Sugestão de citação: Antonio Piazza (Ed.): "Num. 19", em: Gazzetta urbana veneta, Vol.1\019 (1787), S. 2-8, etidado em: Ertler, Klaus-Dieter / Dickhaut, Kirsten / Fuchs, Alexandra (Ed.): Os "Spectators" no contexto internacional. Edição Digital, Graz 2011- . hdl.handle.net/11471/513.20.2027 [consultado em: ].


Nível 1►

Num. 19

Sabbato 4. Agosto 1787.

Nível 2► Metatextualidade► Si cominciò a verificare il nostro presagio, che trà gli Autori delle lettere anonime a noi indirette, si troverebbe qualcuno, che abusando vilmente del mezzo offerto al Pubblico di comunicarci i pensieri ed i desiderj suoi, volesse servirsene per iscriverci delle ingiurie. Affine di garantirci da questi colpi d’assassino, vibrati da mano che si nasconde, abbiamo già divisato prim’ancora di cominciare la nostra impresa, di non leggere alcun Foglio Anonimo senza che passato non sia sorto l’occhio di persona di nostra confidenza, la quale è incaricata di presentarci, dopo aver letto, tutto ciò che nulla d’offensivo contiene, e li lacerare ogni carta tendente a turbare la nostra tranquillità. A tale destino soggiacque una Lettera di Brescia, di cui non abbiamo saputo se non che il suo Anonimo Autore s’adirò contro di noi, perché non abbiamo voluto inserire in uno de’nostri Foglj le prodezze d’una Comica Compagnia ambulante, che recitava in un Casotto, della quale avevamo ricevuto da un Signore intelligente del Comico mestiero, le più svantaggiose notizie. Non valse l’urbanità con cui ricusando di compiacerlo, gli si offerse la nostra servitù in qualunque altra futura occasione più degna delle di lui premure, onde rendergli tollerabile il rifiuto. Di qual peso fossero le insolenze sue, lo sa chi le lesse, noi l’ignoriamo: tutto il disonore è di chi le scrisse. Condannate all’obblio non si dovrebbe nemmeno accennarle: ma lo facciamo all’unico oggetto di ratificare la protesta contenuta nel Manifesto volante di questa Gazzetta, che il Fogli invettivi da noi non si leggono, e che non diamo risposta a chi si vergogna di farsi conoscere. Lazare veni foras diceva Erasino a Lazzaro Buonamico che lo criticava di nascosto insolentemente senza mai stampare nulla di suo. Fuori fuori, alla luce de’torchj Gusi notturni che sciogliete il canto melanconico sol frà le tenebre, e vedremo allora la bella figura che farete alla luce del Pubblico. ◀Metatextualidade

Notizie d’Oltremare
riguardanti
il glorioso K. e Procurator di S. Marco
Angiolo emo.

Dalla Rada del Zante, dal bordo della Nave Comandante, li 8. Lug. 1787.

Sono scorsi sei giorni dacché siamo giunti a quest’Isola deliziosa con una Squadra d’otto Navi di linea, ed alcuni altri Bastimenti armati, di minore portata. Prima che avessimo gettate l’ancore si portarono a bordo della Nave Comandante, in Barca decente, li Nobili Signori Provveditori alla Sanità, Ulastò, Co: Messalà, e Sicuro, che vennero accolti dall’Eccellentissimo Sig. Cav. e Proc. Emo Supremo Comandante di quest’Armata Navale, con quelle nobili, benigne, ed affettuose maniere, che sono proprie della sua vera grandezza. Il Co: Messalà s’espresse, nell’uffizio che fecegli, colle parole seguenti.

La Deputazione alla Sanità, nell’assicurarvi, Eccellentissimo Sig. Cav. e Proc., della Salute dell’Isola, prova la sospirata esultanza di vedere compiuti i suoi Voti da essa formati per la Gloria che vi circonda.

