Référence bibliographique: Francesco Grassi (Éd.): "Num. 29", dans: Spettatore piemontese, Vol.1\29 (1786), pp. 281-304, édité dans: Ertler, Klaus-Dieter / Fuchs, Alexandra (Éd.): Les "Spectators" dans le contexte international. Édition numérique, Graz 2011- . hdl.handle.net/11471/513.20.3631 [consulté le: ].


Niveau 1►

N.o 29.

Citation/Devise► Os tenerum pueri, balbumque . . . . figurat:
Torquet ab obscoenis jam nunc Sermonibus aurem:
Mox etram Pectus praeceptis format amicis,
Asperitatis, & Invidiae corrector, & Irae.
◀Citation/Devise

16. Gennajo 1787.

Niveau 2► Sovverrassi il mio Lettore, che, tra le altre Cose da me visitate nella Magione del felice Cordelio, dissi avere attratto i miei Sguardi le Occupazioni bendirette della piccola di lui Famiglia in Istruzione. Ora se contentato mi fossi di volgere sopra così interessante Oggetto un’Occhiata oziosa, e corsiva, prova avrei dato invero d’assai indifferente Spettatore. – Molte belle cose in questo Genere insegnate furono da Lock, da Milord Chesterfield, da Rousseau, da Condillac &c. lo Scopo del presente Foglio è solo d’esporre la Pratica d’un Padre, e d’una Madre illuminatamente affezionati al Bene della tenera Prole loro. Niveau 3► Dialogue► Questo Luogo di Lavoro, e di Confinamento (dissi io a Cordelio all’entrar soli nel nitido Studiolo, guernito di Supellettili quanto semplici, altrettanto più all’occhio allettevoli: con Carte di vario genere affisse in vago [282] Compartimento alle candidissime Pareti; ed altri bendisposti istruttivi Ordegni) tuttochè assai ridente all’occhio, potrebbe riuscir rincrescevole a tutt’altri Fanciulli, che ai Vostri: nei quali il prematuro Progresso dell’Istruzione arguisce indubitata Propensità alla Disciplina. – Mentre da Padre prevenuto (risposemi Cordelio) voglio accordarvi l’Opinione favorevole, che avete su questo Capo pe’miei Figliuoli, debbo altresí con la Gratitudine, che conviensi, attribuirne tutta la Lode al mio Amico (il Precettor loro) che seppe rendere questo Gabinetto così aggradevole al lor Genio, che, siccome sempre con piacere alla debit’ ora lo ricercano, così mai per noia nol lasciano. – Il rendere la Disciplina amabile alla prima Età, vaga soltanto di fanciullesche Diversioni; ed allettarla, malgrado il volubile Istinto, ad una qualunque Contenzione o di Memoria, o di Spirito, senzachè una sovranoia nelle tenere Menti crei insurmontabile Avversione ad ogni Studio in avvenire, suppone (dissi io allora a Cordelio) un’Arte così dilicata, e così interessante, che, ove non fossevi di molestia, a nome di tutti i Padri zelanti dell’Educazione dei Figliuoli loro, vi pregherei di ragionarne. – Una tal’Arte (soggiunse l’accondiscendente Amico) richiede più Destrezza, che Scienza: più [283] Risoluzione, che Raziocinio. – Dico Risoluzione (continuò sempre Cordelio): perchè se mi supponete un padre indolente, che (o negli Affari, o nei Piaceri concentrato) soddisfatto d’aver provveduto o d’Aio, o di Scuola qualunque i propri Figli, sgravisi sopra d’essi del Peso intieramente dell’Addisciplinamento loro, senza curarsi d’osservare con Diligenza in qual Modo; con qual Metodo; per quali Specie di Cognizioni; ed in quale o Ripugnanza, o Disposizione venga la sua Prole educata, allora il Successo della buona Educazione (se pure mai buona diventi) a Caso piuttosto, che a Paterna Provvidenza deesi attribuire. – Laddove se voi mi date un Padre, che, consapevole di tutto il Pregio d’una studiata Disciplina, uguale Sollecitudine fervagli in petto di proccurarla alla diletta sua Progenie, un ingegnoso Amore lo guida lungo sottilissimo Filo d’efficaci Pratiche, per cui l’adescata Fatica medesima si belbello (fortificandosi l’Abito) col Piacere stesso. – Per ottenere poi l’importantissimo Intento havvi (seguiva) più sicura Via di quella, che Natura segna? – Non basta ad un