Citazione bibliografica: Gasparo Gozzi (Ed.): "N. 87", in: La Gazzetta Veneta, Vol.1\087 (1760-12-03), edito in: Ertler, Klaus-Dieter / Fabris, Angela / Fuchs, Alexandra (Ed.): Gli "Spectators" nel contesto internazionale. Edizione digitale, Graz 2011- . hdl.handle.net/11471/513.20.3697 [consultato il: ].


Livello 1►

N.o 87.

Mercoledì addi 3. Decembre 1760.

Che contiene

Quello, ch’è da vendere, da comperare, da darsi a fitto, le cose ricercate, le perdute, le trovate, in Venezia, o fuori di Venezia, il prezzo delle merci, il valore de’cambj, ed altre notizie, parte dilettevoli, e parte utili al Pubblico.

Livello 2► Livello 3► Lettera/Lettera al direttore► Al sig. Gazzettiere.

Sofronio Alitopisto. S.

IL (sic.) desiderio di quel Signor’Oltramontano, di leggere il Dizionario Istorico Critico di Pietro Bayle, m’ha indotto a fare alcune osservazioni sulla lettura del detto Libro, e perciò le vi anderò communicando a pezzi, perchè sono alquanto lunghe. Il cimento è pericoloso, perchè l’Autore è accreditato, ma l’utile che ne può derivare prevale in me sopra ogni timore. Io non nego, che l’Autore non sia stato un grande Uomo in ogni genere d’erudizione, ma asserisco bensì, che della sua erudizione s’è malignamente servito, e che perciò la lettura del suo Dizionario, è pericolosa per tutti quelli, che non la conoscono, e che di lui si fidano. Addio. ◀Lettera/Lettera al direttore ◀Livello 3

Metatestualità► Osservazioni sulla lettura del Dizionario Istorico Critico di Pietro Bayle. ◀Metatestualità

Livello 3► Eteroritratto► Quelli che non hanno lumi necessarj, acquistati collo studio, per avvalorare la Ragione, credono d’aver per le mani il Libro de’Libri, quando leggono il Dizionario del Bayle. Le opere voluminose, e le quali di tutto, generalmente, trattano, debbono essere sospette, imperciocchè è noto, ed è vero quel detto: Livello 4► Citazione/Motto► Magnus Liber, Magnum malum. ◀Citazione/Motto ◀Livello 4 Questo Libro, tutta via è in gran voga. Lo leggono gli Uomini dotti; direi; per conoscere il termine a cui giunge l’occulta malizia d’un maligno ingegno; lo leggono gl’Idioti, come una Biblioteca ristretta è (sic.) adattata a chi senza facoltà estimativa, crede buono tutto quello, che vede stampato; e lo leggono quelli, che amano il libertinaggio, per raccogliere falsi argomenti, con cui ingannare sè medesimi, e procurar’il sonno all’assopita Ragione.

Quantunque il titolo spesse volte non corrisponda alla sostanza d’un Libro, tutta via il Frontispizio dee servire all’uomo saggio e ragionevole, di regola, per disponersi a leggerlo. Questa disposizione dee essere accompagnata da ajuti sufficienti per leggere con profitto; e questo profitto non mai risulterà, quando non si proceda a coglierlo con quel metodo, che si richiede. In ogni cosa vi vogliono i suoi genuini principj, e dalla mancanza, o dalla diversità di questi, dipende il buono, o il cattivo frutto, che si coglie dalla lettura de’Libri. Il principio, che si richiede per leggere il Dizionario del Bayle, viene determinato dal Frontispizio del Dizionario medesimo, il quale porta seco, e annunzia il carattere di Critico. Quindi per istudiare un Libro Critico, nessun’altri, fuori che qualche sciocco, potrà negare, che si richiede, o cognizione di quello che cade sotto la Critica, o confronto diligente ed esatto della Critica colle cose criticate.

