Citazione bibliografica: Gioseffa Cornoldi Caminer (Ed.): "Num. IX", in: Donna galante, Vol.3\09 (1786), pp. NaN-232, edito in: Ertler, Klaus-Dieter / Fuchs, Alexandra (Ed.): Gli "Spectators" nel contesto internazionale. Edizione digitale, Graz 2011- . hdl.handle.net/11471/513.20.4818 [consultato il: ].


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Num. IX.

Italia 1788.

Si vende in Venezia al Negozioto Albrizzi a San Benedetto.

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[211] Maestri.

Ve ne sono di ogni sorte pel Francese, per l’Inglese, pel Greco, per l’Ebraico, pel Tedesco, per la scrittura, per la musica, per il bon ton, per tutti i giuochi possibili. Corrono alla mattina, battono tutti i quartieri, e son essi contentissimi quando trovano i loro scolari addormentati, assenti, di poca voglia, o ammalati. Di soppiato sdrucciola loro dalle mani la solita cartolina, ed è una lezione guadagnata. Il maestro di ballo vola come un fulmine in un cabriolet, ma quello che insegna il Greco, o le matematiche va a piedi.

Questa classe d’uomini è numerosissima. Sorpresi qualche volta di trovarsi insieme, ciascuno per parte sua non comprende come si possa chiamarne un’altro in sua vece. Di là succede che essi non stimano che la loro professione, e disprezzano solennemente quella dell’altro come assurda, o inutile.

È uno spettacolo piacevolissimo il vedere nella stessa anticamera un maestro di ballo con uno di giuoco, e di storia aspettare in faccia l’uno dell’altro la levata del Sig. Marchese. Entrati nel suo gabinetto l’uno parla di Giro, e di Erodoto, l’altro ordina con impazienza le pedine sullo scac-[212]chiere, intanto che il maestro di ballo accorda sgarbatamente il suo violino. Il Cameriero che sorride, sa meglio di loro che il Sig. Marchesino non imparerà niente di tutto quello che gli si insegna, eccettuato il giro del giuco, e passabilmente il minueto.

Ma un ricco che non sa nulla, che ha quindici doppie da spendere in questo al mese, crede buonamente che suo figlio possederà la musica; il ballo, il disegno, l’inglese la storia, le matematiche a un tanto per lezione. Ha mandato a cercare de’maestri che sono pagate alla fine del mese. L’allievo egualmente ignorante che il primo giorno, si pavoneggierà alla perfine del suo preteso sapere per tutto il resto della sua vita, non immaginandosi neppure di essere motteggiato, quando sarà in istato di citare i famosi maestri che sono venuti alla sua casa a salutarlo con ogni gravità, prendere il loro denaro, e salvarsi per andar altrove a vendere ad un altro ricco il solo nome delle scienze.

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Costume bizzarro.

Eteroritratto► Si usa in alcune Provincie della Francia un mezzo infallibile, per ottenere nelle rispettive Chiese [213] una giornale abbondante elemosina. Il severo Pastore usa sovente di un’ingegnosa pietà per meglio eccitare la generosità dei fedeli. Fa alla mattina una predica contro l’abbigliatura troppo eccessiva: chiama scandalo orribile tutti i più piccoli ornamenti, che amplificano la bellezza: alla sera da un’amabile cercante, che ha invitata, aspetta un’abbondante raccolta di elemosine.

Essa è bene abbigliata, e con un grosso mazzo di fiori al petto se ne sta alla porta della Chiesa sollecitando con un grazioso sorriso la compassione di ciascuno che entra: fa una dolce violenza, agli ostinati, li ferma; un suono di voce interessante, una bella denatura, e l’irresistibile eloquenza d’un braccio nudo, e di due begli occhi supplicanti non possono forse fare dei prodighi in favore dei poveri?

