Zitiervorschlag: Gasparo Gozzi (Hrsg.): "N. 51", in: La Gazzetta Veneta, Vol.1\051 (1760-07-30), ediert in: Ertler, Klaus-Dieter / Fabris, Angela / Fuchs, Alexandra (Hrsg.): Die "Spectators" im internationalen Kontext. Digitale Edition, Graz 2011- . hdl.handle.net/11471/513.20.3662 [aufgerufen am: ].


Ebene 1►

N.° 51.

Mercoledì addi 30. Luglio 1760.

Che contiene

Quello, ch’è da vendere, da comperare, da darsi a fitto, le cose ricercate, le perdute, le trovate, in Venezia, o fuori di Venezia, il prezzo delle merci, il valore de’cambj, ed altre notizie, parte dilettevoli, e parte utili al Pubblico.

Ebene 2► Io non so se Tigri, e Lioni, che pure sono chiamati animali crudeli, sieno mai giunti ad usare quelle crudeltà, che fanno gli Uomini, quando hanno sì guasto, e intorbidato il cuore, che il lume dell’intelletto ne venga offuscato. Quella ragione, che gli dovrebbe guidare nel corso della vita, diventa in così fatti Uomini un veleno dello spirito; e appunto perchè intendono, e conoscono, raffinano le iniquità per modo, che ogni Fiera più selvaggia, parebbe appetto a loro un agnello mansueto.

Ebene 3► Exemplum► Nelle vicinanze di Brescia poco tempo è, che andando per suoi interessi un Parroco, e conducendo seco una sua Nipote, avvenne ch’egli s’arrestò seco ad un Osteria di passaggio. Adocchiarono la Fanciulla quattro scellerati Uomini, i quali di là scostatisi, e ad un certo passo attendendola, dalle mani del Zio ne la rapirono a forza, e correndo sviati quà, e colà, in grandissima furia ne la portarono fra campi lontani da ogni abitazione. Perdonisi il silenzio alla penna mia; e non entri la mia mente a riandare le orribili nefandezze di quattro infami compagni; i quali non contenti di quanto agli onesti orecchi io risparmio; tutti e quattro, con acutissime coltella alla mano, a lei che snudata aveano, cominciarono a punzecchiare quelle parti del petto, che danno il primo nudrimento all’Uomo, e dopo siffatta barbarie deliberarono fra loro a chi l’uccidesse. S’avventò uno di loro col coltello alla gola della meschina; ma, o non bastandogli il cuore, o altro, che si fosse, cadde egli medesimo in terra riverso, e disse a’compagni, che un invisibile raggio l’avea sbalordito, e abbattuto. Dalla qual cosa atterriti, lasciarono l’infelice quivi abbandonata, che finalmente co’gemiti, e co’lamenti fendendo l’aria, venne udita dal Zio, ricolta da lui, di pianto bagnata, e condotta alla sua casa. Due degl’iniqui vennero alle mani della Giustizia, e poco anderà, che con la debita morte pagheranno il fio della loro inumanità, e gli altri due sono con ogni diligenza inseguiti. ◀Exemplum ◀Ebene 3

Metatextualität► Vedemmo ne’Fogli passati l’uccisione di certi Ladroni; e come altri ne furono presi nel territorio di Vicenza. ◀Metatextualität Ben si dee credere, che le Persone di que’luoghi vivano in gravissimi sospetti, e che pel cervello s’aggirino loro sempre pensieri di rubamenti, e che nel cuore abbiano molte paure, sicchè ogni viso strano, ogni Uomo che porti in ispalla archibuso, risvegli dubbii, e timori d’assassinamenti, e di bottini. Naturalmente la cosa dee essere a questo modo, e io so, che fino a quì diversi ebbero siffatti capricci di paura, fra i quali uno, e non senza fondamento, fu vicino a spiritare.