Egl’è vero, che l’Autore può essere tale, che meriti, che si stia alla sua parola, ma è vero altresí, che studiando gli Uomini per arrivar’al punto di persuadersi di quelle cose, che cadono sotto l’umano giudizio, non mai un uomo ragionevole s’arresterà sulla buona fede d’un Autore, senza almeno conoscere la indole di lui. È cosa nota, che la Critica è utile per svelare, e per smascherare la impostura, col confronto, e colla ragione, ed è cosa nota, che ogni Critico, il quale non fa altro, se non che promovere dubbj, e inorpellare di paralogismo gl’argomenti, egli stesso è un impostore. Per leggere, dunque un Dizionario Critico, si richiede, un ingegno perspicace, l’intelletto ben disposto, la volontà ben’affetta, ed una sufficiente misura, con cui dee credersi alli Critici. Le nostre ipotesi interne non debbon’ esser’adulate, e la verità sola dee essere lo scopo delli nostri studj. Ogni prevenzione dee essere deposta, e non dee pesare la fatica dell’esame è (sic.) delli confronti. Rendesi necessaria cosa, ancora, il conoscere è (sic.) l’esaminare, le circostanze dell’Autore, la sua indole, il suo modo di ragionare, i suoi Maestri, i suoi avversarj, i fautori, l’istituto della vita, i costumi e lo spirito del Paese, in cui viveva; imperciocchè da queste circostanze ben conosciute dipende la fede, che deesi prestar’all’Autore. Premessi questi principj, alli quali non può opporre, se non qualche spirito, che alloggia; come si dice, ad ogni prima Osteria, si darà una idea del Dizionario Critico del Bayle, e poi s’anderà considerando nelle viste degli accennati principj. ◀Eteroritratto ◀Livello 3

Metatestualità► Il proseguimento sarà nella Gazzetta seguente. ◀Metatestualità

Livello 3► Lettera/Lettera al direttore► Sig. Gazzettiere.

Avendo per molti anni veduto ne’Teatri rappresentati diversi componimenti, ho dal più al meno imparato qual titolo si convenga a ciascun genere di quelli. So che le azioni domestiche imitate sulle Scene, con caratteri ch’abbiano in sè una defformità ridicola, e non dannosa, si chiamano Commedie; che quelle azioni, le quali rappresentano magnifiche, e sublimi Pitture, che movano l’orrore, e la compassione vengono intitolate Tragedie. Ho veduto, che Tragicommedie si debbono chiamare que’componimenti, ch’hanno in sè un meschiamento di mezzanità, e di grandezza; e che portano il titolo di Pastorali, quelle che mettono dinanzi agli occhi degli spettatori le faccende de’Pastori; benchè quest’ultime sieno oggidì affatto trascurate da’Poeti, e non so la ragione, poichè il nuovo apparecchio della Scena, e le semplici usanze di quelle Genti potrebbero dare un infinito diletto agli Spettatori. Alle volte però vengono rappresentati certi componimenti, a’quali io non saprei qual titolo si convenisse; non vedendo in essi alcuna di quelle regole, ch’io odo essere stabilite alla Tragedia (sic.) alla Commedia, o ad altre siffatte; onde vi prego, ditemi in qual modo dovrei chiamare, supponete La Navigazione di Enea, ch’ho veduta ne’passati giorni. Scusatemi del disturbo, che vi dò, e noveratemi fra gli Amici vostri, perchè son tale, e di cuore. ◀Lettera/Lettera al direttore ◀Livello 3

Livello 3► Lettera/Lettera al direttore► Signor mio Stimatissimo.

