Il Filosofo alla Moda: Lezione XXIV

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Livello 1

Lezione XXIV

Alle Persone distratte di mente.

Citazione/Motto

Non audire licet, nec urbe totæ
Quisquam est tam prope, tam proculque nobis.

Mart.~i lib. I. epig.~i 87.

Livello 2

Il Signor Onesto mio amico è uno di que’Uomini pensierosi, e distratti, che abbadano a tutt’altro fuori di quello, che si discorre in loro compagnia.

Livello 3

Racconto generale

Hieri sera, un’ora prima del nostro congresso notturno, passeggiavamo insieme sulla sponda del fiume, dove vidde una picciola pietra di singolare figura, e la pigliò per donarla ad un suo curioso amico. Un momento dopo, m’arrestai sul passo, e mi rivoltai verso il Sole, atto mio solito per dimandare che ora è. L’Amico, che intese quello volevo, cavò la sua mostra, e mi soddisfè. Continuammo così il nostro passeggio: ma rimasi sorpreso, quando lo viddi gettare la sua mostra a braccio aperto dentro il Fiume; e mettere con aria serena, nel bisaccino la pietra ch’avea raccolta.
Io non mi curo di parlare, per dare cattive nuove particolarmente, quando l’avviso è inutile; si che non volli scuoprigli l’errore. Pigliai però motivo di rifflettere sopra simili distrazioni, rissoluto di farne l’assunto della seguente Lezione. Mi v’impegno tanto più volontieri, quanto codeste assenze fanno torto a quantità di Persone di spirito; e danno luogo al Proverbio: che i grand’intelletti hanno un grano di pazzia. Da questo ricaveranno i miei Leggitori, che io distinguo un Uomo distratto, perche ha la mente occupata in qualche altra cosa, da quello ch’è distratto, perche non pensa a niente. Questo è troppo innocente per meritare le nostre rifflessioni. L’Assensa dell’altro mi pare si possa attribuire all’una, o all’altra delle seguenti cagioni.

Livello 3

Eteroritratto

La mente di quello, è interamente fissata ad una particolare Scienza, o Mattematica, o altra; o agitato da una passione violente, come dal timore, o dall’amore, che l’attacca ad un oggetto lontano; o finalmente perche la sua vivacità naturale gli somministra tante idee, che non gli permette il fermarsi sopra veruna. Non vi è dunque niente di più regolare de’pensieri d’un tale Uomo, poiche la Compagnia, in cui si ritrova, e gli oggetti, che tiene dinanzi agli occhj, quasi mai lo commovono. Quando credete, ch’egli ammiri una bella Donna, si potrebbe giuocare con sicurezza, ch’egli è occupato a rissolvere una proposizione di Euclide~i; e quando pare legga i Foglietti di Roma, vi è una grande apparenza, ch’egli pensi a rivoltare, o a rifabbricare la facciata della sua Casa di Campagna.
Non ostante tutto il ridicolo, che io cerco di spargere sopra questa debolezza, confesso ingenuamente, che io stesso vi sono stato soggetto; e per liberarmene, pigliai una forte rissoluzione di ricavare qualche vantaggio da tutto ciò, che vedevo, o ascoltavo. Se potessimo avvezzarsi a riflettere sopra tutto ciò, che ci si presenta dinanzi, non vi è un solo oggetto al mondo, da cui non raccogliessimo qualche profitto. Per esempio, que’tratti di buon senno, e que’sforzi d’una ragione mal coltivata, che si ascoltano nel discorso di un Contadino, mi danno oggi tanta soddisfazione, quanto i Periodi più sonanti d’un Oratore compiuto: e posso stare attento al Giuoco de’Barattini, o all’Opera, così bene come alle insipidezze d’un Goffo. Io faccio sempre la mia figura nelle Compagnie dove mi ritrovo, perche se bene non parlo, l’aria attenta a tutto ciò, che dicono gli altri, e l’abbassar di capo, che mai non muovo senza occasione, per mostrare la mia approvazione, fanno abbastanza conoscere, che sono con esso loro. Non è così dall’accennato mio Amico, che malgrado il suo ingegno, fa, e dice ogni giorno cento cose, che dopo francamente confessa essere state fuori di proposito, e senza disegno.

Livello 3

Racconto generale

Mi accadde l’altro giorno di entrare in una Bottega da Caffè, dove il vidi in piè nel mezzo d’una folla d’ascoltatori, che avea raunati d’intorno a sè discorrendo sopra il carattere di Lidia~i la bella. Il vedermi non servì, che a risvegliare in lui la mia idea, senza che si accorgesse della mia attuale presenza; di maniera, che non senza grande stupore del suo uditorio, cogli occhj fissati sopra di me, interruppe il filo del suo discorso, e mi appostrofò in questi termini “in fatti ecco il mio amico, egli è un compagno, che pensa molto, e mai disserra i denti. Io giuocherei, che a quest’ora va a ficcare il suo piccolo muso in qualche Bottega da Cafè, d’intorno la Piazza. Se mi avesse rimirato più a longo, non avrebbe mancato di dipingermi in maniera più esatta, senza pensare più oltre. Mi sovvenne allora l’antico Proverbio: Lontano dagl’occhj, lontano dal cuore, e me ne fuggii con prestezza. Un ora dopo c’incontrammo, e con aria serena, mi dimandò, in quale Paese del mondo io stavo, che per tre giorni non m’avea veduto.