Ad ogni offerta quantunque piccola corrisponde con una riverenza particolare e fatta con grazia. La bellezza vi saluta, la sua bocca vi ringrazia, e la vostra carità è ricompensata.

Ben presto ella passa per la nave più grande della Chiesa preceduta da uno Svizzero, che fa raggionare la sua alabarda. Quanto più gente si trova in Chiesa tanto maggiormente accresce il suo zelo: ella si volge, china a destra ed a sinistra, e [214] stende un braccio di alabastro per giungere alla mano lenta e pigra che ritener vorebbe [sic] l’elemosina.

L’avaro s’intenerisce; l’occhio degli assistenti si scosta dall’altare per divorare le sue bellezze: quando presenta la sua borsa aperta, sembra che abbia da conquistare i cuori. Il più sensibile mette qualche cosa nella sua borsa, ed il Prete che la segue sembra che goda del di lei trionfo. Non le si lascia che il luogo bisognevole per passare, perchè la sola dei fedeli la circonda e l’incalza. Abbellita da queste sante fatiche, bersaglio di tutti i sguardi, s’ella osservò che si lodava il suo portamento vantaggioso, e bene preso, s’ella ebbe un momento di vanagloria, la Chiesa le perdonerà senza dubbio questo piccolo movimento d’orgoglio, soprattutto quando entrata nella Sagristia avrà esposta una borsa ben’piena acquistata dalle sue bellezze.

Alla cena è servita dagli amici del Curato: ella riceve le felicitazioni dalle gonfie parrucche dei Deputati. Un corteggio di Preti, e di Cherici tonsurati sopravvengono in filla: si beve allegramente, si mangiano dei dolci, e si permettono delle parole un poco mondane, intanto che si conta il denaro dei caritatevoli mondani. ◀Eteroritratto ◀Livello 3

[215] Aneddoti.

Il celebre La Fontaine fece un viaggio alla Corte per presentare le sue Favole a Lodovico XIV. Il Re lo ricevette benighamente. Ordinò al suo primo Cameriere di mostrargli tutto quanto si trovava a Versailles di curioso, di farlo desinar bene, e di dargli una borsa di mille doppie. Eseguì il Cameriere gli ordini del Padrone con ogni esattezza. Ebrio per sì grandi favori l’illustre Favoleggiatore rimonta nella sua carrozza, giunge a Parigi, smonta alla Tuillerie, paga il cocchiere, e a piedi s’avvia per una contrada alla sua casa. Vedendolo arrivare il Sig. d’Hervard con cui abitava, ebbene, gli disse, come andò l’affare? A meraviglia; il Re mi ha detto le cose più graziose del mondo --- Si, ma non portate che dei complimenti: -- Io porto una borsa piena d’oro. ------ Dov’è? ------- Ella è, (il buon uomo cerca e ricerca e nulla trova) è restata senza dubbio nella carrozza che mi ha condotto ------ Bravo; e dove l’avete presa? com’è fatta? dove l’avete lasciata? ------ L’ho presa sulla piazza del Palazzo Reale: è come un fiacre, e mi lasciò smontare alle Tuillerie ------- Buoni contrassegni, ma se voi non ne avete altri [216] la borsa corre rischio d’esser almeno per voi perduta. ------ Aspettate mi pare che uno dei cavalli fosse nero; e l’altro bianco. Il Sig. d’Horvard fece attaccare sull’istante la sua carrozza, e si fece condurre al più presto con La Fontaine sulla Piazza del Palazzo Reale: s’informa colà se un cocchiere colli accennati cavalli non avesse fatto il viaggio di Versailles. Gli venne risposto di sì, e che quell’uomo abitava in una vicina contrada. Colà si volgono i passi. Questo cocchiere ritornava a casa d’aver fatto un altro giro dopo d’aver lasciato il Poeta. Per una sorte poco sperata, la borsa si trovò dietro al cuscino, ove alcuno non aveva pensato di guardare. Durante tutte queste perquisizioni, La Fontaine non diceva parola e non mostrava la minima inquietudine.