Il componimento, di cui mi chiedete il titolo è uno spettacolo, un’azione Scenica, un Poema rappresentativo, o comunque voi lo vogliate chiamare, perchè ogni nome può convenire ad una cosa, che contiene ogni cosa. Con tutto ciò riandando le usanze de’nostri primi Poeti Italiani, credo, che meglio d’ogni altro titolo sia convenevole a siffatti lavori quello di Rappresentazione. Quando in Italia non s’avea ancora cognizione della buona Poesia Teatrale, e giacevasi quest’Arte, come quasi tutte l’altre, nelle tenebre, e nel bujo; incominciarono gli Autori a dilettare l’Udienza, con questo genere d’imitazione, che fu da loro Rappresentazione intitolata. Prendevasi il Poeta un larghissimo argomento, per lo più dalla Sagra Istoria, o la vita di qualche Martire, e senza verun rispetto nè di tempo, nè di luogo, tutti i fatti infilzava l’un dietro all’altro. Vedevansi nella prima Scena gli Attori uscire in Gerusalemme, nella seconda in Egitto, nella terza in Roma, e così di mano in mano si chiudeva il compimento, che aveano viaggiato il Mondo, come Pietro della Valle. Cominciava oltre a ciò lo spettacolo, poniamo negli anni di nostra salute quattrocentottantasette, e avea fine nel cinquecentoquarantotto, onde un giro di sessantun anno era compreso in una sola Rappresentazione. E quel, che peggio era, avveniva, che in nobilissimi argomenti, e con Personaggi dignissimi di rispetto, anzi di venerazione, si mescolavano con abbominevole indecenza Persone plebee, scostumate, e atte a far ridere con le oscenità; e co’fatti sublimi si facea una mistura d’azioni, non solo vili, e plebee, ma piene di molte licenziosità, e tali, ch’io non le descrivo; ma si possono ancora vedere in esse Rappresentazioni anticamente stampate. Tale fu il principio, e il nascimento non solo del Teatro Italiano; ma del Francese ancora; come si può vedere nel Libro scritto dal Signor di Beauchamps in questo proposito, dove dal cominciamento del Teatro di Francia si viene fino a’nostri dì segnando gli avanzamenti di quello. Credo d’avere a sufficienza risposto alla richiesta vostra, e forse sono anche stato troppo lungo; ma non è male il vedere come in tutti i Paesi, quando non s’era destato il gusto, ed erano l’Arti nella loro fanciullezza, si cominciò da questo genere, men faticoso di Poesia, che venne Rappresentazione chiamato. Non so s’io v’abbia appagato. Accettate almeno il mio buon desiderio, e tenetemi per vostro Amico. ◀Lettera/Lettera al direttore ◀Livello 3

Livello 3► L’Autore de’dubbj al Gazzettiere.

Lettera/Lettera al direttore► Ho letta la vostra favola dell’Amore, e dell’Interesse. Non sò dove s’andasse ad abitar Amore dappoichè venne dal suo nemico privato dell’armi sue. Se l’Autore donde traeste quell’invenzione lo dice, vi prego di parteciparmelo, e sono. ◀Lettera/Lettera al direttore ◀Livello 3

Livello 3► Allegorie► Dappoichè Amore, venne dalla Casa, in cui abitava, discacciato, fuggitosi dalla Città, e abbandonati i ricchi Palagi, e le grandi abitazioni, andò fra le umili capanne, dove provveduto d’altre arme dalla Madre, incominciò a vivere co’semplicetti Pastori. E tanto gli piacque la novella vita, che da indi in poi, non si partì più da boschi, tanto più, che colà non teme d’aver a vedere la faccia di quell’astutaccio Interesse, che l’aveva alla trappola malamente condotto. Ma peggio avvenne ancora per calamità degli uomini abitatori delle Città, e ciò fu che la Pace, la quale è compagna del vero Amore, non potendo più durare, nè vivere in Compagnia dell’Interesse, che facea le veci di quello, trovandosi ogni giorno minacciata, atterrita, e combattuta, prese finalmente una subita risoluzione; e lasciati i dorati alberghi, e le marmoree colonne, che gli sostenevano, se n’andò anch’ella a far compagnia al fuggito figliuolo di Venere, e s’accasò fra Pastori. Rimase allora in un gravissimo impaccio ravviluppato l’interesse (sic.), imperciocchè continuamente erano alle mani le mogli co’Mariti, i Padri co’figliuoli, questi co’Padri, e poco mancava, che non si sgozzassero i fratelli insieme, e si avvelenassero le sorelle l’une con l’altre. Della qual cosa, gravemente sbigottito l’Interesse, pensò in qual forma potesse riparare a nuovi disordini, e non potendo, nè con ambasciate, nè con promesse indurre Amore, e la Pace, a ritornare dov’egli facea soggiorno; andò egli medesimo a ritrovare una Donzella di tal qualità, che sapea adattare il viso ad ogni occorrenza. Era costei di sì astuta finezza, che non vi sarebbe stato Strologo alcuno, il quale avesse potuto indovinare quello, ch’ella avesse nel cuore; ma nel viso, seguendo le occorrenze, dimostrava quello, che s’adattava alla volontà altrui; e secondo, che vedea ch’altri desiderava, ora con lagrime bagnava gli occhi, ora col riso spiegava le ciglia; e in breve si potea dire che la pelle della sua faccia era una maschera, la quale si tramutava secondo le occasioni. Oltre a ciò, sapea costei fingersi, ora cieca, ora sorda, ora mutola, e quando favellava, dicea sempre quello, che non sentiva nel cuore. Era il nome suo Dissimulazione, ed è ancora il medesimo. Venne dunque la maliziosa fanciulla dalle preghiere dell’Interesse piegata, per modo, che consentì d’andar seco, e presi i vestiti della Pace, e tutti gli atteggiamenti di quella, sì seppe reggersi, e darla ad intendere a chi non la conoscea, che la Dissimulazione fu creduta Pace, e ancora per tale è tenuta. ◀Allegorie ◀Livello 3

