Citazione bibliografica: Francesco Grassi (Ed.): "Num. 10", in: Spettatore piemontese, Vol.1\10 (1786), pp. 63-68, edito in: Ertler, Klaus-Dieter / Fuchs, Alexandra (Ed.): Gli "Spectators" nel contesto internazionale. Edizione digitale, Graz 2011- . hdl.handle.net/11471/513.20.3612 [consultato il: ].


Livello 1►

N.o 10.

Citazione/Motto► . . . . Migravit ab aure Voluptas ◀Citazione/Motto

10. Luglio 1786.

Livello 2► Egli è assai strano, che l’Italia, così per altro raffinata in tutte le altre Produzioni d’Ingegno, appaia ancora tanto comparativamente addietro nelle principali Drammatiche Composizioni, voglio dire nella Tragedia, e nella Commedia. Questa Verità, comunque vogliamo essere Partigiani delle Cose nostre, noi non possiamo in maniera alcuna dissimularci. Almeno egli è costante, che noi non abbiamo ancora Corpo Teatrale (trattene le Opere Musicali di Metastasio) che risplenda sì di intrinseco indisputabile Pregio, che possa vantarsi di sforzare gli Applausi sopra i nostri, o sopra gli Oltramontani Teatri. La Francia, e l’Inghilterra diedero bensì molte delle Composizioni loro alle nostre Scene; ma senza Contraccambio dalla parte nostra: ed il nostro Debito non ancora scontato non può che arguire la nostra Povertà in questa sì importante Parte d’Ingegno. Ora volendo io, per [64] Trattenimento di questo, e di qualche altro Foglio ricercare le Cagioni di questa Deficienza nostra, i farò ad esaminare l’Udienza, la Lingua, ed il Poeta, riguardo ai Drammatici nostri Divertimenti: e contento di dare sopra i tre proposti Argomenti così solamente il primo Sbozzo per ora, riserberommi di trattare in appresso più diffusamente una Materia, che, per quanto comporta la tenue Capacità mia, intendo d’approfondire.