Livello 3► Racconto generale► Un Avvocato a cui piaceva la tavola dell’oste niente meno che il tavolino del suo studio, ritornava da essa una sera a casa sua, quando gli si presentarono quattro ladri domandandogli la borsa. L’Avvocato giurò che non aveva un soldo, e che tutto ciò ch’ei poteva fare si era di condurli all’osteria dove aveva credito. I Ladri concepirono dell’inclinazione per un Avvocato così galantuomo, e accettarono la proposizione; egli ritornò a bere con essi, e li divertì moltissimo; poi li pregò di [217] di accompagnarlo a casa, acciò non gli venisse fatto qualche violenza da altri loro confratelli meno dabbene. I ladri lo accompagnarono dandogli mille tetestimonianze [sic] di amicizia. Giunti a casa, l’Avvocato chiamò sua moglie, e, moglie le disse, ringraziate questi Signori: ho avuto l’onore della loro compagnia che mi garantì dagli insulti. La donna li riograziò [sic] , ed i ladri se ne andarono assicurandoli della loro amicizia. Egli per non essere da meno offrì loro il proprio ministero in caso di bisogno, e con questa amabile generosità da una parte e dall’altra si separarono. ◀Racconto generale ◀Livello 3

Amena letteratura.

Saggio sopra le favole dell’Ab. Bertola, aggiunta una raccolta di favole, e di apigrammi. Pavia 1788. Presso Bolzani in 12.

Ecco un libro di moda. In questo secolo sonosi aumentati i Fedri, i La Fontaine, e vediamo nelle favole del Sig. Passeroni, in quelle del Sig. Roberti, ed in quelle del Sig. Pignotti qualche cosa per la morale, qualche cosa pel buon gusto, e qualche cosa per l’uso del mondo, triumvirato Italiano per cui, come spiritosamente accenna il Sig. [218] Abate Bertola, dopo circa cinque secoli di povertà, in nove o dieci anni siamo stati rallegrati d’un’improvvisa ricchezza. Or non mancava per così dire a coronar l’opera; che il Sig. Ab. Bertola, il quale oltre le favole e gli epigrammi ci ha fatto un dono d’un bene inteso saggio sopra la favola, che divide in sette sezioni.

Quest’Operetta è dedicata a S. E. la Sig. Contessa di Vilzeck nata Contessa di Clari; e noi per dare un’idea dello stile dell’Autore, ne staccheremo qualche favola, ed alcuno degli Epigrammi adattati ai nostri foglj, non potendo per la natura di essi più oltre trattenerci sul Saggio che ci sembra scritto con ragionevolezza, e con molto criterio.

Livello 3►

Gli occhi azzurri, e gli occhi neri.

Favola.

Fabel► A Contesa eran venuti

Gli occhi azzurri, e gli occhi neri

Occhi neri, fieri e muti.

Occhi azzurri, non sinceri.

Color bruno, color mesto,

A cangiar l’azzurro è presto,

Siamo immagine del Cielo.

[219] Siamo faci sotto a un velo.

Occhi azzuri han Palla e Giuno.

E Ciprigna è d’occhio bruno.

S’avrian dette anche altre cose,

Ma fra lor Amor si pose

Decidendo tanta lite

In tai note, che ha scolpite

Per suo cenno un Pastor fido

Sopra un Codice di Gnido:

Il primato in questi o in quelli

Non dipende dal colore;

Ma quegli occhi son più belli

Che rispondono più al core. ◀Fabel ◀Livello 3

Epigramma.

Livello 3► Vuoi tu che ogni altro ceda

L’Impero a te de’cori?

Fa che ogni amante creda

Che d’esser bella ignori. ◀Livello 3

Toletta.

