Citazione bibliografica: Gasparo Gozzi (Ed.): "N. 33", in: La Gazzetta Veneta, Vol.1\033 (1760-05-28), edito in: Ertler, Klaus-Dieter (Ed.): Gli "Spectators" nel contesto internazionale. Edizione digitale, Graz 2011- . hdl.handle.net/11471/513.20.3644 [consultato il: ].


Livello 1►

N.° 33.

Mercoledì addi 28. Maggio 1760.

Che contiene

Quello, ch’è da vendere, da comperare, da darsi a fitto, le cose ricercate, le perdute, le trovate, in Venezia, o fuori di Venezia, il prezzo delle merci, il valore de’ cambj, ed altre notizie, parte dilettevoli, e parte utili al Pubblico.

Livello 2► Val più un’oncia di voglia in corpo di mille libbre di senno, e di ragioni. Quante volte si sono veduti truffatori andare intorno, e chi con un artifizio, chi con un altro trarre i danari fuor delle mani al Prossimo? Costoro hanno fra l’altre una lusinga, che ti mettono in isperanza d’utilità, o di piacere, se questa t’entra nelle viscere, ti spogli in camicia per dar quanto hai a così fatti promettitori. Ne’passati dì nella Contrada di San Trovaso se ne vide questo nuovo esempio. Livello 3► Exemplum► Andò una Donna co’capelli arruffati, e con un’aria di sibilla camminando per que’luoghi, e veduta una femmina sull’uscio, che forse l’avea appostata avanti per gittar l’amo, le si fece all’orecchio, e spalancando gli occhi, come se la fosse stata invasata: Io ti saluto, le disse, o fortunatissima Donna. Odi pazzia, diceva l’altra: Io fortunata! che ho sì, e sì, e stringevasi nelle spalle rammentando tutti i suoi guai. Non vi lagnate, no, diceva l’astutaccia, che voi avete in casa di che rimediare, ad ogni malanno. Sorella mia, voi non lo sapete: ma negli antichi tempi fu quì in casa vostra nascosto un tesoro, e io so dove giace. Tesori di stracci diceva l’altra, io so, dove ne sono in casa mia, altro no, e io credo certamente, o buona Donna, che voi farnetichiate; ma così dicendo si vedea negli occhi, che la cominciava ad assaggiare, e a bere il veleno della lusinga. Come appunto quando un Giovane dice ad una fanciulla, che le vuol bene, che questa mostra di non lo credere; ma ghigna, e fa due occhiolini, che dicono il contrario. Se n’avvide subito la trista, che colei avea ingozzato l’amo, ed empiendole il capo d’urne d’oro ripiene, che risplendeva qual Sole e, nominando dobloni, zecchini, e verghe, facendole a parole ogni cosa toccar con mano, tanto le ravviluppò il cervello, e l’animo, che seco in casa la condusse. Quivi, con licenza della Padrona, borbottando non so quali parole, torcendo gl’occhi, e facendo pentacoli, e sigilli con un carbone spento sulla terra; che l’altra ne spiritava, le disse: Quì è il tesoro, e di quà dee uscire la ricchezza, e la beatitudine vostra. Come si farà, diceva l’altra? Udite, rispondeva la tesoriera. Voi sapete che la calamita ha questa virtù, che attragge a sè il ferro, l’ambra la paglia, e la tromba del pozzo l’acqua. Il Cielo ha dato questa virtù a molte cose d’attrarne a sè dell’altre; ma sopra tutto ha conceduto la facoltà all’oro di trarne a sè dell’altro. I danari fanno danari, dicono le genti, e credono, che ciò sia perchè un ricco abbia maggior fortuna, o più cervello d’un altro; ma non è vero; ciò avviene, perchè gli zecchini, che sono in casa sua ne tirano a sè per occulta qualità di natura degli altri. Ma tutti non sanno i segreti di natura perchè non hanno studiato, com’io, che qual mi vedete, non fo mai altro dì è notte, che pensare a tale attrazione dell’oro. Sicchè, per venire al punto, io farò quì una buca in terra, e se voi avete oro da mettervi dentro, ch’io lo vi metterò, e coprirò sotto agli occhi vostri, questo in capo a tre dì chiamerà su l’altro dalle viscere della terra, dov’è celato, e vedrete tutto questo luogo fornito d’urne di zecchini nuovi, e ardenti, senza verun’altra vostra fatica. Io ho un pajo di smaniglie disse l’altra, ed eccole. Presele in mano la valente Donna, e vedutele disse, che poco oro era quello, e che poco sarebbe stato l’oro attratto, e che quanto più stato fosse, maggior sarebbe stata la copia dell’oro trovato. Di che l’altra già ubbriaca per la dolcezza del guadagno, corse ad alcune sue amiche, e con varj colori, e pretesti ebbe da loro non sò quali altre paja di smaniglie, e trionfando ritornò alla sua Fata. Questa allora tutte prendendole, e sotto gli occhi di lei nella buca apparecchiata calandole, le coperse, co’più brutti visacci, e col più pazzo stralunar d’occhi, che mai si vedesse, indi levatasi di là, con un viso, che parca impazzata le disse: Guai a te, o Donna, se di tutto ciò, che s’è fatto, e hai veduto, ne fai parola ad altrui, o quà discopri se non sono prima passati i tre giorni. Tutta la casa tua sarebbe incendio, e carboni, e tu medesima ne verresti per l’aria portata. In capo a tre giorni quì mi rivedrai, e mi darai premio di mie fatiche, non chiedendoti io per ora cosa veruna. Mi farai allora quella parte, che tu vorrai de’trovati tesori, per ora: Addio, e così detto, le si tolse dinanzi.