Ebene 3► Exemplum► Trovandosi questi in una sua Villetta non molto discosta da Tiene, nelle più calde ore del giorno soletto in una Sala a terreno, per acconciare, e rivedere i fatti suoi, avea versati sopra una Tavola alquanti sacchetti di monete, e stavasi noverandole in pace. Leva per caso gli occhi, e vede sull’uscio della Sala appresentatosi un Uomo fra i cinquanta, e i sessant’anni, con un ceffo da guardarsene ogni fedel Cristiano, guernito le labbra di due mostacchi che di quà, e di là gli cadevano verso al mento, cappello alla sgherra; e un grosso archibuso da Valle in ispalla, e due pistolle alla centola. Questo subito apparimento fu un ghiaccio al cuore del galantuomo, il quale diede per perduto se, ed i danari in quel punto; e peggiore stimò lo stato suo, quando dietro al primo, vide il secondo, e il terzo a comparire, tutti armati alla medesima foggia. Posesi il Vecchio la mano al cappello, per fare un saluto; e il Padrone veduto l’atto del braccio, stimando ch’egli volesse levarsi dalla spalla l’archibuso fu per domandargli la vita, se non che pure udendo la voce d’un saluto, fece cuore, e levatosi in piedi, sberrettandosi anch’egli, fece a’tre una grata accoglienza, dicendo che volentieri ne gli vedea (Dio sa come) e che desiderava d’intendere, che buon vento ne gli avesse quivi condotti. Ma mentre, che in tal guisa favellava, spesso la natura gli facea volgere gli occhi alle monete sulla tavola versate, e gli parea di vederle a volare. Di che avvedutosi il Vecchio gli disse: Signor mio, non temete punto di noi, che non siamo già quì per farvi danno veruno; ma camminando noi a questo gran bollore siamo mezzo morti di sete. Bene, rispose il Padrone, noi berremo, volentieri, attendete. Chi è là? Servi. Giovanni, Piero. Non fu verso, che alcuno rispondesse, perchè essendo l’ora strana, chi era andato quà, chi là, e aveano lasciato solo il Padrone. Che farò? Diceva, fra sê il Padrone, s’io ripongo le monete ne’sacchi, io do loro sospetto di stimargli ladroni, e chi sa qual risoluzione prendono queste bestie; s’io vò, e lascio quì i danari, alla mia venuta, a pena ritroverò la tavola. Fra tali pensieri, dando fra sè l’ultimo addio in suo cuore alle monete si leva sù, immagini ognuno con qual triemito di ginocchia, e va egli medesimo pel vino. Pensa s’egli facea fretta allo spillo della botte perchè gittasse, e se si sbrigò presto a ritornare indietro con fiasco, bicchieri e tovagliuolini. Giunto in Sala gira l’occhio alle monete, e vedendole condizionate, come prima, gli si allargò il cuore una spanna, e cominciò a versare il vino con un’allegrezza, che parea tra fratelli. Poichè i tre compagni ebbero bevuto, disse il Vecchio: Abbiamo quì fuori della porta alcuni compagni, i quali, se vi degnate, verranno anch’essi volentieri a ricevere le grazie vostre. Fossino essi mille, disse il Padrone; io stesso anderò ad invitargli, e fattosi all’uscio vede altri tre anch’essi con le medesime arme, e di là pochi passi altri tre, e tre ancora dopo di loro. Con tutto che fosse alquanto rassicurato, pure non sapendo a qual fine dovesse riuscire la cosa, non potea affatto confortarsi. Intanto erano già tutti nella sala entrati, ed egli offeriva loro carni, capponi, e ogni cosa per una colizione; ma essi null’altro vollero fuorchè pane, cacio e vino; Sicchè più volte convenne a lui partirsi per fare tali provvedimenti, e sempre, con suo grandissimo stupore, ritrovava le monete quali poste le avea. Finalmente la brigata, con molte ceremonie, prese licenza, esibendosi di pagare, quanto avea mangiato, e bevuto; ma non volendolo egli, e arrischiandosi a chiedere, che andassero facendo a quell’ora, risposegli il vecchio, che cercavano d’uccidere que’birri, i quali pochi giorni prima aveano due de’suoi figliuoli nel caso di Villaverla ammazzati. Così detto si partirono di là; ed egli con lagrime di tenerezza negli occhi, e con una fretta, che non si vide mai la maggiore, insaccò le monete di nuovo, facendo tra sè giuramento di spendere, senza mai più noverare. ◀Exemplum ◀Ebene 3

