Il Filosofo alla Moda: Lezione LIV

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Lezione LIV

A’Damerini.

Citation/Motto

Tribus Anticyris caput insanabile.

Hor.~i A. P. 300.

Level 2

Level 3

General account

Mi ritrovai jeri impegnato in un’adunanza di Filosofi, uno de’quali mi spiegò quantità d’osservazioni curiose, che da poco avea fatte nell’Anotomia de’corpi umani. Un altro ci fe parte di molte scoperte meravigliose che avea fatte per via di certi microscopj molto esatti. Tutto questo produsse diversi riflessi singolari, e somministrò materia per discorrere, tutto il rimanente della giornata.

Metatextuality

Li diferenti sistemi che vi li fabbricarono sopra, presentarono tante nuove idee alla mia immaginazione, che unite a quelle di già avevo, hanno tenuto in moto il mio povero cervello tutta la notte passata e formato lo stravagante sogno, che ora voglio raccontarvi.

Level 3

Dream

Mi parea d’essere stato invitato con altri compagni a vedere la incisione del Cranio d’un Zerbinotto, e del cuore d’una Civetta riposti dinanzi a noi sopra una Tavola. Un perito Incisore aprì la Testa del primo con molta arte; e benche da principio comparisse come quella d’un altr’Uomo, rimanemmo sorpresi nel vedere all’avvicinarsi de’nostri microscopj, che quello aveamo pigliato per cervello, non ne avea che l’apparenza, ed in sostanza non era che un amasso di strane materie impastate assieme con arte maravigliosa nelle differenti concavità del Cranio. Di maniera che se [Homer#H:Omero~i] ci dice, che il sangue de’Dei non è vero sangue; ma qualche cosa d’analogo; si può dire così del cervello d’un Zerbinotto, che non è realmente cervello, ma qualche cosa che ne ha la figura. La Glandula pineale, che molti de’nostri Filosofi moderni suppongono sia la sede dell’anima, avea un gagliardissimo odore di quinta essenza, e di aqua di fiori di narancio, compariva circondata da una sostanza che si rassomigliava al corno, tagliata in mille piccole facciette, o specchietti impercettibili agli occhi, di sorte che l’Anima, se vi era mai stata, dovea essere sempre occupata ad ammirarsi da sè. Osservamo sopra dinanzi alla Testa una grande concavità piena di Nastri, di Merli, e di riccami che formavano insieme una specie di Retticella, lavorata con tanta finezza, che la tessitura ci fugiva dall’occhio. Un altra di codeste concavità era ripiena di dolci biglietti, di Lettere amorose, di canzonette, e di simili galanterie, che non si vedeano che co’Microscopj. In una terza concavità vi era una specie di polvere che ci fè stranutare tutti, e la riconoscemmo all’odore, per vero Tabacco di Siviglia;

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in poche parole per non infastidire i miei Leggitori con un troppo esatto inventario,
molte altre Cellule conteneano varj materiali di simile curiosità. Due spaciose Concavità però che vi erano da una parte, e dall’altra del capo, meritano qualche attenzione. Quella dalla parte destra era ripiena di finzioni, di adulazioni, e di bugie; di voti, di promesse, e di proteste. Quella dalla parte sinistra rachiudea delle Imprecazioni, e de’giuramenti, e delle smanie. Da ciascuna di codeste concavità si vedea uscire un canale che terminava alla radice della lingua, dove ammendue si univano; nè formavano indi che un solo Canale fino alla punta di quel picciolo mobile. Osservammo diversi piccoli sentieri, o condotti che passavano dalle orecchie al cervello, ed avemmo una particolare attenzione per seguirli in tutti i loro giri. L’uno di questi condotti portava ad un plicco di sonetti, e di piccoli stromenti da musica. Ma il più grosso di questi canali entrava in una grande concavità del Cranio, da cui un altro andava verso la lingua. Questa ultima concavità era il conservatorio d’una sostanza molle, e spongosa, che gli Anatomisti Francesi chiamano Stramberie, ed i nostri Insipidezze. Le pelli della fronte, la Derma, e l’Epiderma erano d’una spessezza, e d’una durezza straordinaria, restammo assai sorpresi in non potervi scoprire, nè Arteria nè Vena, ne meno co’Microscopj dal che concludemmo, che il proprietario di questo Cranio avea perduta la facoltà di arrossire, quando era vivente. L’osso criveloso era quasi turato da un ammasso di Tabacco in polvere, ed anche in qualche parte offeso. Osservammo sopra tutto quel piccolo muscolo; che si dura fatica a discoprire nelle Incisioni, e che serve a grinzare il naso, quando il proprietario vuol mostrare del dispregio nel vedere qualche cosa che gli dispiace; o nell’udire qualche cosa che non intende.

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È inutile l’avvertire quì i miei Leggitori, che questo muscolo è lo stesso che produce il moto tante volte specificato da Poeti Latini, quando parlano d’un Uomo che ranicchia il naso, o fa il becco di Rinoceronte.
Non vedemmo cosa di grande rilievo nell’occhio, se non che i Muscoli Amorosi o vogliamo dire, quelli che servono a guardare con artificio bieco erano molto logorati; la dove il muscolo elevatore, quello cioè, che fà inalzare l’occhio verso il Cielo, non compariva fosse mai stato messo in opra.

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Non ho parlato in questa Incisione, che delle nuove scoperte da noi fatte senza esaminare veruna di quelle parti che si ritrovano nelle Teste ordinarie.
Nel cranio, nel viso, e nè meno in tutta la figura esterna, non vi abbiamo osservato niente la distinguesse dalla Testa degli altri Uomini. Si dice però che il Proprietario di questa bella Testa era passato per un Uomo di trenta cinque, e più anni che in tutto quel tempo avea mangiato, e bevuto come gli altri ch’egli era ben fatto; che parlava molto alto, che scoppiava sovvente di ridere, e che in certe occasioni fea bene la sua parte, in un ballo, o in una veglia, al che uno della compagnia aggionse che vi era buon numero di Dame, le quali lo stimavano un bell’ingegno. Fu ammazzato con un colpo di pistola da un Ricco Cittadino, che io ritrovò un poco troppo civile verso la sua moglie. Dopo avere esaminata questa curiosa Testa con tutti li suoi appartamenti, e fornimenti, venne riposto il cervello tale qual’era nel suo luogo; e la Testa fu ivi lasciata sotto un gran pezzo di drappo rosso, perche fosse preparata con aggio, e custodita in un bel Gabinetto d’incisioni Anatomiche. Ci disse in oltre il nostro operatore, che la preparazione non riescirebbe sì difficile, come quella d’un altra Testa, perche la maggior parte de’piccioli vassellamenti che ne travasavano, la sostanza interna erano già riempiuti da una specie di Mercurio, o più tosto di vero Argento vivo. Si pose indi ad incidere il cuore d’una Civeta, e l’aprì con la sua ordinaria desterità.

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Vi osservammo molte singolarità, ma temendo di stancare la memoria de miei Leggittori; la serberò per un altra occasione.