Oh quanto è avventuroso questo momento per noi, dedicati all’autorevole protezione di V. E. 1 di rivedere l’Eroe alle di cui luminose Virtù, ed immortali azioni, è concatenato lo splendore e la gloria delle Venete Insegne, ed in cui è riposta la comune speranza.

Possa pur anche quest’Isola contribuire alle sublimi vostre intraprese, che niente di meglio a sé può augurare questo divotissimo Popolo suddito fedele della più celebre delle Repubbliche, che la felice combinazione di meritarsi vie maggiormente quel singolare compatimento, e benigna predilezione, di cui, per dono della vostra grandezza, onorevolmente si fregia.

L’Eccellentissimo Nostro Comandante accogliendo con sentimenti della più dolce umanità l’Uffizio delli Signori Provveditori, loro rispose che gradiva la prontezza con cui s’erano portati al suo bordo, e le assicurazioni della sanità dell’Isola, lodando il loro zelo nell’esercizio d’un incarico tanto geloso, ed animandoli a continuarlo, onde accrescere quell’onore, che in tante passate occasioni si fecero.

Dopo che fu gettata l’ancora, giunsero a bordo in più Barchette propriamente fornite, li Nobili Sindici Dot. Micallizzi, Ulastò, e Co: Querino, seguitati da molti Signori, che occupano il rimanente delle primarie Cariche del Consiglio. Il Micallizzi, a nome del Corpo de’Nobili, e d’altri Ordini della Popolazione, fece un complimento all’Eccellentissimo Comandante, che [3] fu poco inteso. Li altri due Sindici gli offerirono una Medaglia d’oro del peso di 100. zecchini, con lo Stemma della Fam. Emo, sopra quello della Città, da una banda, e dall’altra i bombardamenti da esso lui fatti nel Regno di Tunisi colla corrispondente Leggenda.

L’Eccellentissimo Procurator mostrò della sorpresa all’offerta, e la rifiutò per tre volte; ma unendosi alle suppliche delli Sindici quelle degli altri Signori rappresentanti le Cariche, e significandogli ch’era quello un tenue omaggio della venerazione della Nobiltà e del Popolo verso di S. E. lo persuasero ad accettarla, il che fece dichiarando, che non poteva resistere alla grata violenza che faceva all’animo suo un Paese sì attaccato alla sua Persona, e alla sua Famiglia: e che cedeva al suo proponimento d’un rifiuto per non recar un dispiacere a’Signori ed al Popolo, riguardati dall’E. S. con quella predilezione che meritano i Sudditi ossequiosi e fedeli. 2 Tanto la Città, che alcuni Signori delle più distinte Famiglie, gli offerirono, senza ingaggio, de’marinaj, e dell’altra gente per servizio della sua Squadra.

L’altr’jeri dopo pranzo, che fu il primo momento in cui il nostro Supremo Comandante uscì della sua Nave; per ordine delli Signori alla Sanità si misero alla vela moltissime barche di varia forma e grandezza, e sotto il bordo della Nave suddetta, con bandiere e fiammole sventolanti, e con altri ornamenti festevoli, solennizzarono il suo sbarco; indi divise quasi tutte in due file, con ordine militare, presero in mezzo la feluca in cui era entrato, e trà quelle che la prevedevano e quelle che la seguivano, l’accompagnarono a terra facendo de’continovi tiri di gioja con de’cannoncini, ed altri pezzi d’artiglieria. Lo spettacolo fu gradito da tutta la Squadra, o dagli Esteri e Viaggiatori, che si trovano in quest’Isola amena. Sceso a terra, fu l’Eccellentissimo Emo ricevuto ossequiosamente dalle Cariche della Città, e da’Signori di grado. Corse a vederlo un affollato Popolo immenso, trà i cui evviva, e lo sparo dell’artiglieria, non meno in terra, che in mare, e il gettito di pane e danari dalle finestre, innanzi alle quali passava, giunse alla Posta dov’erano apparecchiati riccamente forniti molti cavalli per esso, e per il suo seguito. Nella Piazza di S. Marco, e nell’altre della Città, erano accesi de’fuochi di giubilo. Si ammirò nel Popolo un nobile disinteresse del quale assai dirado è capace. Inteso a saziare i suoi guardi nell’Eroe, che formava l’ammirazione universale, non si curò né di pane, né di soldo, e sacrificò alla sua degna curiosità il profitto che gli si offeriva.