Lavoravano due muratori adì 22. del corrente Mese dietro alla Chiesa di San Fantino, verso l’ore 22. accomodando il tetto d’una casa altissima. L’uno d’essi saliva una scala appoggiata al muro, e l’altro la tenea salda di sotto. Convenne al muratore, che la tenea ferma partirsi, e n’avvisò il compagno; ma quegli, che arrischiato era, e poco curante d’ogni cosa, e già più volte avea passati molti pericoli, con buona fortuna; volle proseguire le sue salite anche solo; sicchè sbilanciatosi cadde con la scala in una corte, e si ruppe l’ossa per modo, che morì di là a due ore.

C’è una Fanciulla saviamente educata, e che ha ogni buona condizione per una Famiglia, d’anni ventuno, e con mille Ducati di Dote in circa. Se ci fosse alcuno, che la desiderasse per moglie, ne parli al Sig. Giuseppe Cagioli all’insegna della Compagnia di Gesù in Merceria, col quale potrà trattare, e patteggiare per tal matrimonio.

Persone, ch’esibiscono le loro capacità.

Luigi Passoni detto Valdech Nobile Cenedese, possiede la Lingua Greca, e la Francese, onde fa sapere al Pubblico, ch’esso s’esibisce d’insegnare alle nobiltà loro le suddette Lingue con metodo facile, e con termini non più praticati da qualsisia Professore di queste due Lingue nell’insegnarle; mentre il medemo è talmente in esse versato, che sembra nativo d’ambedue le dette Nazioni; sicchè se qualche Nobile, o altra persona desiderasse prevalersi delle di lui istruzioni, egli fa sapere qualmente abita in Contrada di S. Giacomo dall’Orio in corte Ferenciola, e se qualcuno volesse andare a prender lezzione (sic.) in casa del medemo, ivi troverà una nobile, e pulita abitazione mobilgliata con tutto buon gusto, per ricevere qualunque Nobile Forastiere. E per la di lui fatica nell’insegnare le suddette due Lingue rimettersi a qualunque cortesia gli sarà fatta, mentre esso non brama più che incontrare il Pubblico aggradimento.

Cose desiderate.

Chi avesse alquanti Campi in Merina, prativi, arativi, e con viti, parli col il Sig.Colombani, il quale l’indirizzerà alla persona, che gli ricerca o a fitto, o a livello, o in vendita..

Case da Fittare.

Casa d’affittar in Contrà di S. Pantaleon al Ponte di Kà Marcello, paga all’anno D. 100.

Chi la vuole parli col Sig. Marcantonio Zopprelli, Speziale da Medicina al Gaffaro.

Casa d’affittar fornita pulitamente a S. Paterniano in corte de’Risi, chi la desiderasse a fitto, o volesse anche comperare i fornimenti, parli col Sig. Colombani Librajo.

Chi avesse bisogno d’una Camera fornita per far Mezzà ovvero Casino, vadi dalla Sig. Elisabeta dei Picoli, che stà vicina al Capitelo posto sotto il portico del Forner, in cale Fiubera a S. Giminian.

Due Mezzadi d’affittar in Contrada di S. Salvador; chi li desidera vedere parli coll’Orefice all’insegna delli tre Rè Magi in Spaderia.

Casa d’affittar con 5. camere, Portico, cusina, ed altri luoghi di comodo tutto su un piano, in campo a Santa Soffia, paga all’anno D. 75.

Chi la vuole parli col Sig. Gasparo Angeli, che tiene Bottega sotto il detto Portico.

Casa d’affittar in calle della Madonna sopra la Riva del Vin a Rialto, paga all’anno D. 40.

Chi la vuole parli con Zuanne Mattei Peater, che sta in detta calle, o pure col Sig. Paolo Colombani, che gli verranno date le informazioni.

Casa grande d’affittar in Contrada della Croce, sopra Canal grande, paga all’Anno Duc. 90. Di ragione del Venerando Monistero del Corpus Domini.

Le chiavi sono al Monistero suddetto.

Libri in Venezia.

In Vitello d’Oro rappresentazione Sagra Dramatica, in Venezia appresso Stefano Orlandini 1760. in 12. val soldi 15. E un’operetta d’Antonio Bianchi Veneziano, dedicata al Reverendiss. Sig. Don Giuseppe Calzavara Piovano di Santa Eufemia.