Cose da vendere.

Un Signore Forestiere ha ritrovato nella sua Libreria un Manoscritto di propria mano di Lodovico Castelvetro, il cui nome nella Repubblica Letteraria è notissimo pel grande acume dell’ingegno, e per la sua somma dottrina.

Il M. S. è di pag. 118. scritte dall’una, e dall’altra parte in carattere minuto, e comincia:

Il Nome della presente Poesia.

e finisce

Che ho detto nella sposizione della Poetica d’Aristotile, ch’è la sposizione della Stanza 24. la quale comincia: Passo passo andavam, del Canto Ventesimonono di Dante sopra la sua Commedia intitolata l’Inferno.

Questo Manuscritto è l’unico del detto Autore, nè mai è stato veduto da persone letterate, le quali se ne sarebbero potuto servire, e particolarmente il Sig. Muratori.

Si lascierà visitare il MS. da persone intendente, senza però che si parta dalle mani di chi lo custodisce, se prima non viene eseguito lo sborso, che resterà accordato, e di cui s’attenderanno le offerte per darlo al maggior offeritore.

Se mai da chi l’acquista venisse pubblicato con le stampe, dee fra gli altri patti entrare quello d’una Copia d’esso Libro congiunto ad una anche dell’altre Opere del Castelvetro già impresse e che portano in fronte la vita dell’Autore medesimo, scritta dal Muratori.

Chi desiderasse d’avere più distinta notizia del Manuscritto, ne domandi al Signor Paolo Colombani Librajo in Venezia in Merceria all’insegna della Pace.

Libri nuovi in Venezia.

È uscita da’Torchi del Sig. Recurti Librajo una dotta Dissertazione del Signor Abate Jacopo Crescini Benascente, nella quale per utile pubblico si tratta la maniera dell’insegnare, e studiare le Leggi Civili. In fine della Dissertazione sono aggiunte due appendici, l’una indiritta al lume de’Padri, e de’figliuoli di questa Città; e l’altra a comodo de’Nobili Giovani di Repubblica. La sola lettura di essa Dissertazione, e delle due Appendici dimostra a sufficienza qual sia la solidità di pensare del Dotto Autore, e quali sieno quegli oggetti, e quelle interessanti verità, che sole ne’suoi retti pensieri, col presentarle al Pubblico prende di mira. Il Sig. Abate Crescini è notissimo per le sue meditazioni lungamente fate nelle Scienze, e pel giovamento da lui arrecato col mettere in pratica il metodo suo nell’illuminare la Gioventù in quella Scienza, della quale in questo Libretto brevemente, ma con molta sostanza, e sugo ragiona.