Salito il Comandante nostro in Fortezza, col suo numeroso corteggio, rimirò dall’alto della medesima il maneggio d’un infinito numero di barche che veleggiavano, e applaudì la bravura delli Zantioti nella Manovra. Dopo avere ricevuto da S. E. Provveditore dell’Isola un copioso rinfresco, [4] si portò alle mura della Fortezza dov’esaminò il Quadro ridente della sottoposta campagna. Veramente la Natura ha pochi luoghi simili a questo, dove spieghi tanto lusso delle sue produzioni, e dove comparisca sì bella.

Nel ritornare in Città ebbe S. E. Comandante il corteggio stesso, e prima di ripor piede nella sua Feluca, espresse il suo gradimento degli onori ricevuti, la sua dilezione per quel Popolo, che s’era messo tutto in movimento per lui; e nel suo ringraziamento alli Signori da’quali si separava, usò di quel forte stile vibrato, ch’è proprio della sua maschia eloquenza.

Jeri mandò l’invito per un pranzo di 50. coperti al bordo della sua Nave, prima a S. E. Provveditor Morosini e ai N. N. U. U. Consiglieri, poi alli Signori che coprono le Cariche dell’Isola, ed oggi seguì con tutta l’abbondanza e lautezza degne della generosità dell’animo suo. Soddisfò le brame de’Convitati, loro facendo vedere il maneggio della sua batteria, eseguito con tanta prontezza e buon ordine da non lasciar nulla invidiare alle Nazioni più temute per le loro forze marittime. Se il vento non fosse stato gagliardo ed il mare agitato, avrebbe appagata la curiosità di quella nobilissima Adunanza, col farle vedere una Galleggiante, e coll’ordinare de’tiri di bomba.

Domani S. E. Provved. Morosini lo tratterà a pranzo cogli Uffiziali dell’Armata, e colle Cariche della Città.

Metatextualidade► Questa descrizione fu mandata al Colombani, e la crediamo legittima: tanto più che l’essenziale di essa è stampato nel Fog. Notiz. del Mondo del Merc. p. Nel pubblicarla abbiamo soddisfatto il nostro genio ammiratore di questo Eroe vivente della Repub.

Possa la nostra penna, decorare questo Foglio sovente con de’Soggetti interessanti e sublimi simili a questo, che alla compiacenza del Pubblico s’unirà quella di manifestare la divota nostra sudditanza, e la venerazione ch’esige da noi chi fa tant’onore alla Patria. ◀Metatextualidade

Solennità ordinarie.

Mercordì Primo corrente cominciò il concorso a S. Francesco della Vigna Chiesa di P. P. Francescani Minori Osservanti, per il Santo Perdono che i Fedeli ottengono nel visitarla. Dacché permesse non sono le Compagnie per Assisi, che si estraevano a caso onde dotare ogn’individuo di certa somma per il suo viaggio, tratto da una cassa formata da infinite contribuzioni testatiche settimanali, o mensuali, quelli della nostra Città, che vogliono in qualche modo pellegrinare vanno in Terraferma, e quelli della Terraferma vengono a Venezia; ond’è accresciuto per ciò il numero de’concorrenti divoti al Tempio prenominato. Riconosce questo la sua fondazione unitamente al Convento, da Marco Ziani Figlio del Doge Pietro Ziani, che nell’anno 1253. dispose in Testamento d’una sua Vigna situata ne’contorni di Santa Giustina, all’oggetto d’una tal fabbrica. Ecco l’origine della sua denominazione.

