Zitiervorschlag: Cesare Frasponi (Hrsg.): "Lezione XXXIV", in: Il Filosofo alla Moda, Vol.1\034 (1728), S. 206-211, ediert in: Ertler, Klaus-Dieter / Fuchs, Alexandra (Hrsg.): Die "Spectators" im internationalen Kontext. Digitale Edition, Graz 2011- . hdl.handle.net/11471/513.20.118 [aufgerufen am: ].


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Lezione XXXIV

A’ Pedanti.

Zitat/Motto► Id arbitror
Apprimè in vita esse utile, ne quid nimis
.

Teren. Andr. Act. I. Scen. I. ◀Zitat/Motto

Ebene 2► Ebene 3► Allgemeine Erzählung► Ebene 4► Fremdportrait► Un mio Amico un pò dissoluto, ha grande opinione di se stesso, stimandosi molto esperto in ciò, ch’egli chiama notizia degli Uomini; e che gli è costata molti piccoli disastri, in tempo della sua gioventù. Pretende almeno, che tutte le disgrazie accadutegli colle Donne, e tutti gl’incontri avuti cogli Uomini, facciano parte della sua educazione. S’immagina, che non sarebbe quello, ch’egli è, se non avesse rotte delle invetriate bastonate delli birri, fatte delle serenate a mezza notte per disturbare il riposo delle persone oneste, spogliata una Femina dissoluta, quando era giovinetto. A correre dietro a tali avventure, egli lo chiama studiare il genere umano; e la notizia della Città da lui acquistata per le accennate vie, la intitola notizia del Mondo. Confessa ingenuamente, che ha passata la metà della sua vita con un furioso male di Ca-[207]po, da cui venia sorpreso ogni mattina, per avere troppo la notte studiati gli Uomini; e si consola anche oggi di certi dolori, che di tempo in tempo l’affliggono, perche senza di questi, non avrebbe conosciute le galanterie del Secolo. Questa, dice, è la vera Scienza d’un Gentiluomo; e riguarda tutte le altre come l’oggetto di quelli ch’egli nomina Uomini di Lettere, impazziti su libri, o pure Filosofi.

Per questa pure egli brilla nelle compagnie eterogenee, dove però ha qualche volta la cautela di non escire dalla sua sfera, e così la sua reale ignoranza comparisce studiata; ma quando la nostra compagnia lo ritrova scoperto punto no lo sparagna; e s’egli c’insulta colla notizia che ha della Città, sappiamo ben vendicarsene con quella, che abbiamo da’Libri. ◀Fremdportrait ◀Ebene 4

La settimana passata ci fè vedere due, o tre Lettere, ch’egli in sua gioventù avea scritte ad una Dama Civetta; i suoi scherzi erano assai buoni, ed assai naturali per un Uomo, che non conosce se non la Città; ma per disgrazia vi erano molte parole malortografiate. Egli subito pose questo in burla, e se ne ridea il primo; ma quando si vidde stretto da tutte le parti, ci disse con qualche calore, che non gli era mai piacciuta la Pedanteria dell’Ortografia, ch’egli [208] ortografiava da Gentiluomo, non da Letterato. Si attaccò indi alla debolezza di spirito, alla superbia, ed alla ignoranza de’Pedanti, è portò tanto avvanti la invettiva, ◀Allgemeine Erzählung ◀Ebene 3 Metatextualität► che nel mio ritorno a Casa, non potei a meno di non mettere in carta i pensieri, che in quella occasione mi passarono per la mente. Eccoli in sostanza. ◀Metatextualität

Ebene 3► Fremdportrait► Un Uomo, che non ha frequentate, se non le Librerie, ne sa parlare d’altro, non riesce di molto grata conversazione, e forma quello che noi chiamamo Pedante. Ma mi pare, che si dovrebbe dare un poco più di estesa a questo Titolo, ed applicarlo a tutti quelli, che posti fuori della loro Professione, o del loro genere di vita, niente più intendono, e sono incapaci di parlare d’ogni altra cosa.