La Signora Latour desidera che venga annunziato alle Dame Italiane per mezzo del nostro Giornale, ch’essendosi occupata a comporre un Rossette [220] vegetale, che crede di aver ridotto alla sua perfezione, ha ottenuto l’approvazione della R. Società di medicina di Parigi. Noi lo facciamo volontieri per rendere un vero servizio alla Società, ed alla bellezza del nobil sesso.

Il rossetto della Signora Latour è composto di soli vegetali senza sostanze metalliche, nè sali minerali. Nella composizione di questo rossetto, che unisce al profumo della rosa il più brillante suo colorito sotto tutte le gradazioni, è stata guidata dai Chimici più abili: egli sosterrà facilmente la concorrenza coi più rinomati rossetti.

Vi sono dei vasetti di 3, 6, 12, 24, ed anche di 48 lire secondo il maggiore o minor grado di perfezione con cui sarà stato favorito ogni qualità di rossetto, ma la qualità sempre egualmente salubre.

La Signora Latour ne spedisce ovunque anche per mezzo della Posta, abita a Parigi nella contrada detta Montmatre num. 182. presso S. Giuseppe.

Aneddoti, e tratti di spirito.

Livello 3► Exemplum► Il Dottor Busby Inglese aveva posto nella sua camera un bel grappolo d’uva riservato per la sua colazione. Uno de’suoi figli entrò nella camera [221] prese l’uva, e disse: pubblico il contratto di matrimonio tra quest’uva e la emia bocca: se si trova al cuno che abbia delle giust cause d’impedimento dirimente perchè la mia bocca e quest’uva non si congiunghino, che lo dichiari. E tosto se la mangiò. Il Dottore, che ascoltava, e vedeva il risultato di questa astuzia, sorte dalla vicina camera armato dell’istromento di castigo, afferra il giovinetto e sì gli disse: Io pubblico il contratto tra questo staffile, ed i calzoni di mio figlio. Proferita la formola, soggiunse prontamente il giovinetto: Io lo impedisco. Perchè? risponde il Padre. Perchè le parti non sono d’accordo, ripiglia il figlio. Questo tratto di spirito gli meritò il perdono. ◀Exemplum ◀Livello 3

Livello 3► Exemplum► Una bella Damina manteneva con un Abate una viva corrispondenza: invano suo marito, ch’era molto geloso, la pregò varie volte d’interomperla; essa rispondevagli sempre: è questi l’unico mio piacere, non voglio rinunciarlo. Stanco di questa risposta il marito, si decise di andare a trovare l’Abate per rimproverarlo rapporto al modo col quale operava con un uomo della sua condizione, terminò dicendogli, che se voleva confidargli le lettere di sua moglie gli avrebbe pagati cinquecento Luigi. L’Abate si fece alquanto pregare, e finalmente gli consegnò le preziose lettere. Avuto che [222] le ebbe il marito andò a trovare la Moglie e le disse: Voi vedete che io non posso più oltre conversare con voi: ho in mia mano la prova della vostra infedeltà: scegliete il Convento che più vi piace. – Io deteseto il Convento, gli rispose la moglie e vi amo troppo per separarmi da voi. – Voi, scherzate, Signora, ma io ama l’onore, e non voglio soffrire la vostra infamia. – Io non trovo d’essere nel caso in cui mi supponete – Ah! capisco, sì ebbe la viltà di farvi sapere quello che mi premeva tanto di celarvi: ebbene; è giusto che voi sappiate tutto, voi non avete in mano che una parte della corrispondenza, quando la possederete intiera, acconsentirò se volete alla nostra separazione. allora andò a cercare nel suo gabinetto un volume di lettere Inglesi, e gli disse: Voi non avete che le copie, ecco gli originali: voi desideraste ch’io imparassi l’Inglese per parlarlo con voi: ho fatta la proposizione all’Abate d’insegnarmelo; vi acconsenti, ed eravamo convenuti che ogni giorno io tradurrei una lettera per rimetterla colle correzioni da farvi. Nel terminare questo discorso entrò l’Abate, e consegnò alla Damina li cinquecento Luigi, dicendole che era un regalo di suo marito. Il geloso restò sorpreso, e nello stesso tempocontento, ma non fu più curioso di veder le lettere di sua moglie. ◀Exemplum ◀Livello 3