Non è facile il determinare, se l’Udienza formi il Poeta; od il Poeta l’Udienza. Quello che si può con sicurezza accertare si è, che l’Opera d’Entrambi concorre a fissare la Norma del Teatrale Buongusto: siccome la Corruzione o dall’uno, o dall’altro, o da entrambi uniti può provvenire. Prima però di procedere oltre sù questo Capo mi sia lecito di manifestare un Motivo di mio Stupore. Come avviene egli mai, che il Teatro, parte non piccola della nazionale Munificenza, Assemblea volontaria, e prescelta del Ceto più gentile dell’uno, e dell’altro Sesso, Palestra insieme, e Specchio dell’urbano Costume, non sia fatto servire da letterario Patriotismo più di quello, che comunemente si faccia, alle Mire più conducenti della Felicità Pubblica, con renderlo, come dev’essere, vera [65] Scuola di Politezza, di Sensibilità, di Buongusto, di Prudenza, di Magnanimità, d’Industria? Non è egli da stupirsi, che, essendo il Teatro di tanta Efficacia nella Conformazione di Costume, e delle Maniere, non se ne faccia con cospirante Emulazione in ogni Stato (e principalmente d’Italia) un più interessante Oggetto di Sceltezza, osservando quali, da chi, ed in che Modo si trattino davanti al Popolo i Pubblici Divertimenti? Quindi n’avviene (per seguire omai il Proposito nostro) che, negligentata la Scelta, e la bendivisata Sovraintendenza al Buongusto dei Teatrali Componimenti, dolgansi i più assennati d’intervenire Spettatori o dell’Assurdità, o dell’Impertinenza, o dell’Inverecondia: nè vi sia Udienza (se non è oziosa, lasciva, libertina, senza Gusto, senza Delicatezza, senza Criterio, ed intieramente volgare) che esigga dal Poeta, o dagli Attori, un mostruoso Genere di Rappresentazioni, che perpetuano il Goticismo sopra gl’Italiani Teatri. Ora come sia possibile, che l’ottima Spezie delle Drammatiche Composizioni si stabilisca sodamente sulle Scene nostre, se una Udienza più severa non proscriva il Guazzabuglio degli Intrecci, l’Inconsistenza dei Caratteri, il Vuoto verboso de’Colloquj, l’Incoerenza delle Scene, [66] l’Inettitudine degli Episodj, l’Inverosimiglianza degli Incidenti, la Difformità dello Stile, l’Inesatezza, l’Assurdità, e la Trivialità de’Pensieri? Inoltre come potremo noi vedere sopra i Teatri nostri uno Spettacolo degno degli Occhi di Persona di Buongusto o Paesana, o Forestiera, tantochè un Criterio difficile nell’Udienza non disdegnerà l’affettato Contegno, il Gesto inetto, la o raspante, o feriente, o comunque impropria Prononzia, i Cenni cialtroni, e le oscene Caricature, che (siami lecito d’usar nuovo Modo di dire) fanno ridere del, non all’Attore; in somma ogni Espressione fallita in alcune Italiane Comiche Truppe? Tantochè questo non accada, i Teatri nostri quali ugualmente rinomate Tragedie esibiranno da contrapporsi al Cid, al Cinna, all’Atalia, all’Ifigenia in Aulide, alla Zaira, al Fanatismo, all’Orfano della Cina, alla Morta di Cesare, all’Hamelet, all’Othello, al Riccardo Terzo, al Mondo ben perduto, alla Gioanna Shore, alla Sposa in Lutto, alla Bella Penitente, alla Venezia Liberata, alla Figliuola Greca, alla Vendetta, ed a’Cento altre degli Otramontani Teatri? – Dicasi lo stesso riguardo la Commedia. Quando l’Udienza più giusta nella sua Approvazione, e Disapprovazione distinguerà il Ridicolo dalla Osce-[67]nità, l’Ingegno dalle Sconciature, il Motteggio gentile dalla grossolana Mordacità, i naturali Ritratti del Costume dai mostruosi Fantocci del Capriccio: quando esiggerà il proprio Decoro nei Caratteri, vale a dire, la Deferenza alla Vecchiezza, il Rispetto alla Paterna Dignità, il dovuto Riguardo al Vincolo Matrimoniale, la Sommessione alle Leggi, l’Ossequio alla Religione, e la dovuta Lode all’Onestà, Fedeltà, Sincerità, Gratitudine, Integrità, Giustizia; allora vedransi forse nascere delle Produzioni non dissomiglianti all’Eugenia, al Padre di Famiglia, al Mercante in Londra: ed il Teatro nostro ripeterà per avventura le Salubri Lezioni con non minor Efficacia del Tartuffo, del Misantropo, delle Donne Saccenti, delle Vezzose Ridicole, dell’Ammalato Immaginario, dell’Avaro; e vi ammireremo non men fedeli Dipinture dell’umana Vita, che nelle burlose Mogli di Vindsor, nel Mercante di Venezia, nella Cimbelina, nell’Uomo Schietto, nell’Affaccendato, nell’Officiale Reclutante, nell’Incauto Marito, nella Moglie irritata, nel Marito Sospettoso, nella Scuola per lo Scandalo &c. In somma concludiamo, che, siccome il Teatro non è che un Banchetto imbandito per l’Udienza, i Poeti, e gli Attori, che ne sono (dirò così) i [68] Cuochi, non hanno a far altro se non di acconciare i Messi loro al Gusto (buono, o cattivo che siasi) dei Convitati. Un Conviva dilicato, squisito, e schifoso rigetta Vivande diguazzate, Farciumi insipidi, e Broda da Porcelli! – Metatestualità► Chi debba, e ciò che possa raffinare il Gusto dell’Udienza lo vedremo in un Foglio da parte, dopochè avrò ragionato nel seguente dei Pregi dell’Italiana Favella. ◀Metatestualità ◀Livello 2

Torino presso G. M. Briolostamp. e lib. della r. accad. delle scienzecon permissione.