Rimase la buona femmina prima attonita, e balorda, poi a poco a poco tutta ripiena di sì dolce pensiero, e di speranza. Chi può dire, quante volte al dì n’andava pian piano a vedere se la terra bolliva, e se ne spuntavano l’urne? La notte o poco chiudeva gli occhi, o sempre sognava oro, e argento. Lagnavasi il Marito suo, che la minestra era sciocca, o tutta sale, e non sapea, ch’ella facea tutto sopra pensiero, e che avea sempre il cuore al sepolcro delle smaniglie. Molti erano anche i conti, che faceva in suo cuore. Dove ella avesse a riporre tant’oro, in che ne dovesse spendere parte, quanto investirne, qual grata sorpresa farne al Marito, come beneficarne i parenti suoi, e far con esso dispetto a certe donnicciuole sue nemiche. Fra questi pensieri ecco il terzo dì, e l’ora assegnata. Le batte, il cuore, le tremano sotto le ginocchia mentre, che va alla buca; scopre, che la mano parea parletica, guarda; ed oh spettacolo! la trova vota. Forse l’urne saranno sotto le panche, saranno quà, saranno colà. Non è vero. Quindi le subite strida, i pianti, i lamenti, il mettersi le mani ne’capelli. Accorrono l’altre Donne, fra le quali quelle, che aveano prestate le smaniglie, sanno il caso, eccoti nuovi guai, chi la chiama pazza, chi rivuole il suo. Viene a casa il Marito, ode la faccenda come sta, e non bada al suo buon cuore, e all’intenzione, ch’ella avea di arricchirlo, ma la concia con le pugna: e intanto la maladetta Fata, che con la destrezza delle mani trafugò l’oro nell’atto del riporlo, insegna ch’egli è meglio stentare con quel poco che si possiede, che perdere anche quello per la speranza del meglio. ◀Exemplum ◀Livello 3

Livello 3► Exemplum► Nella bottega dell’ottimo fabbricatore de’Cristalli Giuseppe Briatti stavansi ne’giorni scorsi varie Maschere vagheggiando quegli artifiziosi lavori. Mentre che tutti erano quivi attenti, eccoti che un Signore sente una mano calarsi nella sua tasca, in cui avea parecchi zecchini; onde messavi di subito anche la sua per riparare al caso abbrancò la mano del ladro, e la tenne salda. Questi sbigottito trae fuori subito la sua, onde gli caggiono tre zecchini in terra. Dice il galantuomo: Ricoglili con l’altra mano, e dammi i miei danari, Ladrone. Costui si abbassa, gli ricoglie, e glieli da. Tutte le Maschere gli sono intorno, e ognuno dice la sua; tenendo sempre l’uomo dabbene saldo il ladro per la mano; e svillaneggiandolo per lasciarlo andare. Dice una delle Maschere: Per consolazione de’circostanti, V. S. dia almeno quattro guanciate a costui. Giele da, ma piano. Per favore, ripetono le Maschere, un poco più forte. Cresce. In verità dicono gli astanti questi bricconi meritano gastigo, e V. S. lo tratta troppo dolcemente; dovrebbe riscaldarsi. Allora zomba più gagliardamente, e a poco a poco sì lo stimolarono, che crescendogli la furia, gli diede tante pugna, schiaffi, e calci, che quasi lo disfece, sicchè a pena il ladro si fuggì vivo, lasciato in terra il mantello, che fu dato all’uomo dabbene al giovane della bottega, dicendo: costui non verrà più indietro pel mantel suo, questo è tua roba, fanne quell’uso che vuoi. ◀Exemplum ◀Livello 3