[223] Livello 3► Exemplum► Il desunto Re di Prussia che accoglieva con somma bontà tutti i soggetti, che in qualche modo seppero farsi distinguere, ricevette un giorno con i maggiori contrasegni di stima il Marchese di Bomillè noto per le sue brillanti imprese nell’ultima guerra di America. S. M. si degnò di condurlo egli stesso a vedere gli appartamenti Reali. Dopo averne attraversati diversi, il Monarca credè di scorgere in volto al Marchese dei segni di sorpresa: come, gli disse Federico, voi stupite; voi assuefatto a vedere giornalmente le magnificenze di Versaglies? Qualche oggetto vi avrebbe forse colpito? Parlatemi liberamente. – Sire, rispose il Marchese, giacchè V. M. mi anima a spiegarmi, confesserò che realmente io resto sorpreso nel vedere in ciascuna stanza del vostro Palazzo il Ritratto di Giuseppè II. – Eh! Sappiate, repplicò il Re, che questo Principe è troppo attivo e intraprendente, perchè io non debba perderlo mai di vista. ◀Exemplum ◀Livello 3

Livello 3► Exemplum► Un domestico del suddetto Re l’aveva talmente reso impaziente che gli diede uno schiaffo, il quale disordinò un poco i suoi capegli. Il Paggio senza sconcertarsi andò a porsi dinanzi allo specchio nella camera del Principe, rifacendo al suo cospetto il riccio caduto. – Come briccone, disse il Monarca tu hai l’ardire . . . . – Sire, rispose il Pag-[224]gio, lo faccio solamente perchè quelli che sono nell’anticamera non si avvedano di quanto passò fra noi due. Federigo non potè lasciare di ridere, e passò in un’altra camera. ◀Exemplum ◀Livello 3

Livello 3► Exemplum► Disse qualcuno a questo gran Re, che una persona lo odiava mortalmente, e non cessava di dire male di lui. Ha egli due cento mille uomini? rispose, senza di ciò, che volete che io gli faccia? ◀Exemplum ◀Livello 3

Livello 3► Exemplum► Un soldato dello stesso Sovrano avendo disertato per la terza volta, Federigo lo fece venire alla sua presenza, e gli disse: perchè ti dispiace il mio servizio? – Sire, rispose il Granatiere, la fortuna non ci ha voluto favorire nelle ultime tre campagne, bisogna cercarla altrove – Mio Camerata, rispose Federigo, voglio che tu ne faccia ancor un’altra meco, e se non riesce, oh! per bacco, noi diserteremo insieme. ◀Exemplum ◀Livello 3

Livello 3► Exemplum► Un Elemosiniere d’un Reggimento dello stesso Re era da lui tanto amato, che qualche volta si compiaceva di seco motteggiare. Un giorno lo incontrò, e gli chiese da dove venisse. Dalla visita d’un ammalato, gli rispose Elemosimiere. – Ah! Amico, fatemi il piacere di andare a vedere anche il mio cavallo, che non ista bene. – Volentieri. Infatti andò alla scuderia, chiese di vedere, il cavallo, che ordinariamente montava il Re, lo esami-[225]nò, e diede allo Scudiere dei consiglj sopra la cura da tenersi. In seguito presentò alla Cassa delle Scuderie una memoria in cui domandava cento scudi per una visita fatta al cavallo favorito di S. M. e per i consiglj dati sulla di lui malattia. Il Cassiere mandò la Memoria al Re, il quale aggrottando le ciglia, disse: Si passi per questa volta, ma d’ora in avanti lo dispenso dalle sue visite. ◀Exemplum ◀Livello 3