sollecito Padre, o ad un saggio Istitutore, ch’ella acceso abbia nei tenerelli Animi le Scintille d’Emulazione? L’Ardore di Curiosità? ed il Riverbero della Onta? – sarà egli un [284] vano Allettamento nella mano zelante d’amoroso Genitore, od Aio quel congenito Istinto nei pargoletti Allievi loro d’amare quanto è bello, quanto è proporzionato, e simmetrico, quanto è compartito, ordinato, armonioso ai novelli loro Sensi? – Poichè la provvida Natura avvanzò l’Opera in tal guisa presentando nell’Istinto degli sbozzati cerei Discepoletti le sovramentovate Disposizioni (che dal più al meno comuni sono a tutta la Schiatta umana) che altro rimane alla sollecita Istituzione (o del Padre, o dell’Aio) che di non proporre Oggetti di Disciplina se non sotto alcuno di quegli Aspetti fintanto almeno, che l’Età loro dilicata contratto abbia maggiore Rassodamento? – Dal che avviene che il tenero Allievo, nel provare ad un tempo il Piacere della Diversione, e smaltire il Nodrimento della Disciplina, assuefacciasi a questa con diletto: nè mai (come chi resti da improprio, o da soverchio Cibo sopraffatto) con avversione l’abborrisca. – Quivi sospendendo Cordelio il suo Discorso quasi avesse soddisfatto alla Richiesta mia, Io approvo sommamente (gli soggiunsi) la vostra Opinione: senonchè parendomi apportar ella considerevole Rivoluzione nella Pratica comunemente adottata nelle Istituzioni private, desidererei ancora, se non vi gravasse, che discendeste ad [285] un più minuto, e più pratico Divisamento. – Dal particolarizzato Metodo e più evidente spiccherebbe la Verità Teorica del Sistema vostro: ed il Precetto accomodato all’Uso offrirebbe un’agevole Sperienza a tutti coloro, che volessero entrare nelle vostre Viste. – Senza Pretensione d’apportare Novità alcuna nel Metodo d’educare domesticamente i Figliuoli (ripigliò allora Cordelio più impegnato a sviluppare le sue Idee sopra l’interessante Soggetto) io non posso ch’esporvi ragionata quella Pratica, ch’io seguo: del cui Effetto ne’miei Figliuoli (comechè disdicasi a me il lodarli) sono io pienamente soddisfatto. – Ma, per farmi subito al Proposito della vostra Domanda, voi stupirete forse all’udir quì da me, che colle Precauzioni da me sovraesposte osai cominciare l’Addisciplinamento de’miei Pargoletti fin dal primo anno appunto dell’età loro, quando principiò la lor Lingua a snodarsi alla Prononciazione! – Voi potete congetturare, ch’io parlo della nostra Italiana Favella: della quale i Vocaboli feci loro apprendere, presentandone gli Oggetti agl’infantili Divertimenti o dipinti, o comunque figurati: oppure nomando loro in natura quelli, che più viva impressione far potessero sopra gli allettati lor Sensi. – Così durante lo Spazio dei consecutivi altri [286] primi anni (tempo in cui la Natura alletta que’novelli Individui a sviluppare gli Usi primieri del Corpo, e dei Sensi loro) per costante Attenzione, che gli Occhi loro non vedessero, od i loro Orecchi non sentissero che quanto fosse decoroso, armonico, ed (in una parola) naturale: dall’altra parte col dispiegare ai già curiosi loro Sguardi in Girelle, Scamuzzoli, Ventagli, Magichette, od altre somiglianti Fanciullaggini, quanto ha di più vago Natura, distinguendo ogni Oggetto, e Parti di esso co’propri loro Vocaboli, giunsi a vedere imitato il Decoro degli Atteggiamenti ne’puerili loro Scherzi; la Giustezza di Tono o approvata dal loro Udito, od espressa nelle fanciullesche loro Cantilene: e finalmente qualche Proprietà d’Enunciazione nell’infantile Balbuziamento loro. – Comprendo (dissi allora io a Cordelio)! – Vostro Sistema consiste nel vestire il Precetto d’Azione, che l’imitativo Istinto porti poi l’agognante tenero Allievo poco a poco a copiare. – Più ancora (ripigliò egli)! – Il mio Precetto in quella Età non isforzevole segue il volubile Capriccio loro. – Essi lo