Metatextualität
Frà le ultime Lettere, che ho ricevute da miei corrispondenti, ve n’è
una scritta con tanta politezza, e con sì buon gusto, che non posso a meno di quì inserirla; nè
dubito, che il Pubblico non sia per avermene qualche obbligazione.
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Brief/Leserbrief
Metatextualität
Sig. Filosofo.
Voi sapete troppo bene ciò, che passa nel mondo;
e perciò suppongo avrete osservato il rispetto, ed il timore, che le pubbliche Adunanze ispirano a
quelli, che vi debbono parlare, o fare alcuna cosa di qualche rilievo. Si può dire, che questo
ribrezzo è una specie di nobile imbarazzo; a cui le Persone di merito si ritrovano più esposte.
Quanti bravi soldati hanno carricato il nemico a visiera calata, in aperta Campagna; e poi non sanno
dove siano, quando si tratta di pronunciare quattro ben ordinate parole dinanzi una truppa d’Amici?
Sarebbe quasi credibile, vi sia qualche incantesimo negli occhi d’un Circolo di
Persone, che li fissano unitamente sopra un altra. Ho veduto rappresentare una Tragedia, in cui un
nuovo Attore vi comparve così interdetto, che appena potea parlare, e gestire; a segno che temetti
di vederlo morire molto prima, che si sfoderasse il Pugnale, o se gli presentasse il veleno. Un Uomo
di questo Carattere si dovrebbe da principio impiegare nella rappresentazione d’un Fantasma, o d’una
statua, fino a tanto, che avesse pigliato il coraggio, e fosse in stato di fare da Personaggio
vivente. Se da una parte, il turbamento che sorprende all’improviso le persone, in publico mostra
una diffidenza che sovente non riesce ingrata agli spettatori di senno; si può dire, dall’altra,
ch’egli è un Argomento di singolare rispetto verso la sua udienza. Egli è una specie di muta
eloquenza, alle volte persuade assai meglio de’studiati discorsi. Per questo siamo generalmente
portati ad incorragire, e diffendere quelli, che cadono in si crudeli imbarazzi o per divertirci, o
per istruirci.
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Exemplum
Rimasi allettato da un essempio di questa natura, l’altra sera
all’opera; dove non si tralasciò mezzo per incorragire, e rinfrancare una Giovane Cantatrice, che
comparve per la prima volta sul Teatro; La di lei aria sconcertata non piacque meno agli uditori, di
quello facesse la soavità della voce. E la maniera esata, con cui adempiè la parte,
ch’se l’era addossata.
Ha cattiva grazia la timidezza senza merito; ed è insolente il merito senza modestia. Il
merito accompagnato da un aria modesta, ha un doppio diritto sopra la benevolenza degli altri, e
d’ordinario acquista tanti Padroni, quanti sono gli spettatori.
E impossibile, che una Persona, la quale dee parlare, o cantare in pubblico, vi comparisca
con suo vantaggio, se ha troppa modestia. Mi sovviene, che discorrendo con un Amico sopra la forza
della pronunzia, computai li diversi organi, che debbono essere perfetti in un Oratore: la lingua, i
denti, le labra, il naso, il palato, la golla. L’amico soggionse, che avevo lasciato il principale,
cioè la fronte. Benche la eccessiva modestia affoghi la lingua, e la renda incapace delle sue
naturali funzioni; l’oratore però ne dee avere una certa porzione, che i Rettorici prescrivono a
loro discepoli come un punto esenziale della loro arte. Cicerone~i dice, che non approvava un
Oratore, se nell’introduzione del suo Discorso non mostrava qualche confusione; ha di più
confessato, di non essere mai egli stesso montato in Renga senza qualche specie di ribrezzo, e di
timore. È cosa certa, che questa distinzione è dovuta ad un numeroso uditorio, e che
non manca di disporlo a favore di quello, che parla. Il mio corrispondente, ha già osservato, che i
più bravi sono, d’ordinario i più timorosi in queste occasioni. In fatti non vi è creatura al mondo
più sfacciata d’un Poltrone, quando si tratta di parlare, è ardito, ed ha il braccio debole quando
si dee combattere, come dice
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Virgilio. Lingua melior, sed frigida
belle
Dextera
Così Omero~i per disegnare, un Uomo timido, e sfrontato, mette in uso una
sorta di concetto, che di rado si ritrova ne’suoi scritti; dice, che ha gli occhi da Cane, ed il
cuore da Cervo. Una ragionevole modestia dà rilievo alla eloquenza, ed a tutti li talenti
riguardevoli, che un Uomo possiede. Accresce lo splendore di tutte le virtù, produce lo stesso
effetto dell’ombra nelle Pitture, rileva, e contorna ogni figura, rende i colori più belli, e più
dolci, collo stesso diminuirne la vivacità. La modestia non serve solamente di ornamento alla virtù,
ma la protegge la difende. È una specie di viva, e delicata sensazione, che obbliga l’Anima ad
allontanarsi da tutto ciò, che la espone a qualche pericolo; ed anche da ciò, che ne ha la minima
apparenza.