Livello 3► Exemplum► Sul finire dei giorni di questo Sovrano gli avveniva qualche volta di dormire di più quanto si era proposto; questo lo infastidiva moltissimo, ed ordinò ai suoi camerieri di risvegliarlo alle quattr’ore, e di costringerlo eziandio a levarsi per qualunque cosa che lor venisse detto. Un Paggio che da pochi giorni si trovava al servizio del Re, essendo entrato una mattina nella sua camera per eseguire quest’ordine, il Monarca gli disse: Lasciami dormire ancora un poco; sono così stanco! – Vostra Maestà mi ha comandato di venir di buon ora. – Ancora un quarto d’ora solamente, ti dico. – Nemmeno un minuto. Sire, le quattro son ora suonate, e bisogna levarsi – Buono, disse il Re alzandosi, tu sei un bravo giovine, ecco come voglio che si faccia il suo dovere. ◀Exemplum ◀Livello 3

[226] America.

Metatestualità► N. B. Nulla di più interessante il Bel Sesso quanto il seguente importantissimo avviso. ◀Metatestualità

Non è meraviglia se fra i progetti presentati per la nostra nuova Constituzione, alquanti di bizzari ne comparvero. È noto che Italiani, Francesi, Tedeschi, Olandesi, ec. ec. corrono, o almeno correvano, a popolare l’Americano Stato nostro. Ecco per altro il più bizzaro di tutti.

Niuna Costituzione, dice il saggissimo Progettista, sarà mai consolidata, se non ha per esemplari le antiche usanze, le antiche Leggi. Io pesco, e ripesco notte, e giorno ne’più Classici Storici; e ne traggo arcibalenissimi Frutti. La storia della Vita dell’Imperatrici Romane, e delle Principesse del loro Sangue, forma il più serio, e nel tempo stesso il più ameno mio studio. Quali esempj! quai storielle! Qual verità! Oh il grande uomo che fù il S. Seraiez, il Compilatore di sì grande Opera! Quanto mai deve l’Italia a chi glie la diede nell’anno scorso, Monarchesse, Consolesse, Tribune, Ufficialone di ogni genere, prostitute, ed alcune bestialmente, ziffolanti Consiglj ai Cesari loro Padri, Sposi, Fratelli, Figli, e nondimeno sussiste la [227] Costituzione Romana! Qual prodigio; qual’esemplare! È ben vero che furono tutte, e tutti o trucidate, o affogati, o sotterati belli, e vivi, o strangolati: ma che s’ha a fare? Quando ci perseguono i Fati acerbi, e tristi, nascono di que’casi che non si son previsti. Se Tiberio, Comodo, Caracalla, Eliogabelo, ec. ec. s’ingannarono nel persuadersi che intiere Nazioni, nobilissime, oneste, e ricchissime Famiglie avessero a foffrire a costo de’proprj Beni, e della propria vita, i loro nefandi capriccj, peggio per loro. Furono giustamente puniti, e non già assassinati, ed assassinate. Io non consiglio assassinj, prostituzioni, tirranie, e specialmente all’incolume Americano; ma bensì di rendere anche la cicuta salutevole, cioè a dire, di trarre dalle antiche storie quanto ci era di buono fra tanto male. Eliogabalo dunque non contento di avere fatta sua Madre essere uno de’Membri del Senato volle farla Capo di un altro Senato, in cui facesse l’uffizio di Presidente. Con tale idea creo espressamente un Senato di Dame, le quali si adunassero sul Monte Quirinale in un palazzo a ciò destinato. In quel grave Tribunale si agitavano gli Affari delle Dame, e si decideva sopra ogni altra cosa di ciò che aveva relazione col solo sesso. Sovranamente si giudica delle mode, delle prece-[228]denze, delle maniere del vestirsi, degli abiti ad ogni condizione di persone proporzionate. Si trattava intorno le stoffe, ed i colori da usarsi; si risolveva senza dar luogo ad appellazione, a quali Dame era permesso l’andar in sedia o in lettiga, a quali era concesso il far viaggio sedendo sopra un cavallo, e sopra un asinello; quali potevano adornarsi con ori diamanti, ed altre pietre preziose; si pubblicavano ordini intorno gli abbigliamenti donneschi, gli ornamenti, i calzari, ed altre simiglianti materie, molto importanti al bene dello Stato e si fecero più Decreti, e più riduzioni, che se si fosse trattato de’maggiori interessi del vasto Impero Romano.

