Citazione bibliografica: Cesare Frasponi (Ed.): "Lezione XLI", in: Il Filosofo alla Moda, Vol.1\041 (1728), pp. 160-260, edito in: Ertler, Klaus-Dieter / Fuchs, Alexandra (Ed.): Gli "Spectators" nel contesto internazionale. Edizione digitale, Graz 2011- . hdl.handle.net/11471/513.20.124 [consultato il: ].


Livello 1►

Lezione XLI

Alle Mogli tormentate da’Mariti gelosi.

Citazione/Motto► Credula res amor est.

Ovid. Herrid. ep. VI. 21. ◀Citazione/Motto

Livello 2► Metatestualità► Dopo avere esaminata la natura della gelosia, e notate le persone, che vi sono più soggette; fa di mestieri che mi rivolga quì alle mie belle corrispondenti, che cercano di ben vivere, con un Marito geloso, e di liberar la di lui mente da sospetti ingiusti. ◀Metatestualità

La prima regola che loro porgo, ella è di non disapprovvare mai in un’altro lo stesso diffetto, di cui il Marito geloso è colpevole, e di non ammirare qualità veruna, di cui egli non sia o più, o almeno ugualmente dotato. Assai vivo nelle sue applicazioni, sà ritrovare doppio senso in una disapprovazione, e pigliare il Panegirico sopra un altro per una Satira contro se stesso. Egli non attende ad esaminare la persona, ma ad applicare il carattere; prova allegrezza, o confusione a misura della maggiore, o minore conformità che vi ritrova in se stesso. Ogni minimo eloggio che date a qualchuno, eccita la sua gelosia, [253] perche gli fa credere che no lo stimiate lui solo; che se poi lodate ciò ch’egli non possiede, entra in favore, perche in questo preferite altri a lui.Livello 3► Oratio in una delle sue Ode a Lidia dove riconosce questa passione, per lo stesso verso la descrive mirabilmente ne’seguenti termini.

Citazione/Motto► Cum tu Lidia Telephi

Cervicem roseam, & cerca Telephi

Laudas brachia, væ, meum

Fervens difficili bile tumet jecur:

Tunc nec mens mihi, nec color

Certa sed manet; humor, & in genas

Furtim labitur, arguens

Quam lentis penitus macerer ignibus. ◀Citazione/Motto

Cioè “mia cara Lidia, quando voi lodate il collo vermiglio, e le vigorose bracia di Telefo, mi si riscalda la bile, sono fuori di me; impallidisco di rabbia, e le lagrime che senza avvedermene mi cadono dagli occhj tradiscono il fuoco, che mi consuma.” ◀Livello 3

Il marito geloso non ha senza dubbio dispiacere, che un altro vi dispiacia, ma se rilevate certi difetti che riconosce in se, venite a palesare non solamente che un altro vi dispiace, ma che ancor egli vi dispiace. In somma egli ha un sì vivo desiderio di godere solo tutte le vostre tenerezze, che si dispera nel riflettere di non avere qualche [254] qualità che crede propria per attraersele; e dalle vostre critiche, negli altri argomenta, ch’egli non è sì grato a’vostri occhj, come potrebbe essere; conclude che voi più l’amareste, se avesse altre qualità, e che il vostro affetto per lui non è tanto quanto dovrebbe essere giusta le sue idee. Se dunque egli è d’un umore serio, e fastidioso, non dovete mostrare troppo piacere nelle burle, nell’allegrezze, e ne’divertimenti. Se non è troppo ben formata, dovete ammirare la prudenza, e tutte le altre qualità che possiede, e pressume di possiedere.

La seconda regola che vi propongo, ella è d’essere franca, ed apperta con lui; di soffrire che vada spiando le vostre azioni, d’isvilupargli i vostri dissegni, e di non avere verun segreto per lui, nè meno di bagattele. Un Marito geloso ha dell’antipatia per tutti li battimenti di occhio, e per ogni legero mormorio che gli tochi l’orecchio; e se non vede il tutto sino al fondo, certamente porterà di là da’termini il suo timore. Non potete togliergli dalla mente che dobbiate eleggerlo per vostro principale confidente. Se ritrova che gli si fà un mistero di qualche cosa, s’immagina vi sia più male di quello apparisce. Di maniera che siete molto obbligata a mantenere la vostra [255] franchiggia, ed a non fare niente, che la combatta; perche se scuopre una volta che gli avete nascosto il termine di qualche passo, tutti gli altri diventano sospetti. Questa è una sorgente perenne della sua immaginazione, che subito vi lavora sopra, e ne cava di continuo delle conseguenze, le quali non servono che a radoppiare le sue turbolenze.