ritrovano nelle cose, che agognano; in ogni luogo ove vogliono essere; ed in tutto ciò che vogliono fare. Esso calma il Pianto loro nel grembo stesso della Nutrice: prepara i fanciulleschi loro [287] Trattenimenti; e, divertendo, gl’istruisce. E, senzachè appaia il menomo Scopo d’Addisciplinamento, esso divincola i docili lor Muscoli ad una disinvolta Ginnastica, forma lor Occhi alle Distanze, lor Orecchie alle Cadenze, lor Portamento alla Decenza: e mentre d’Immagini scelte nella cerea Fantasía loro destramente impresse premunisce lor anco vacua Memoria, comincia a far isviluppare nel vergine loro Cuore i primitivi Germi di Sensibilità, di Bontà, di Riconoscenza, d’Emolazione. – In somma il zelante Precetto fin d’allora tratteggia invisibilmente nel Fanciullo i primi Lineamenti dell’Uomo: nè mostrasi sotto altro Sembiante all’infantile suo Pupillo, che di fanciullesco Scherzo. – Questa (continuò Cordelio) è stata mia dilettosa Pratica nell’opportuno Ozio mio circa l’educar su i miei Bambolini fino all’Età di sett’anni. L’Anima, ond’avvivò l’Autore della Natura i lor Corpicciuoli, spiegò per tal guisa la sua prima Energía (diramantesi principalmente nel vedere, sentire, volere, moversi, ed enunciarsi) nel Modo, e sopra Oggetti da me scelti ad isbozzare quelle Impressioni, che volli; e che giudicai più confacenti all’Idea del medesimo Autore nel formarli. – Così niuna anile Prevenzione, o panico Terrore; niun volgare o Moto, o Concetto, o Sentimento; niuno sgar- [288] bata, ed innaturale Attitudine, scordante Tono, o mostruosa Immagine insinuossi a spegnere quella congenita Armonia, che nel comune Sensorio accende Natura, tanto approvatrice spontanea del Bello, e dell’Ordinato; quanto dal Difforme, e dal Discordante avversa. Ma per lo contrario io innutrii gli allettati lor Sensi a bere avidi quel puro Nettare, che scola tanto gustoso negli animi dal Sentimento, che produce la connaturale Proporzione scintillante dalle vaghe Figure, dai Corpi regolari, dagli ordinati Compartimenti, dalle benassortite Mischianze de’Colori, simmetriche Specie, campeggianti Groppi, ed altre vagamente combinate Forme o di Natura, o dell’Arte. . . . . Quivi accorgendosi Cordelio (dalla Significazione d’un mio Sorriso) ch’io stava per interromperlo, indovinossi, ch’io avessi qualche Obbiezione ad una Pratica tanto metafisica in una infantile Educazione: e subito, Non malapprendete (seguitò egli) le mie Parole. – Non trattasi di Metafisica, non di Sottigliezza nel Caso nostro! – Quando io presento agl’infantili sguardi alcuno dei sovranomati Oggetti, non li presento già perchè ne comprendano il Magistero; ma perchè ne godano la vaga Specie! – Io non suppongo in essi acquistata Intelligenza; suppongo solo istillato Istinto: nè ho [289] già in mira una prepostera Istruzione; ma bensì un connaturale Allettamento. In somma non intendo sforzare Dimostrazioni: lo Scopo mio è d’improntare delle Impressioni! – Così quando proccuro che arrivino al loro Orecchio o Parole soltanto proprie degli Oggetti, e ben prononciate; o (tanto nel Suono, che nel Canto) solamente ben tonici Accenti: oppure (nei Movimenti del Corpo siachè la puerile Compiacenza occorra d’esigere o che si cammini, o che si danzi, o che si salti, o vadasi a cavalluccio, o facciansi altre somiglianti Fanciullezze) non veggano i loro Occhi che Atteggiamenti o nobili, o graziosi; e sopra tutto e decenti, e naturali: allora (dico) non intendo già io d’insegnar loro peranco o Grammatica, o Musica, o Danza, o Scherma, o Cavallerizza; ma per mezzo di tale Pratica io sulle Traccie stesse infallibili di Natura li manoduco (per dir così) all’incontro delle Arti suddette, e d’altre ancora più importanti per la Ragione forse poco osservata, che ora sono per dirvi: - Percezione, Giudizio, Raziocinio tre Facoltà sono, il cui Esercizio intendendo di