Metatestualità

Un Autore ci dà il carattere di codeste Persone distratte, con molta vivacità, e lo porta fino ad’una stravaganza molto graziosa. Eccovi alcuni de’principali luoghi, che serviranno di chiusa al mio Foglio.

Livello 3

Racconto generale

Menalco~i, dice, discende la sua Scala, apre la porta, la chiude; si avvede, ch’è in beretta di notte, ed esaminandosi meglio, si ritrova colla sola metà della barba; colla Spada alla parte destra; colle Scarpe scalcagnate, e colla camiscia sopra i calzoni. Entra nell’Appartamento, e passa sotto una Chiocca, a cui s’attacca la sua Perucca, e rimane sospesa. Tutti li cortigiani osservano, e ridono. Menalco~iguarda anch’egli, e ride più alto degli altri; cerca cogli occhj in tutta l’Assemblea dove sia quello, che mostra le orecchie, ed è senza Perucca. Cala del Palaggio, e trovando al termine della Scala maestra una Carrozza, la piglia per la sua, vi entra; il Cocchiero tocca, e crede di ricondurre il Padrone a Casa. Menalco~i si getta fuori della portiera, attraversa la Corte, monta la Scala, passa l’Anticamera, la Camera, e il Gabinetto, ogni cosa gli riesce famigliare, niente vi è di nuovo per lui; si mette a sedere, si riposa, è in sua Casa. Arriva il Padrone. Menalco si leva per riceverlo, lo tratta con molta civiltà; lo priega di accomodarsi; e gli fa tutti i onori, che merita un nobile Forastierò, sta pensieroso, ripiglia la parola. Il Padrone della Casa s’annoja, e resta sospeso. Menalco~i pure si stupisce, non parla, e pensa d’aver a fare con un Uomo fastidioso, ed ozioso, che finalmente si ritirerà; spera, e pazienta. Arriva la notte, che appena è disingannato. Quando giuoca allo Sbaraglino, dimanda da bere, glie ne viene portato; tocca a lui a giuocare; tiene il Bussolo in una mano, ed il bicchiero nell’altra, ed avendo una gran sete, si mette alla bocca il Bussolo e tranguggia i Dadi; getta il Bicchiero d’acqua nello Sbaraglino, ed inonda quello, con cui giuoca. Scrive una longa Lettera, mette del polverino sopra molte pagine, e sempre getta il polverino nel Calamajo. Questo non è il tutto: Scrive un altra Lettera, e dopo averle amendue figillate; piglia sbaglio nel fare i soprascritti: un Signore di grande portata ne riceve una, l’apre, e vi legge dentro le seguenti parole. Mastro Oliviero~k non mancate, subito ricevuta la presente, di mandarmi la provisione del Fieno . . . Il suo Fatore riceve l’altra; l’apre, se la fa leggere, e vi ritrova: Mio Signore, ho ricevuto con piena sommissione l’ordine ch’è piacciuto alla vostra grandezza . . . Se si ritrova ad un Pranzo, vede moltiplicarsi insensibilmente sopra la sua possata il pane; a suoi vicini mancano sovente, e coltello, e forcina; gli viene in pensiero di sollecitare le vivande in Cucina, si leva da tavola avvanti, che venga la prima portata; piglia licenza dalla Compagnia, e si vede in quel giorno da per tutto fuori, che nel luogo dove ha dato un preciso appontamento per quell’affare, che l’ha impedito di pranzare, e l’ha fatto escire di Casa a piè, di paura, che la Carrozza non lo faccia aspettare. Si pigliarebbe sovente per quello, che in fatti non è: per uno stupido, mentre non ascolta, nè parla: per uno stolto, poiche, oltre il parlare da se, è soggetto ad alcune smorfie, ed a certi involontarj movimenti di Capo: per un Uomo incivile, e superbo, avvegnache, lo salutate, ed egli passa senza guardarvi, o pure se vi mira, non vi rende il saputo. Una volta viene dalla Campagna, i suoi Staffieri intraprendono di togliergli la borsa, e ne riescono; Calano dalla Carrozza, se gli presentano a piè, in figura di Ladri, gli dimandano la borsa, ed egli la dà loro. Arriva a Casa, racconta il successo a’suoi Amici; questi non mancano d’interrogarlo sopra le circostanze, ed egli risponde: dimandate alle mie genti, che vi erano.