Se questi due Metodi non producono il loro effetto, il miglior espediente sarà di comparire abbattuta, ed afflitta per la cativa opinione che ha di voi; e per lo tormento ch’egli si piglia a vostra considerazione.

Vi sono è vero delle Donne, che si danno un piacere crudele nell’eccitare la gelosia in quelli che le amano, nell’insultare un povero cuore languente, e nel trionfare in vedendo che i loro vezzi sono valevoli a cagionare tanta inquietezza. Questo fà dire a Livello 3► Citazione/Motto► Juvenale: Ardeat ipsa licet, tormenta gaudet amantis. ◀Citazione/Motto ◀Livello 3 Bench’ella abbi molta tenerezza per su marito, si divertisce nel cagionargli del tormento. Ma le Mogli di tal umore, lo portano di ordinario tanto avvanti che la loro indifferenza affettata, rovina tutta la tenerezza del Marito; e si attraggono tutto il dispreggio, e tutto lo sdegno che merita la loro insolenza. Laddove un aria mesta, ed abbattuta, effetto naturale della innocen-[256]za oppressa puole raddolcire un Marito geloso eccitare la sua compassione, renderlo sensibile al torto, che vi ha fatto; e bandire dalla sua mente tutti que’timori, e que’sospetti che avvelenavano il bene e vostro, e suo. Una tale condotta l’impegnerà, se non altro ad occultare la sua gelosia, ed a non mormorarne che in segreto, perche convinto del suo debole, non vorrà discoprirvelo sul dubbio che potrebbe avere qualche fastidiosa sequela; raffreddarvi verso di lui, ed infiammarvi per un altro.

Vi è un altro espediente infallibile, perche possiate ritrovare credito presso la persona interessata, questo viene sovente posto in pratica dalle Donne che hanno più astuzia che virtù. Voglio dire: fare il Personaggio del marito geloso, rivoltare la sua batteria contro lui stesso, pigliare qualche occasione di monstrargli della gelosia, e seguire l’esempio ch’egli ve ne ha dato. Questa mascherata gelosia non può, che graziosamente stuzzicarlo, se la crede sincera: sà per esperienza che vi è framischiato dell’amore. Sentirà in oltre una specie di soddisfazione maligna, nel vedervi patire le stesse agitazioni che lo obbligano. Ma bisogna confessare, che questa è una scena difficile da rapresentarsi, e sì lontana dalla franchezza che [257] non si dee intraprendere, quando non vi sia tanta desterità per ben cuoprire la soperchieria, e tanta innocenza per renderla scusabile.

Metatestualità► Che che ne sia, riferirò quì la storia di Erode, e di Marianna, tale quale la ritrovo in Giuseppe Ebreo, che si somministra un esempio di tutto ciò si può dire al proposito. ◀Metatestualità