perfezionare Natura nei teneri suoi Allievi, procede ella al suo Scopo ordinatamente per Gradi, e non per Salti. Quindi è che il Metodo Istitutivo dee nel Ragionato Addisciplinamento distinguere benbene tre quasi Epoche. Il [290] fare così, o altrimente nell’importante Affare dell’Educazione viene all’istesso, che avere navigando il Vento o da Poppa, o da Prua. – Tratte così le prime Linee di Divisione, difficile non riesce distinguere particolarizzando la Circonferenza dei marcati Confini. Alla Percezione corrisponde la Mimica, ossia l’Imitazione, che sull’Esempio meramente pratico modellasi. – Le prime Operazioni d’una semplice Combinazione dipendono già dal Giudizio: dove l’Esempio, che continua ad essere dell’Imitazione Modello, comincia di Mecanico a farsi parte Ragionato. – La più composta Combinazione è infine Prerogativa del Raziocinio, che, abbandonate le Stringhe della Imitazione, osa ormai camminare da sola, illuminando Teoria le confirmate Vestigia. – Ora sotto la Dizione della prima Epoca (che, ove ad altri piaccia, conchiuderemo nel Periodo dei primi Settanni) comprendonsi i Nomi nella natia Favella ben prononziati degli Oggetti: con la sensibile Distenzione delle Cose più attraenti, come Colori, Figure, Alberi, Fiori, Animali, Giardini, Campagne, Monti, Fiumi: gli Oggetti in somma più speciosi o naturali, od artefatti. – L’ampia Sfera di questo Articolo è diretta ad esercitare nei novelli Individui (spignendo natura al Mecanismo) gli Occhi, la Lingua, e la Memoria. [291] L’altro Articolo di quest’Epoca medesima spetta all’Esercizio dell’Orecchio: il quale (oltre d’essere formato alla corretta Prononzia de’Vocaboli) deesi eccitare al congenito Senso d’Armonia non solo col rimuovere dall’imprimevole Timpano ogni sconcertato Suono, o Voce: ma coll’assuefarlo anzi a gustare benarmonici toni di vari Istrumenti, o di Canto. – Il terzo Articolo compreso anche nei Limiti di questa prima Divisione assai esteso, ed importante riguarda l’Esercizio dei Corporali Movimenti: nel qual genere occorrono il camminare, il correre, il saltellare: e l’atteggiarsi o scogliando, o percotendo, o traendo, come avviene d’uso negli infantili Scherzi, o Giuochi: nel che (proscritto dall’occhio imitativo de’Fanciulli ogni innaturale Scontorcimento, grotesca Smorfia, o disadatta Attitudine) ad isviluppare le forze loro motrici, ed impossessarli d’un Corpo docile, disinvolto, e sano, non hannosi a praticare alla presenza loro, che Movimenti tali, cui Destrezza, Disinvoltura, Grazia, Decenza, Naturalezza non commendi. – Ma trascorsi così i Limiti della prima (dove il Precetto sotto il velo nascondesi dell’Esempio soltanto) ottimamente disposto già entra l’educabile Allievo dentro i primi Confini dell’Epoca seconda (dove il Precetto osa pur [292] talora di mostrarsi sebbene sempre dell’Esempio allato). Nel Giro di questa seconda importantissima Divisione (da estendersi fino ai Diciotto, o Vent’Anni) allogansi ordinatamente tutti i Talenti d’una Liberale Educazione, diramantisi in due principali Categorie: d’Esercizio l’una; l’altra di Cognizioni: pendendo dalla prima il Disegno, la Musica, la Danza, la Scherma, la Cavallerizza: della seconda (colla natìa Favella) la Civile, e Naturale Storia, la Mitologia, la Geografia, la Rettorica, Poesia, Lingue antiche, o moderne &c. – Maturata per tali Esercizj la Mente vedesi infin salita alla più alta Sfera di sue Operazioni: la quale caratterizzano Destrezza di Combinazione, e certa Sagacità di Maturamento, che tanto alle Facoltà disciplinate, quanto ai Prodotti loro pone finalmente Corona. In questa ultim’Epoca (sempre più maturandosi quanto si apprese nella precedente) l’istrutto Allievo, già Uom divenuto della Definizion sua degno, porta agevolmente l’espedita Ragione per entro il Labirinto d’implicate Combinazioni, che le Scienze o