Non possiamo, per amore di brevità, dilatarsi sulla vicende a cui soggiacque la primitiva instituzione delli sei Religiosi, che abitarono questo Convento, né su quelle che precedettero l’attuale grandezza e sontuosità della Chiesa, una certamente delle più belle e magnifiche di questa Metropoli. Ci riserbiamo a parlarne in avveni-[5]re quando verrà in acconcio il soggetto.

Nível 3►

Furti Ingegnosi.

Exemplum► L’altr’jeri passeggiavano, poco prima del mezzo girono, a Rialto, due ruvidi Montanari, che sembravano Selvaggj del Canadà. Li squadrò uno di que’mariuoli, che a caccia van di merlotti, e si logorano giorno e notte la fantasia per tessere delle reti di nuova invenzione da prenderli. Avvicinato ad essi studiosamente si lasciò cadere a terra un zecchino, senza che coloro se ne avvedessero. Ma s’accorsero bene, com’egli volle, all’atto d’inchinarsi per prenderlo. Il più giovine, ch’era per sua disgrazia il più spiritoso, chiamò subito a metà. Il finto ritrovatore, con un’aria di docilità da cappuccino, s’arrese alla richiesta, e fece pesar il zecchino da un Orefice per fare la divisione con tutta giustizia. L’oro fu trovato di giusto peso, e quel barattiere l’offerse involto in una cartuccia a que’gonzi, chiedendo da loro in moneta la sua metade. Uno d’essi la cavò da un sacchetto di canovaccia unto e bisunto, e la diede a costui, ricevendo da esso lui, come credette, il zecchino. Esultanti que’poveruomini per una fortuna sì bella, meditavano di far celebrare una Messa in suffragio de’loro morti, come consigliati li aveva quel frappatore, che fu cagione della loro momentanea allegrezza. Entrati nella Spezieria della Madonna ordinarono della Teriaca, e per pagarla spiegarono la cartuccia in cui hanno trovato due soli bezzoni. Rimasero quegl’infelici come due statue di bronzo, e persuader non si vollero d’essere stati trappolati con un gioco di mano, attribuendo al Demonio ed alla Magia la disgrazia che li affliggeva. ◀Exemplum

Exemplum► Jeri in campo a S. Giacomo di Rialto, mentr’ancora i Mercanti erano radunati al Banco, un altro Inventore di latrocinj ingegnosi chiamò un facchino, e ordinogli di mettersi in ispalla un materasso nuovo, ch’era sopra una cassa, e seguire i suoi passi. Il facchino lo prese, e gli tenne dietro, senza che il Rigattiere da lui poco lontano, s’accorgesse del furto. Il Ladro andò ad impegnare il materasso al Bastione del Mondo Nuovo, vendè il vino, con discapito, che apparteneva al pegno, e si sottrasse valorosamente alle ricerche fatte per ritrovarlo. Ciò si seppe dal facchino, che tornato a Rialto palesò tutto, e aveva creduto che fosse un compratore legittimo quello che poi si scoperse un ladro. ◀Exemplum ◀Nível 3

Cariche
Esposte alla Concorrenza.

Il Serenissimo Principe fa sapere, ed è per ordine degl’Illustrissimi & Eccellentissimi Signori Provveditori in Zecca; che in esecuzione al Decreto dell’Eccellentissimo Senato 28. Luglio passato, dovendo nel giorno undici del corrente Agosto, seguire nell’Eccellentissimo Collegio, coll’intervento del suddetto Eccellentissimo Magistrato, Eccellentissimi Capi dell’Eccelso Consiglio di X., e li N. N. H. H. Masseri all’oro & argento, l’elezione d’un Governatore del Dazio della Foglia d’oro, coll’assegnamento delli patti, obblighi e condizioni osservate ne’passati tempi, chiunque aspirasse al concorso debba nel termine di giorni sei [6] darsi in nota al Magistrato di loro E. E. spirato il qual termine non sarà più in tempo di prodursi.

Continuazione
Delle Cariche in Vendita.