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Exemplum
Ho letto in qualche parte della storia dell’antica Grecia~i, non m’arricordo, nè’l tempo, nè’l luogo: che le Donne di quel Paese vennero assalite da una
si violente malinconia, che molte si davano da se la morte. Dopo che il senato ebbe impiegati
diversi mezzi, per rimediare a si funesto accidente, senza frutto, pubblicò un Editto che tutti li
Corpi delle Donne, che da se si uccidevano fossero esposti del tutto nudi nelle pubbliche contrade;
e strascinati per tutta la Città sopra una Craticia. Questo editto non mancò di produrre il suo buon
effetto, arrestando il corso di quella frenesia.
Veggiamo, in quest’essempio, fin dove gionga la forza della modestia, fino a vincere la
violenza stessa del furore, e della disperazione. Il timore della vergogna prevalse nel bel sesso, a
quello della morte. Se la modestia ha tanta influenza sopra le nostre azioni; ed in molti casi serve
alla virtù d’un inespugnabile Baloardo, vi è niente che possa contribuire di più alla rovina
de’buoni costumi di quella pretesa Politezza, che regna frà le persone mondane, le quali tacciano,
come ridicolo ciò, che vi è di più onesto nella nostra condotta; fanno passare la sfacciatagine per
bella educazione;e vogliono, che un uomo mai debba soncertarsi, non perche sia innocente, ma perch’è
sfrontato? Seneca~i credette, che la modestia fosse un così buon freno contro il vizio,
che ne ordinò l’uso con particolarità, prescrivendoci l’eccitarla in noi stessi; anche sopra
occasioni immaginarie, quando ce ne mancano delle reali. Questo almeno è il suo fine, allor che ci
conseglia di figurarci che Catone~i sia con noi, anche nella nostra più recondita solitudine; e che
vegga tutte le nostre azioni. In somma, se si bandisse la modestia dal mondo, se ne farebbe uscire
allo stesso tempo più che la metà delle virtù, che oggi vi si ritrovano. Dopo queste riflessioni
sopra la modestia rimirata come virtù, considererò, che ve n’è una molto viziosa, la quale merita
d’essere posta in deriso; questa si osserva particolarmente in quelle persone, che si stimano più
delle altre, a cagione della loro educazione. A grazia d’essempio ella è una falsa modestia, quando
un uomo ha vergogna di oprare giusta i lumi della ragione; nè vorrebbe, a qualsivoglia prezzo,
essere sorpreso nella pratica di que’doveri, per la osservanza de’quali è stato inviato al mondo.
Qual numero di sfacciati Libertini non si dà, che arrossirebbono di vergogna, se si attrappassero in
un discorso divoto; nS (sic.) ardirebbero di comparire, se loro fosse scappato di bocca qualche
religioso pensiero? scansano con premura, le convenienze della Civiltà più comune e le
minime apparenze della virtù. Non vogliono, nè pure, detestare il vizio, sul timore, che non si abbi
cattiva opinione della loro pretesa. Gajosità; e che non ne risulti qualche loro disonore. Questa e
una si empia debolezza di spirito; una viltà si indegna; ed una deprovazione si strana, che non se
ne crederebbe capace la natura umana, se non se ne avessero ad ogn’ora gli essempi sotto gli occhi.
Vi è un altra sorta di modestia viziosa con cui un Uomo si vergogna della propria Persona, della
propria nascita, della professione, della povertà, o di simili altre sfortune, che non vengono per
sua colpa, nè vi può rimediare. Se alcuno diventa dispregevole, si rende via più tale se si vergogna
dello stato, in cui l’ha collocato la Previdenza. Dovrebbe più tosto pigliarne occasione di far
comparire un tratto nobile, e di coprire que’difetti, che non dipendono da lui col acquisto di
quelle buone qualità che sono in suo potere; o per servirmi dell’allusione ingegnosa di celebre
Autore; dovrebbe imitare Cesare~i il quale, perche era calvo, avea molta premura di ornarsi il capo
d’Allori.