Livello 3► Exemplum► Marianna avea tutti i vezzi che la bellezza, la nascita, lo spirito, e la gioventù, ponno contribuirsi ad una Donna, ed Erode tutta la passione, che que’vezzi erano capaci d’inspirare ad un naturale servente ed amoroso. Fra tutti gli eccessi della sua tenerezza, fè morire il fratello, indi il padre di Marianna. Furono portate le querele di questa barbarie a Marcantonio. Questo citò Erode, ed Erode dovette passare in Egitto a scolparsi, ed attribuendo la sua citazione al desiderio, che Marc’ Antonio avea di possedere Marianna, prima di partire, la consegnò al suo Avo Giuseppe, con ordine segreto di ucciderla, quando egli perisse nel viaggio. Giuseppe nella conversazione di quella Principessa, ebbe addito d’impiegare tutta la sua Retorica nel persuaderla, che Erode teneramente l’amava, e mostrando ella della insensibilità, ebbe l’imprudenza di palesarle l’ordine che avea, come una prova convincente della sua passione, [258] mentre il Re non potea nè vivere, nè morire senza di lei. Questo crudele argomento d’una furiosa passione, bandì per qualche tempo dal suo cuore le deboli reliquie di riconoscenza, che conservava verso lo Sposo. Unicamente occupata dalla crudeltà di quell’ordine, ed incapace di rifflettere alla causa che l’avea prodotto, rimirava l’Autore sotto l’orribile idea di carnefice; senz’attenzione veruna a quella di Amante. Erode appena assoluto, e congedato da Marcantonio, ritornò animato da nuove fiamme per la sua cara Marianna; ma intese (sic.) la grande famigliarità che nel tempo della sua assenza era passata fra lei ed il Zio, rimase sorpreso di smanie crudeli; di maniera che furono necessarie le giustificazioni, colle quali ella durò gran fatica nel calmare i di lui sospetti. Finalmente le riuscì, e parve sì convinto della sua innocenza, che passò dalle querele, e da’rimproveri alle lagrime, ed agli abbracciamenti. Piansero amendue in questa occasione con una tenerezza estrema; ma mentre Erode nel mezzo de’singulti e de’sospiri fea con essa, le più vive proteste d’un amore e d’una costanza a tutte prove, le uscì di bocca la inchiesta: Se l’ordine segreto dato a Giuseppe n’era un buon segno? Il Re all’udire questo innaspettato rimprovero, s’infiammò di gelosia; [259] e ne concluse che Giuseppe avesse portata la sua famigliarità con Marianna fino all’eccesso; altramente non le avrebbe mai palesato un segreto di tale natura. In somma fè morire Giuseppe, e con uno straordinario sforzo a se stesso, lasciò viva la Sposa.

Qualche tempo dopo, obbligato a ritornare in Egitto, la raccomandò a Sohemo collo stesso ordine segreto che avea dato a Giuseppe. A d’onta di tutte le sue precauzioni Marianna co’regali, e colle sue obbliganti maniere guadagnò, sì bene l’animo di Sohemo, che ne ricavò il segreto. Quando Erode ritornato dall’Egitto, volle con trasporti di tenerezza abbracciarla, ella non vi corrispose, che con singulti, e pianti, accompagnati da tutti li segni d’indifferenza, e di odio. Irritato da una sì fredda accoglienza, non avrebbe lasciato d’immolarla al suo risentimento, se non avesse temuto di rimaner egli stesso la vittima principale.

Poco dopo ebbe un sì violente ritorno di tenerezza per lei, che fattala venire alla sua presenza, cercò di ammolirla con tutti li mezzi, e con tutte le carezze che gli venivano ispirate in quella occasione dall’amor conjugale; ma ella non corrispose che con invettive, e con rimproveri, per la morte del Padre, e del Fratello. Erode rimase si [260] alterato da questa condotta, che appena potè rattenersi. Si riscaldava sempre più la contesa, quando un Testimonio subornato da nemici di Marianna, entrò d’improviso nella stanza, l’accusò che avesse formato il dissegno d’avvelenare il Re. Pronto allora ad ascoltare ogni cosa contro di lei, Erode fe mettere alla tortura uno de’principali domestici della sua Sposa. Questi pressato dalla violenza de’tormenti, confessò che l’avversione della sua Padrona per lo Re, venia da qualche cosa, che le avea detto Sohemo. Ma per quello riguardava l’attentar contro la vita del Re, protestò che nulla sapea. Questa confessione non lasciò d’essere fatale a Sohemo, che si vide esposto agli stessi sospetti, ed incontrò la stessa sorte di Giuseppe. Non si contentò di questa sola vittima la vendetta di Erode. Accusò Marianna d’avere tramato contro la sua vita, e coll’autorità che avea sopra. Giudici, la fè condennare a pubblica morte. Subito dopo la morte di questa Principessa, cadde in una profonda malinconia, ed abbandonò l’amministrazione degli affari per ritirarsi in una solitudine, dove si diè in preda a tutto ciò che hanno di più crudele, un violente amore, la compassione, i rimorsi, e la disperazione ne’sogni, e ne’turbini che l’aggittavano, chiamava sovvente la sua cara Marianna [161] nè avrebbe tardato, secondo tutte le apparenze, di seguirla, se le pubbliche calamità che lo minacciavano da vicino, non l’avessero frastornato da sì doloroso ogetto. ◀Exemplum ◀Livello 3 ◀Livello 2 ◀Livello 1