Quel poco, ch’io dissi nel passato Foglio della Gazzetta di Londra, mi fece poi esaminare con maggior diligenza i fondamenti di quella Società che dà i premii a’ritrovatori de’Segreti. Nell’anno dunque 1758. si stabilì in Londra una Società, per promovere le Arti, le Manifatture, e il Commerzio. Ciò apparisce da un Libretto stampato in Londra nel 1758. che ha per titolo: Rules and orders of the Society established at London for the encouragement of arts manufactures and Commerce, cioè. Regole, è statuti (sic.) della Società stabilita in Londra per l’incoraggimento delle Arti, delle Manifatture, e del Commerzio. Per conservare la memoria d’un’epoca così fortunata, il Signor Stuart, cognominatio l’Ateniese, per essere dimorato lungo tempo in Grecia a riconoscere i più preziosi frammenti delle antichità, inventò la Medaglia, in cui leggesi: Società per promovere le Arti, e il commercio stabilita a Londra nell’anno 1758. e nel rovescio. Il Sig. Giuseppe Smith Console di Venezia promotore del Commerzio Britannico 1758.

Essa è composta de’Personaggi più ragguardevoli dell’Inghilterra, tra quali si annovera il Duca di NeWcastle (sic.), il Conte di Holdernesse, Milord Chesterfield, Cardigan, Cavendich, Cadogan, Bolinbroke, Bruce, Anson, e altri. Questi Signori mossi dal solo zelo del pubblico bene, contribuiscono ogni anno una certa quantità di danaro, per formarne i premii, e si radunano di quando in quando per istabilire co’loro voti quali materie sieno degne d’essere proposte, e per ragguagliarne i premii. È da avvertirsi, che l’Irlanda avendo una simile Società, sostenuta dal Parlamento di quel Regno, e la Scozia avendo pure una compagnia di gente volontaria pel medesimo fine, tutti i premii dati dalla Società sono circoscritti dentro l’Inghilterra, il Paese di Wales, Benvich(sic.), e le Colonie Inglesi in America, quando però non venisse dichiarato altrimenti nell’avvertimento al Pubblico. Ha la suddetta Società i suoi corrispondenti forestieri: a Torino il Sig. Giuseppe Bruni Professore di Notomia nella Regia Università; il Conte Albini d’Udine nello stato Veneto, il Signor Jacopo Mounfey Medico nell’armata di Russia ec. Sarebbe cosa desiderabile, che l’esempio d’una Nazione così potente, e libera, in mezzo allo strepito dell’armi, all’apparecchio d’armate poderose per le tre parti del Mondo, venisse imitato anche da tutte l’altre colte, e pacifiche Nazioni.

Livello 3► Lettera/Lettera al direttore►

Lettera ad un amico.

Non basta no, ch’io abbia scritto a V. S. privatamente; ma intendo di darle un testimonio pubblico della mia stima. So che questi miei Fogli le capitano alle mani, onde vedrà, com’io la penso. Ella con uno spontaneo movimento ha rivolto verso di me l’animo suo, senza avermi conosciuto, nè veduto mai; m’ha scritto con molta gentilezza più volte, senza palesarmi il suo nome, e finalmente l’ha manifestato. Veda qual deve essere l’obbligo mio, e la mia gratitudine. Non so però quanto pagherei di sapere, non avendomi ella veduto mai, con quale immagine, e effigie io sia presente alla sua fantasia. Conviene, ch’io le dica qualche particolarità, perchè s’ella mai venisse a Venezia, non le paresse diversa la mia condizione da quella, che l’ha immaginata. Ella legge questi Fogli, e forse crede, ch’io sia di una lieta conversazione, e ch’io parli volentieri. Mai non avrà veduta aria più fredda, nè bocca, che parli più a stento. Io ho tutte le parole sulla penna, e questa mi serve per lingua; e taccio quasi tutto il dì, per chiacchierare sulla carta. Alle volte sono quà co’piè, e coll’aspetto, e l’anima mia è non so dove, sicchè chi la vuol presente conviene, che la chiami con un fischio, e talora con due. Sono nemico capitale delle cerimonie, non per rusticità d’animo; ma perchè sendomi più volte arrischiato a farne le non mi sono riuscite. Quando sono convalescente, quella è la mia sanità; e dico d’essere una torre, quando non mi trovo a letto, e col Medico a canto. Altre cosette ho; ma tutte non le dico in lettera. S’accerti bene, che conosco tutte le leggi dell’amicizia, della gratitudine, e delle obbligazioni; che amo di cuore chi mi vuol bene, e a chi m’odia non so portare odio, ma gli sto da lontano per non riceverne dispiaceri. In somma qual sono, e qual posso essere da quì in poi, che nol so ne meno io, sarò sempre suo buon amico, e servitore. ◀Lettera/Lettera al direttore ◀Livello 3