Razionali, o Fisiche, o Metafisiche, o Matematiche, o Morali, o Politiche intrecciano. Ma, oltre della Strada (dirò così) Enciclopedica, Diverticoli variamente diramansi quivi, che il beniniziato Allievo conducono [293] a coprire, utile Cittadino, le Cariche diverse, cui dispongasi di affidar loro il Sovrano: al quale Scopo sopratutto debbonsi indirizzare le Mire d’ogni prudente Padre nell’Educazione, allettandolo ai necessarii Sforzi di Riuscita la duplic’ Esca del Pubblico sempre col Privato congiunto Vantaggio. – Molti (continuò sempre Cordelio) sono i Piani, che prudente Scelta può adottare per dar Forma, e Scopo ad una efficace Educazione. – Il da me sovraesposto, sbozzato (o m’inganno) sulle Traccie stesse di Natura, mi proposi io per mio uopo di seguire. – Vedetene ora l’Effetto pratico (quasi direi) cogli Occhi. – Mio Primogenito, varcata l’Epoca prima, il Mezzo tocca già della seconda. Per precedere con ordine rispingiamolo indietro là, sulla Linea appunto di Divisione. Voi vedreste un Fanciullo di Sett’anni cui (per Precetto espresso) non fu mai insegnato nulla. Egli (molto lungi dal saper già sbozzare i primi Caratteri di Scrittura, come ho veduto fare a molti) non sa che sia compitare. – Ecchè gli faceste voi fare? (voi mi domanderete) – Lo divertii. – Il disimpegno è facile! (parmi che ripetete) – anzi è ‘l più difficile Disincarco. – Ma che utile glien’avvenne? (seguirete voi) – Egli invero non sa essergliene avvenuto utile alcuno. – Solo voi ve- [294] dreste un Bamboletto svelto, e sano, che maneggia con disinvoltura delle membra docili una Racchetta, una Palla, un Paleo, una Trottola: che giudica con occhio sicuro la distanza d’un Gitto, d’un Ribalzo: che corre, salta, si slancia non solo con Franchezza, ma con Leggiadria. – Stordito voi non potreste chiamarlo, perchè conforma le Attitudini, e comparte le Forze all’Intento con somma docilità di Corpo. – Se danza in Cadenza, o tocca d’un Tamburello a Misura, egli non sa di farlo: anzi e’non sa nemmeno che si possa fare altramente. Che se gli cantate, o sonate una stonata Arietta vi accorgerete, ch’ei non la gusta: ma se il vostro Canto, o Suono è con giustezza armonioso sospende con giubilo il suo Orecchio. – Nè vi dee già sorprendere se con proprietà, e distinzione enconcia egli quanto occorre. Non avrebbegli costato meno l’aver imparato ad enonciarsi male. – In somma voi non additereste alcun Oggetto principale (che trovisi o in Casa, o fuori: che serva ad alcun particolare Uso, o che alletti semplicemente l’occhio colla Specie: che siasi imbattuto sui nostri passi in Natura; o che si vegga in Immagine nello scelto Assortimento di sue Bazzecole) di cui non vi dicesse egli con proprietà i Nome. Nè credeste già che a far entrare coteste Specie nominali de’ più cospicui [295] Oggetti di Natura, e dell’Arte, mi sia stato d’uopo farlo impallidire sopra stucchevoli Lezioni! – Tutto! – tutto fece l’Imitazione! – L’Imitazione in questi tenerelli primi anni, prima sbozzando lievi Traccie sulla imprimevole Fantasía; posca già lasciandone approfondite Stampe nell’anco vacua Memoria, è l’unico Veicolo da insinuar loro le Idee delle Cose. L’enonciato Precetto (sia quantunque vogliasi semplice) sempre seco trae l’Imbarazzo d’astratta Intelligenza: di cui incapaci questi volubili Intellettucci subito subito fannosi noia. Ma perchè vorrà l’Uomo alterare quei Mezzi corrompendo, coi quali provvida Natura proponsi di condurre a perfezione sue Opere? Se lo Spirito (dirò così) Mimico non enonciasi più manifestamente in alcun’altra Età, quanto in questa prima, modellando le Azioni loro sulle Azioni, che vedono, degli altri, non è Natura stessa che (appiattata in quelle Machinette non ancora montate) agogna pur di svilupparsi al libero Esercizio in quelle tenere Membra? nella Lingua? negli Occhi? nell’Udito? e generalmente in