In Villa da Mogiano poco lontano dal Terraglio. Campi 40. circa con Fabriche Colloniche, e Dominicali nuove, e consistenti, con fornimenti, e senza; chi applicasse farne l’acquisto parli con il Sig. Alberto Rassai stà nel Mezado dell’Ecc. Sig. Antonio Signoretti a S. Angelo per andar al Teatro.

Avviso

Sebastiano Coleti Librajo Veneto ha pubblicato il Tomo Decimo della Storia Universale Sacra, e Profana del Padre Calmet, e perciò ne sono avvisati li Sig. Associati acciò possino provederselo per la continuazione dell’Opera.

Cose perdute.

Il Giorno 28. Novembre nella Contrada di S. Pantaleone in corte del Gallo è stata perduta una Cagna bussole di pelo bianco di grandezza mezzana; onde, chi l’avesse ritrovata, la porti a Giacomina Fazzadio in detta corte del Gallo, che li sarà data la cortesia.

Case da Fittare.

Una Bottega in Salizzada a S. Antonin, paga all’anno Duc. 30.

Per le chiavi si parli con quel da Rimessi in campiello.

Case da Fittare fuori di Venezia.

Palazzino d’affittar un miglio di quà dal Dolo dalla parte del cavallo, vicino Kà Grimani con sue commodità Barchezza, Scudaria, Rimessa, Orto, Brollo, Chiesola, e Lozza, paga all’anno Duc. 150.

Chi lo desidera veder li sarà mostrato dal Gastaldo che vi è dentro, e quì in Venezia parli con il Sig. Francesco Grisoldi a S. Maria Nova.

Legni arrivati.

Adi 20. Novembre. Trabacolo, Patron Domenico Petrinich, venuto, da Buccariza, con 15. Bar. Miel.

Detto. Tartana, nominata Madonna del Rosario, e S. Antonio di Padova, Capitan Zorzi Camenarovich, manca da Durazzo. 23. giorni, raccomandata a sè medemo, con 406. Balle Tabaco. 30. Balle Gotton. 300. Maurizze Semenza di Lin. 945. Fag. e mezzo Lana. 50. Balle Salonichi. 24. colli cera. 22. Balle cordoani Pelle 4440. 9. Balle detti Zalli Pelle 1822. 2. Balle cordoani, e Montonine Pelle 455. 2. Fag. Sachi votti.

Detto. Trabacolo. Patron Anzolo Vianello, venuto da Piran, con 130. Mozza Sal.

Detto. Pieligo, Patron Antonio Fransozetto, venuto da Cherzo, e Vegia, con 6. Miera Fighi in Bar., e Molgiazzi. 4. Rodoli Rassa in più cavezzi. 1. Fag. Boldroni. 1. Fag. Grippola. 83. Bar. Miel. 1. Fag. Retagi di Pelle.

Detto. Pieligo, Patron Christofolo Lucovich, venuto da Cattaro, con 35. Miera castradina. 14. Panetti Spalmadura. 155. Molgiazzi, e Masteladi Fighi. 6. cassoni, e 1. cassetta candelle di Seo. 1. Molgiazzo carne di Manzo salata. 108. Pezze Formaggio Morlaco. 444. Pezze detto Morioto.

Detto. Pieligo, Patron Antonio Varghetta, venuto da Castel Novo, e Curzola, con 255. Balle Lana. 3. colli ccra (sic.). 2. colli Grana. 2 colli corni di Cervo. 1. collo Pelle di Lepro, e Pelle di Orso. 4. Mazzi Seda. 2. Fag. Sachi voti. 15. Balle Boldtoni. 2. Miera Scodano. 4. Rodoli Rassa. ◀Livello 2

Vendesi la presente Gazzetta a 5. soldi, e si ricevono le Notizie.

A San Marco. Nella Bottega da Caffè di Florian.

In Merceria. Nella Bottega di Paolo Colombani Librajo.

Giù del Ponte di S. Polo appresso la Calle dei Savoneri. Nella Bottega di Gasparo Ronconella Librajo.

In Venezia. Per Pietro Marcuzzi Stampatore.

Con Privilegio. ◀Livello 1