Se Soemia faceva una brillante figura alla testa di quel Senato ridicolo, e se partecipò gli onori de’Magistrati, non fu meno illustre Mesa tra quelli della milizia. Fu veduta vestita da Amazone far la rassegna delle Truppe del Pretorio nel loro Campo, e di dire il suo parere in tutto ciò, che riguardava un Esercito.

Ecco dunque il mio progetto. S’istituisca un Consiglio di Femine [sic] , si lasci loro la cura di reggere tutto il Sesso. Di quale imbarazzo non saranno liberi gli uomini!

[229] Risposta del Soggetto, a cui fu presentato tal Piano.

Sig. Progettista siete pazzo. Se uomini, e donne non possono raddrizzar il cervello Femineo, come ne riusciranno le sole Femmine? Principale Determinazione Americana e il Bando delle Mode, e voi ne indicate la Protezione, la estensione, la norma! Il vostro progetto presentatelo all’Ospitale de’Pazzarelli. Ritornate in Europa; andate.

Livello 3►

[230] Gabinetto delle Mode.

Spiegazione della tavola X.

Fig. 20.

Eteroritratto► È Ragionevole e giusto di dover rappresentare ogni stagione una Dama in abito di gala: ella è questa un’attenzione che dobbiamo avere, e crediamo che non ci si possa rimproverare di aver mancato.

Noi già abbiamo indicato qualche tempo fa in un modo sensibilissimo la differenza che passa dall’abito di gala d’addesso [sic] a quello d’altro tempo; è dunque inutile di ripeterlo. È questa assai visibile per chi conosce le mode antiche, o se ne ricorda almeno.

La Dama quì rappresentata è abbigliata con una veste all’Inglese di Peckin giallo guarnita sul dinanzi di grosse ciocche di garza d’Italia, e di manichetti pure di garza guarnite di blonda.

Sotto questa vesta una sottana di linon liscio con doppio falbalà.

Due orologi d’oro alla cintura guarniti di catene, e di bijoux d’oro.

Scarpe di taffetà giallo con falbalà di nastro gial-[231]lo guarnito di larghe rosette fatte di nastro bianco a punte d’argento.

Al collo un gonfio fichu di garza liscia allargato al mento, incrocichiato [sic] dinanzi, ed annodato di dietro le spalle. Non s’allacciano più, come per lo passato, alla cintura.

Un grosso mazzo di fiori al petto.

L’assetto del capo è a mediocri ricci staccati, quattro dei quali cadenti per parte sul petto: i capegli di dietro rialzato in un chignon sciolto.

Un cappello in testa tutto semplice e liscio colle ale di garza gialla, e colla testiera di garza bianca. Questo cappello è cinto d’una ghirlanda di doppj tulipani, ed ornato dinanzi d’un mazzo di detti fiori. Dietro di esso un grosso nodo di garza bianca colle di lei estremità assai larghe edentati cadenti a vele molto lunghe. ◀Eteroritratto ◀Livello 3 ◀Livello 2

[232] Tavola

Delle Materie contenute in questo Numero IX.

Maestri. Pag. 211

Costume bizzarro. 212

Aneddoti. 215

Amena Letteratura. 217

Toletta 219

America. 226

Gabinetto delle Mode. Spiegazione della Tavola X. Fig. 20. 230 ◀Livello 1