tutti lor Sensi novelli? – non mesce l’istessa un occulto Piacere a que’Tentativi infantili d’addestrare le Facoltà loro a fare quanto veggono praticarsi dagli altri? – Ora se questo è vero (siccome non lascia luogo di dubitarne l’Esperienza) [296] importantissima Verità quindi nasce, che prova nel tempo stesso la Necessità del Sistema da me adottato. Se trovasi Differenza alcuna tra Individuo, ed Individuo in riguardo delle Facoltà stesse o dell’Animo, o del Corpo, molto senza dubbio sarà questa maggiore in riguardo dell’Esercizio loro. E pende quindi dall’Esempio per lo più, ov’altri modellossi Fanciullo, d’essere di spedita; o stentata Enonciazione: usare svelte; od intirizzite Membra: godere il Privilegio d’un giudizio fine d’occhio, o d’orecchio; ovvero sentire il Danno d’una o manca, o torta Sensazione: aver garbo nel Portamento, gentilezza nei Modi, e nobiltà nei Sentimenti; oppure trovarsi intimamente infetto del volgar lezzo di anili Prevenzioni, salariati Concetti, e zappatoria Rustichezza: infine d’essere attivo o melenzo; arrendevole o capparbio, sensibile o duro; mite o vendicativo; ragionevole od insensato &c. – Ma vediamo ormai (poichè così voi volete) entrar mio Luigino i Confini dell’Epoca seconda, fino a quel Punto accompagnandolo, dove al presente già trovasi: nel che avrete forse ad osservare Raggiri d’istruttiva Industria particolari: con Successo di Tentativi mirabile. – Era questione ormai, ch’egli apprendesse a leggere, ed a scrivere per Regole quella Lingua, che a parlare assai bene già aveva [297] appreso per Pratica. Il che portava al Fanciullo l’operosa Incombenza di distinguere cogli Occhi le Figure degli Alfabetici Caratteri; enonciarle coll’Articolazione: e finalmente con prontezza formarle sulla Carta nei varii Combinamenti loro. – Non eravi evidente Rischio, che il Tedio della lunga e non mediocre Contenzione del Ragazzo alienasse l’Animo suo nauseante da ogni Genere di Studio fino dal primo principio? – Questo era uno Scoglio, nel quale io volea ben guardarmi di urtare! – Accresceva il Periglio l’essere stato accostumato il Fanciullo a trovare in ogni suo passato Esercizio sufficiente allettamento alla Fatica nel consecutivo geniale Piacere. – Ora quale Ricreazione adescar potealo a balbettar Suoni all’orecchio suo strani? od a schiccherar Caratteri di configurazione stravagante? – Ma non si disperi mai di nulla! – Il mio caro Amico (l’Aio de’miei figli), ed io, fregando benbene il nostro Capo insieme, immaginato abbiamo uno Spediente, agevole nommeno, che semplice: il cui sorptendente Effetto (se provocare non potessi alla Prova d’uguale Successo nelle somiglianti Circostanze) non oserei di raccontare per tema di non essere creduto. – Il mio Luigino adunque imparò a leggere, ed a scrivere in meno di quindici giorni: ed il Metodo, di cui mi valsi per ottenere così maraviglioso Intento, fu il seguente. – [298] Immaginai quarantotto Carte (Ogni Lettera dell’Alfabetto duplicata) con qualche Eleganza di Disegno ornate: ognuna delle quali, per Cifra numerica tra i Compartimenti inossevabile, indicavami sul Rovescio qual delle Lettere sottocontenesse: ed a questo Mazzetto (cui, distribuito in quattro Mucchietti, faceva io esprimere in tre d’essi quanto avessi voluto) diedi nome di, Mazzo parlante! – Infatti l’affabile Mazzetto indirizzavasi volontieri a Luigino: ora lo lodava; ora con Motti piacevoli lo burlava: talvolta o faceva esso Interrogazioni a Luigino; od alle fattegli, a proposito rispondeva. – Il Fanciullo sorpreso non sapea che dirsi! – Da ognuno, che nella Camera entrasse, interpretar faceasi quell’Oracolo cartaceo: e sempre motivo traeva di novello Stupore! – Quell’istrutto Mazzetto sapea perfino così bene, come Luigino stesso, i Nomi di tutte le sue Figurine? – vuolsene di più? – quando Luigino perdeva qualche Cosa, il Mazzo