Cose perdute.

Chi avesse ritrovata una Scatola d’argento quadra rinvolta in un fazzoletto la porti dal Sig. Floriano Caffettiere sotto le Procuratie Nove, che gliene saranno dati i contrassegni, e la cortesia.

Mercordì adi 21. Maggio fu perduto una Cagnoletta picciola, con pelo lungo, bianco e nero, con le orecchie sbufe, verso le ore 24. mancò a San Lio, se qualcheduno l’avesse ritrovata la porti da quello del Caffè in salizada a S. Lio.

Persone, ch’esibiscono la loro capacità.

Vi sarebbe Persona, che desidera impiegarsi per Agente di Campagna d’età di anni 30. in circa con Moglie, con ogni cognizione in materia di far lavorar terre, in somma in tutto quello potesse occorrere a tal Agenzia, con tener esatto registro, e scrittura; e chi applicasse a tal Persona il suo recapito è dal Sig. Zuanne Gritti Caffettiere sotto li portici a Rialto.

Persone desiderate.

Ci è pervenuto dalla Germania il seguente avviso, e si desidera che sia pubblicato: Molti uomini Letterati avendo dimostrato desiderio grande, di aver una raccolta completa delle Opere del famoso fu Professore dell’Eloquenza in Altdorff C. G. Schvvartz: s’esibisce un Letterato di lasciare ad un qualche Librajo, per una ricognizione onesta, una collezione delle medeme fatte con molte spese e fatiche, la qual potrebb’essere di quattro Tomi in 4. in circa. Anzi, se venisse desiderato, fornirà una picciola raccolta di certe Lettere del medesimo Autore, ad alcuni famosi Letterati dell’Italia, con le loro risposte, non ancora stampate.

Se dunque alcun Librajo volesse intraprendere l’Edizione di quest’Opera, lascierà l’avviso in uno de’Posti destinati per ricevere le notizie della Gazzetta presente, e gli sarà notificato, con chi abbia da contrattare.

Case da Fittare.

Casa d’affittar a S. Ternita in campo delle Gatte, paga all’anno D. 80. Le chiavi sono dal Formagier vicino.

Un Mezzà d’affittar in Contrada di S. Benetto dietro al Magazen, ad uso d’Interveniente, e fornito di tutto il suo bisogno. Chi applicasse potrà far capo colla Sig. Michiela Tomasini sta di casa appresso il Magazzen sudetto.

Casa d’affittar in Contrada di San Marcilian sulla Fondamenta di Kà Lezze, paga all’anno D. 105 e regalie.

Altra Casa in detta Contrada alla Madonna dell’Orto, paga all’anno D. 50. e regalie.

Le chiavi sono a Kà Marinoni contiguo alla sudetta.

Casa d’affittar in Canareggio nella Contrada di S. Lunardo in faccia Kà Labbia; paga all’anno Duc. 150.

Le chiavi sono presso il Sig. Gioan Antonio Nazari Agente di Kà Bonsadini, stà di casa sopra la fondamenta di Canareggio.

Casa d’affittar con tutte le sue comodità posta nella Contrada di S: Apponal in corte detta del Bonomo; paga all’anno Duc. 225.

Le chiavi sono nella casa medesima.

Case da Fittare fuori di Venezia.

Palazzo d’affittar dalla parte della Chiesa di Moggian alquanto fra terra, con suoi mobili, ed anche senza detti, con due Barchesse, Chiesola con Messa quotidiana, Giardino, Cedrera, ed altro. Chi applicasse, parli con li Caffettieri in detta Villa sopra il Terragio.

Tre Casini da fittar alla Torretta a Mestre, per andar sul Terraglio, con tutti i suoi comodi, si paga all’anno Duc. 35. per uno. Chi li volesse ne parli col Reverendissimo Sig. D. Michele Gennari in Venezia.