Libri Forestieri.

Felicis de Felici; de Neutoniana attractione unica cohaerentia naturalis caussa Dissertatio Physico-Experimentalis Elenchtica adversus G. E. Hambergerum. Annae 1757. 4.

Rossi. Petri. Davidis Carmina quae Psalmi dicuntur, tum Cantica veteris novique Testamenti, Latinis versibus reddita atque illustrata. Arretii 1759. 8.

Dissertazione Istorico-Etruca sopra l’origine, antico stato, lingua, e carattere della Etrusca Nazione, e sopra l’origine, e primo, e posteriore stato della Città di Volterra, col rapporto a’suoi antichi Monumenti, ed Ipogei del Cavaliere Giuseppe Maria Riccobaldi del Bava. Firenze 1758. 4.

Raccolta di varii Componimenti Latini ed Italiani del Dottor Domenico Valentini, coll’aggiunta di alcuni saggi di traduzioni sopra diversi Soggetti. Lucca 1754. 4.

Relazione di Giovanni Rondinelli, sopra lo Stato antico e moderno della Città di Arezzo. 1755. 8.

In Opuscolum Inscriptum Rev. Jo: Joseph Languel Archiep. Senonensis Judicium de Operibus Theologicis F. F. Bellelli, & Berti Expostulatio. Liburni 1756. 4.

Dell’innestare il Vajacolo Discorso di Francesco Caluri. Siena 1760. 4.

Delle Tessere Cavalleresche di Bronzo, tenute al Collo, Lezione del Sig. Domenico Maria Manni. Firenze 1760. 4.

Tutti questi Libri si trovano appresso il Sig. Giambatista Pasquali Librajo in Merceria.

Cambj per le Piazze Estere, corsi addi 18. Luglio 1760.

Lione Ducati- 58 7/8 Banco per Scudi d’Oro Sole N. 100. da Lire 3. l’uno.

Bolzano Soldi- 132 per un Scudo da Carantani 93.

Roma Scudi Oro Stampe 63 1/3 per Ducati 100. Banco.

Napoli Ducati Regno 121 ¾ per Ducati 100. Banco.

Firenze Scudi- 80 ¼ Oro da Lir. 7 ½ per Ducati 100. Banco.

Livorno Pezze da 8/r 104 ¾ per Ducati 100. Banco.

Milano Soldi- 154 ¾ per un Scudo di Soldi 117. Imperiali.

Genova Soldi- 94 1/8 per un Scudo da Lir. 4: 12 Fuori Banco.

Anversa grossi- 95 ¼ per un Ducato Banco.

Amsterdam grossi- 91 2/5 per un Ducato Banco.

Amburgo grossi- 87 per un Ducato Banco.

Londra Sterlini- 52 ¾ per un Ducato Banco.

Augusta Taleri- 99 ¾ per 100. Ducati Banco.

Vienna Fiorini- 191 ½ per Ducati 100. Banco.

Vendesi la presente Gazzetta a 5. soldi, e si ricevono le Notizie.

Avviso a’Signori associati.

Il giorno de’sei d’Agosto s’apre la nuova associazione, essendo terminati i mesi sei dopo il principio della Gazzetta. Cominciando il semestre nuovo, s’avvisa que’Signori, i quali hanno pagato per li sei mesi trascorsi; che l’ultima Gazzetta d’essi mesi sei sarà il numero 52. Pel Foglio 53. s’attenderà al solito posto, che chi vuole proseguire confermi la grazia col suo assenso, e segni il suo nome per gli altri sei mesi venturi. ◀Ebene 2

Vendesi la presente Gazzetta a 5. soldi, e si ricevono le Notizie:

A San Marco. Nella Bottega da Caffè di Florian.

In Merceria. Nella Bottega di Paolo Colombani Librajo.

Giù del Ponte di S. Polo appresso la Calle dei Savoneri. Nella Bottega di Gasparo Ronconella Librajo.

In Venezia. Per Pietro Marcuzzi Stampatore.

Con Privilegio. ◀Ebene 1