiro, e
si ridusse ad un istante in fumo. Questo scoppio immaginario, che mi parve più strepitoso, che
quello d’un Canone, mi scosse tanto il cervello, che dissipò tutti li dolci vapori del sonno, sicche
non vi fù più caso di ripigliarlo.