consultato indicavagli precisamente il Sito dove trovarla: e se talora nel ragguagliava, trovarsi qualche bel Regaluccio per lui od in qualche Angolo del suo Gabinetto, o Tiratoio di Forziere, od in qualche Cespuglio del Giardino, tosto accorsovi ‘l Fanciullo ritornavasene tripudiando col ritrovato Presente. –Infine Luigino [299] non volea più udire ciance! – Volea interpretare egli stesso quel maraviglioso Mazzetto. – Sopra del che gli fu detto con indifferenza, che ognuno poteva essere l’Interprete del Mazzetto eccetto lui, che capace non era di quella fatica, che a ciò richiedeasi. – Punto da tali parole il Ragazzo proruppe in dirotto pianto: per calmare il quale si deliberò di consultare il Mazzetto stesso come Luigino potesse imparare ad interpretarlo? – Ora il Risultato si fu, che il Fanciullo in quel primo giorno medesimo, disposte le Carte nel loro Alfabetico Ordine, imparò non solamente a nomarle, e distinguerle: ma eziandio a discernere le Vocali dalle Consonanti. – Il giorno vegnente ancor più infervorito, collocate le Vocali a colonna diretta (così sempre il Mazzetto stesso prescriveva) applicandovi ad una ad una le Consonanti enonciavale insieme, come BA, BE, BI &c. CA; CE, CI, &c. In quest’Esercizio, ed in quello d’enonciare più Sillabe combinate insieme trattennesi due gironi con grande Applicazione. – Il quarto giorno riuscendogli omai di comporre dal Mazzo intiero alcuni Dissillabi, poi Trissillabi, poi Quattrosillabi di significazione a lui nota proposti dal Mazzetto medesimo, non parevagli di capir nella pelle di giubilo. – Quì sembrò opportuno di sospendere alquanto la Gioia [300] del Faniullo con novella dispiacevole. – Qualche cosa (gli fu detto) aveva già Egli conseguito per arrivare a comprendere quel maraviglioso Mazzetto: ma quanto mancava ancora all’Adempimento di sue brame! – Non aveva osservato che conveniva scrivere le Lettere per interpretarle? – Ora egli appena appena cominciava a saperle leggere! – Rimase il Ragazzo mortificato: e quando vide, che, presa una Penna, l’inesercitata Mano ricusava di condurla, come vedea farsi dagli altri, già spuntavangli le lagrime sugli occhi; allorchè, suggeritogli di consultare l’infallibile Mazzetto sopra l’intricante Imbroglio, trovò tutto giulivo un indicato Scartabello, dove ogni sorta di Sillabe segnate colla Matita doveansi rifare da lui colla Penna, metre altri guidasse la sua mano. – Tanto bastò per farlo sedere al Lavoro col più acceso Impegno: nel quale Esercizio impiegati tre giorni con poca intermissione (fortificandosi in lui al tempo stesso l’Abito enonciativo col proferir sempre le Sillabe, o Parole, che scriveva) trovossi finalmente nel quarto d’aver acquistata tanta Docilità di mano da configurare intelligibilmente da se ogni Sillaba, che gli venisse nomata. Che più? mantenuto sempre in quel vivo zelo, che l’animava così fervidamente, nel duodecimo giorno di sua impegnata Applicazione [301] godette l’inesprimibile Contentezza d’interpretare egli stesso (cioè di leggere le Lettere da se scritte nell’ordine, in cui stavano ammonticellate) il parlante Mazzetto: dalla qual Lettura, e Scrittura ad altra qualunque il passaggio fu, come ognun vede, facilissimo. – Voi vedete (seguiva Cordelio sempre) che tutto è riposto nella fin’Arte di saper impegnare. Che non ottiene una benapplicata Fatica? e qual Fatica prova sentimento alcuno di Molestia, quando sia non pur volonterosa, ma impegnata? Del resto il Successo dei primi Tentativi inardisce, e alletta i Fanciulli mirabilmente ad Intraprese di Contenzione maggiore, obbligando le Forze sperimentate ad una Riuscita prevenuta dall’Aspettazione, quando saggio Istitutore suscitar sappia opportunamente le energiche Scintille sottaccese da Natura nei Petti giovanili. – Giunto così mio Luigino inaspettatamente a trovare allettevole Lingua in un