Scrivan e Soprastante al transito del Zante.

Trombetta Pubblico di Bassan.

Revisore delle Pubbliche Fabbriche di Crema.

Coad. ord. della Canc. Pret. di Crema.

Scontro alle Munizioni Deputato ai Calamieri de’Pistori di Crema.

Ragionato appuntador de’Campatici e Tanse di Feltre.

Chiavarin della Porta Nuova di Legnago.

Deputato alla Catena di Peschiera.

Trombetta della Città di Udine.

Guardian e Custode delle Provvigioni d’Udine.

Fante Pretorio della Città d’Udine, Primo Secondo e Terzo.

Fiscal alla Brazza.

Scontro ai Sali a Capo d’Istria.

Fante, Trombetta, e Comand. a Capo d’Istria.

Scrivan Scontro della Cam. Fisc. di Pago.

Scontro della Cam. Fisc. di Veggia.

Il resto in seguito.

All’Incanto.

D’ordine dell’Illustrissimo & Eccellentissimo Mag. del Cattaver & Avod. del Serenissimo Dominio, si esporrà all’Incanto nelli giorni 17, 20, e 21 del corente (sic.) mese, una Casa con terreno di quarte 7 e tav. 45, non compresa la scarpa ossia banca dell’argine, posta in Villa della Polesella Ter. di Rovigo, tenuta in affitto da Domenico Turolla detto Bevilacqua, senza riconoscere un compatrone proprietario; il tutto confiscato con Terminazione dell’Eccellentissimo Magistrato.

D’ordine degl’Illustrissimi ed Eccellentissimi Signori Sopra Feudi, si venderà al Pubblico Incanto alla Lozzetta di S. Marco il caratto della Giurisdizione Civile della Prima Instanza con l’annesso Titolo di Conte del Castello e Contado di Usona nella Marca Trivigiana, ch’era goduto dalla Fam. Radossi ultimamente estinta colla morte, senza posterità mascolina, del Fedele Co: Pietro Radossi.

E la presente vendita sia s’intenda in ragione di Feudo nobile, gentile, retto, legale, antichissimo, con tutte le ragioni, azioni, emolumenti, e preminenze proprie di quel Contado, con il patto e provvidenza per gli acquirenti e loro posterità mascolina legittima – in perpetuo, colla pubblica manutenzione in forma.

Dovrà il Compratore, otto giorni dopo la Sovrana approvazione, fare l’esborso nella Pubblica Cassa, e por- [7] tar nell’Uffizzio Feudi le spese di Notajo e Fante per gl’Incanti, e per l’Instrumento, sotto pena di 2. soldi per lira e d’esser rimesso all’Incanto a danni, spese, interessi, & c. Dichiarandosi che la presente vendita sarà deliberata al maggior offerente con riserva delle Polizze secrete.

Nível 3► Carta/Carta ao editor► Signor Gazzettiere.

Padova 2. Agosto 1787.

In Bertipaglia, un uomo originario di quel paese, era creditore di certa summa da un altro che quantunque benestante, avea però il piacere di prolungare più che potea la soddisfazione de’suoi debiti. Animato il creditore, o dal bisogno, o dal dispetto, portossi a ricercare il suo debitore, quale non ritrovato, ma in sua vece la moglie, e una piccola figlia, in tuono superbo e altiero ricerca di questa il marito, ch’era absente. Ella scusandosi coll’addurre, che non sà dove sia, irrita costui maggiormente, che passa alle minaccie, e vedendo disperato il caso d’aver per allora il danaro, dà di piglio ad una Mannaja, e scarica sei, o sette colpi sul capo alla povera donna, che muore unita ad una creaturina che aveva in grembo, avanzata di molto nella sua gravidanza. La Figlia, che vede morta la Madre, si mette a gridare; inviperito il ribaldo, sacrifica al suo furore quella innocente; spoglia dell’oro, e de’pochi denari che trova, la casa, cerca a questi un nascondiglio, e fugge. Conosciuto il fatto fu esso dal Comune arrestato, e posto nelle forze della Giustizia da cui gli verrà il meritato supplizio.