Quale Pedante si dà per esempio, che non possa paragonarsi ad un Uomo, che non conosce se non le Città? Toglietegli l’opera, o la Comedia, una lista di tutte le Donne belle, che sono in voga, ed il racconto d’un picciolo numero de’mali alla moda che ha sofferti; e subito lo rendete muto. Quanti Gentiluomini ben fatti, hanno ristretta tutta la loro cognizione dentro il recinto della Corte? Vi dirà uno i nomi de’ principali Favoriti, vi replicherano le buone parole d’una Persona di quali-[209]tà; vi soffieranno all’orecchio un imbroglio, che non è per anco fatto pubblico; o pure, se la sfera delle loro osservazioni è un pò più estesa dell’ordinario, forse vi rifferiranno tutti gli accidenti, i raggiri, ed i litiggi accaduti in una partita di Ombre, dopo di questo sono al termine della loro scena, si ritrovano in secco, non hanno di che più parlare. Ora non converrete meco, che questi sono veri Pedanti? E pure si stimano molto, e si vantano di non essere punto nel numero de’Pedanti da scuola.

Cosa diremo d’un Pedante Militare? da un capo a l’altro dell’anno non parla, che di formare Campi, di assediare Città, di stabilire alloggj, e di dare Battaglie; quanto dice odora da polvere di Cannone, e se gli togliete la tua Altiglieria, gli chiudete la bocca. Si puole altresì mettere in conto di Pedante in Legge civile, chi forma sempre de’casi di Liti, recita tutti li Placiti, che si fanno a Palazzo, ciarla sopra le cose più indifferenti della vita, nè mai conviene in un fatto ne pure quanto alla distanza da un luogo all’altro; o quanto alla disputa se non a forza di parole sotto la figura di argomenti, e prove. Il Pedante negli affari di Stato, stà immerso fino al collo nelle nuove, ed abissato nella Politica. Se pronunciate il nome del Re di Spagna, o di [geonameID:798544:Polonia], [210] non sà più tacere; ma se lo cavate fuori da Foglietti, non sà più dove sia. In ristretto, un semplice cortiggiano, un semplice Soldato, su semplice Speculativo, un semplice . . . tutto ciò che vi piace, ha un insipido, e ridicolo carattere Pedantesco. Di tutti li Pedanti de’quali ho parlato fin’ora, il più sopportabile è quello che si attacca a’Libri; possiede almeno qualche coltura d’ingegno, ha il Capo pieno d’idee benche confuse. Un Uomo di buon senno, chi discorre con lui ne può ricavare delle belle notizie, che meritano d’essere profondate, e puole rivoltare in proprio vantaggio per quanto siano inutili nel Pedante. Fra le Persone di Lettere, i Pedanti più ridicoli sono quelli, che hanno poco discernimento, ed hanno letta quantità di Libri senza gusto, e senza distinzione.

Se da una parte la lettura de’Libri, il viaggiare, e tutti li mezzi che l’impiegano per accrescere le nostre cognizioni, servono a perfezionare l’intelletto, si può dire dall’altra parte, che rendono un Scioco mille volte più insopportabile, mentre somministrano materia alla sua impertinenza, e gli danno occasione di essere fertile d’inconvenienze.

I Pedanti Critici, e Grammatici si lodano assai più fra di loro di quello facciano i veri Sapienti, che attendono al [211] sodo. Se legete gli eloggj, che fanno all’Edittore di qualche antico Poeta, o a quello de’suoi Compagni, che ha collazionato un vecchio manuscritto, lo pigliareste per la gloria della Repubblica de’Letterati, e per la Fenice del suo secolo; laddove i suoi maggiori sforzi si riducono, Dio sà, alla correzione d’una particola greca, o alla puntazione d’un intero Periodo. ◀Fremdportrait ◀Ebene 3

Per verità sono obbligati ad’essere prodighi de’loro incensi per mantenere il proprio credito. Ne si dee stupire, se una grande Letteratura, ch’è incapace di rendere un Uomo saggio, e discretto; ha una influenza naturale, per renderlo fiero, e superbo. ◀Ebene 2 ◀Ebene 1