muto Libro, ora vegli feci ridere o graziosi Apologi, o burlose Scene; ora vegli feci compiangere Casi compassionevoli d’interessanti Personaggi; ora vegli feci amare la candida Amicizia, il nobile Patriotismo, e la perseverante Gloria: e finalmente vegli feci bere a melati sorsi le Scintille d’Emolazione sopra le faticose Vestigia di coloro, cui o Sapere, o Valore, o Industria, od altra Virtù [302] qualunque avessero tra gli Uomini reso Grandi. – Un suo prediletto Fiore sbozzato in pochi Tratti davanti gli occhi suoi proprii l’invogliò del Disegno; e certe sue favorite Ariette, eseguite con isveltezza sopra Cembalo alla mano, eccittogli ‘l Gusto della Musica: le quali due Arti graziose (divertendolo, anzichè occupandolo in assegnate ore di ciascun giorno) seppero mantenere acceso nel giovinetto Pupillo loro il lor gentile Entusiasmo colla varietà combinata delle loro Esecuzioni. – Finchè servendomi della già docile sua mano ad assettare sopra breve Pezzuolo di Carta i vari Oggetii, che incontransi o nelle Scorrerie d’un Esercito, o nelle Pedate di qualche conosiuto Eroe, od in qualunque altro Teatro di grande Azione, coll’allogare il Serpeggiamento de’Fiumi, l’Elevazione delle Montagne, le Spiagge de’Mari, o de’Laghi, il Sito delle Città, Isole, Istmi, Stretti, ed altre somiglianti locali Distinzioni, lo introdussi alla Geografia, che aprisse quasi una Scena all’Istoria sopra la Circonferenza di tutto nostro Terracqueo Globo al guardo già più dilatato del mio attonito Discepoletto. In tal guisa belbello (mantenendogli ognora allato gli eccittatori Stimoli o di Curiosità, o d’Emolazione, che l’amaro addolcissero della Fatica) l’indussi a poggiare di Cognizione [303] in Cognizione con un ardore incredibile. Ora quì era assai facile, che allucinante Sbaglio mi deviasse dal prefisso mio Scopo con irreparabile Pregiudizio del mio prediletto Allievo. La Dolcezza d’imparare adescata con tutte le Attrattive di Curiosità esposte a’suoi Occhi nella più appariscente Comparsa avea già nel giovinetto sopraffatto la Ripugnanza dell’Applicazione: ed eccitato dalle prime Delizie d’una Fantasía novella lanciavasi con irresistibile Desío ad oltrepassare le prime Soglie del gran Teatro di Natura, che andavasi svelando a poco a poco al suo Sguardo, già assorbite dallo Studio molte ore obbliandosi della Ricreazione: nè altro invero rimanere pareva all’Incombenza dell’Istituzione, che di secondarlo corrente. – Giudicai anzi tempo quì opportuno d’arrestarlo! – Entrato già egli nel decim’anno (mentre la sua mano negli antecedenti due addestrata erasi ad isbozzare un Groppo istorico; e ad eseguire a battuta i Motivi di qualche facile Sonata) la sua Mente, già famigliarizzatesi le Regole della propria Lingua, dei principali Fatti o Storici, o Mitologici aveasi fatto nella sua Memoria Tesoro: avendo inoltre d’un Mappamondo così presenti le Divisioni da segnare i Confini d’ogni data Regione; e distinguerne i principali Siti colle reciproche Distanze. – Quì (dico) mi sembrò [304] opportuno di ridurre a debito Equilibrio le sedentarie Applicazioni, che già preponderavano, coi ginnastici Divagamenti dei corporali Esercizii: primo pechè sornodrito lo Spirito da prematuro Alimento non cedesse agli Sforzi d’una laboriosa Digestione: dipoi perchè il suo Corpo, snodato avanti alla libera Energía d’un disinvolto Movimento, non fissassesi ristagnando nella terrea Complessione di precoce Letterato. Laonde, introdotti i Liberali Esercizii a partecipare le Occupazioni del giovinetto mio Allievo gli resero i Ritorni allo Studio e più brevi, e più fervidi ancora: e l’economia di tale Temperamento (conchiuse per allora Cordelio) assicurommi fino a questo giorno della Costanza del suo Fervore. ◀Dialogue ◀Niveau 3 ◀Niveau 2

Torino presso G. M. Briolostamp. e lib. della r. Accad. delle scienzecon permissione.