Legni arrrivati.

Adi 19. Maggio. Fregadon nominato Madonna dei Carmini, e S. Spiridion, Capitan Piero Giansich, manca da Corfù 12. giorni, Parcenevole D. Giulio Paiton qu: Fedrico, con 39. Botte, e 10. car. Oglio. 302. Stera Semenza di Lin. 166. Miera, e 300. Libre Valonia. 26. Balle Sengona negra. 2. cassette Cera Vergine. 22. colli Filadi. 3. colli detti Rossi. 15. colli Seda.

Detto. Pieligo, Patron Zuanne Piteri, venuto da Piran, con 8. cai Oglio.

Detto. Pieligo, Patron Antonio da Zara, venuto da Rovigno, con 10. cai Oglio. 70. Stera Formento. 6. cai Salamora.

Detto. Pieligo, Patron Piero Sambo venuto da Rimani, con 4. ceste Formagielle. 35. Miera Solfere a refuso in Panni.

Detto. Tartana nominata Santissima Ressurezion, Capitan Salvator Paturzo Napolitano, manca da Trapano 24. giorni, raccomandata a sè medemo, con 333. Salme Sal.

Detto. Pieligo, Patron Vicenzo Radatovich, venuto da Manopoli, e Zara, con 3. cai Oglio. 1. Fagotto Biancaria.

Detto. Trabacolo, Patron Mattio da Zara, venuto da Parenzo, con 4. cai Oglio.

Detto. Pieligo, Patron Marco Vianello, venuto da Palma Nova, con 7. Sachi Orzo. 100. Sachi Farina zala.

Detto. Trabacolo Patron Lorenzo Quintavalle, venuto da Pago, con 140. Moza Sal.

Detto. Pinco nominato l’Anzolo Custode, Patron Agostino Cassiero Napolitano, manca da Trapano 24. giorni, raccomandato a sè medemo, con 312. Salme Sal. 40. cantara cenere in Sachi. 1000 Scoe di Paglia. 300. Sporte di Paglia. 100. Libre Spago da Velle.

Detto. Pieligo, Patron Giacomo Vianello, venuto da Palma Nova, con 110. Sachi Farina zala.

Detto. Pieligo, Patron Piero Gezzo, venuto da Palma Nova, con 300. Stera Formento. 200. Stera Formenton.

Detto. Pieligo, Patron Giacomo Ragusin, venuto da Trieste, con 125. Sachi Cera zala. 3. car. Orzo Todesco. 5. Sachi Pelle di Gatti Salvatichi. 3. Balle Panni. 4. Bar. Sortiti. 14. casse Sugo di Liquerizia. 2. Scatole Mana canelatta.

Detto. Bracera. Patron Cristofolo Spolar, venuto da Trieste, con 3. Balle Grizo. 8. Balle Telle. 1. cassetta Oglio di Ginepro. 61. Sacho Cera zala. 25. Bar. chiodi. 1. Bar. cortine. 9. car. Orzo Todesco. 1. cassetta Terlise. 2. Balle Panni.

22. Detto. Batelo Patron Zuanne Vianello, venuto da Palaciol, con 26. Stera Farina zala.

Detto. Pieligo, Patron Zuanne Vianello, venuto da Palaciol, con 300. Stera Formenton. 105. Sachi Farina zala.

Detto. Pieligo, Patron Giacomo Vianello, venuto da Palcaiol, con 300. Stera Formenton. 134. Sachi Farina zala.

Detto. Tartana nominata Santissimo Redentor, Spirito Santo, e la Madonna de’Carmini, Capitan Antonio Lucovich, manca da Corinto 15. giorni, e da Patrasso 15. giorni, raccomandata a Capitan Marco Lacovich, con 12700. Pezze Formaggio Moriotto compreso il Rotame. 25. cai, e 6. car. Oglio. 53. Ludri, e 2. car. Catrame. ◀Livello 2

Vendesi la presente Gazzetta a 5. soldi, e si ricevono le Notizie

A San Marco. Nella Bottega da Caffè di Florian.

In Merceria. Nella Bottega di Paolo Colombani Librajo.

Giù del Ponte di S. Polo appresso la Calle dei Savoneri. Nella Bottega di Gasparo Ronconella Librajo.

In Venezia. Per Pietro Marcuzzi Stampatore.

Con Privilegio. ◀Livello 1