Piace quì molto l’Opera, e il Padedù del Sign. Giuseppe Capelletti, Primo Grottesco, incontra all’estremo. La sua compagna Signora Colomba Torcelli, eseguisce la saa parte, vestita da uomo, con universale soddisfazione. Ella unisce alla leggiadria del corpo una sveltezza e maestria, che rapisce. ◀Carta/Carta ao editor ◀Nível 3

Bastimenti Arrivati.

27. Luglio 1787.

Piel. Mad. del Rosario, Cap. Vicenzo Radimiri, da Patrasso con formagio moriotto.

Checchia La Teresa Veneta, Cap. Cristof. Roscovich, da S. Maura e Genova, con sale.

Piel. Mad. dei Carmini P. Olivo Grego, da Spalatro con lana calcinata, pelli di lepre, orso, marso, cordovani, montoni, schiavinotti da Cavallo, cera gialla, orpimento, miel, rassa, ferro, e strazze.

Ad. 28. Detto.

Nave Il Viaggiatore Felice Capit. Marco Cosovich, da Costantinopoli e Smirne, con lana calcinata, droghe, trame, pellami, vallonia, siladi, gottoni, lingue, & altro.

Nave Savio Benefattor Cap. Crist. Cosovich da Atene, con oglio.

Ad. 29. Detto.

Piel. Sant’Ant. di Padova P. Domenico Cusitich da Porto Rè con carbon, e ton cotto.

Pol. Santiss. Crocefisso Cap. Gasparo Dalsilento Napoletano da Goro con la sola mesa.

Ad. 30. Detto.

Piel. Gesù e Maria Cap. Pasqual Visin, da S. Maura con sale.

[8] Piel. Mad. del Rosario P. Martin Velsich da Segna con legni da lavoro.

Ad. 31. Detto.

Brac. S. Euf. P. Vicenzo Bertoli, da Zara, con poca lana, e oglio.

Ad. Primo Agosto.

Piel. S. Niccolò Cap. Zorzi Sortan, da S. Maura, con sale.

Pol. Ss. Redentor, Cap. Francesco Marchesini, da S. Maura, con sale.

Brigantino La Flora Cap. And. Finlay Inglese da Whitby con lumo rocca, e retrigerio.

Feluca Anime del Purgatorio Cap. Niccolò Vito Rafraschiero Napoletano, da Taranto, con oglio, pasta, e sugo di liquerizia.

Ad. 3. Detto.

Chec. Mad. del Rosario Cap. Crist. Cosovich da S. Maura, con sale.

Partenza.

Ad. Primo Agosto.

Cap. Paolo Lucovich, Sciambecco, per Corfù.

Cap. Marco Radimiri Polacca per Cattaro.

Cap. Ant. Maraspin per Corfù e Salonichio.

Cambj.

3. Agosto 1787.

Parigi)

Lione) cinquantasette e un ottavo.

Roma sessantatre e cinque ottavi.

Napoli cento e diciassette.

Livorno cento e due e mezzo.

Milano cento e cinquantadue e mezzo.

Genova novantuno.

Amsterdam novantaquattro.

Lione cinquantuno e un quarto.

Augusta cento e tre e un quarto.

Vienna cento e novantotto e un quarto.

Manifesto.

Si fa noto ritrovarsi in Venezia l’antico, ed esperimentato Segreto, denominato di Porpora. Serve questo per dipinger Smalti, Porcellane, Majoliche, e Cristalli, essendo riuscito fino ad ora mirabilmente, e per cautelare li Signori che volessero farne acquisto, si darà anche a prova.

Il Segreto medesimo riesce in ogni forte di colori manipolati, e si formano li colori medesimi a piacere, cosicché si vende il rosso, il giallo, il verde, il celeste, il blò, ed ogni forte di colore, che venisse ricercato.

Tale Segreto di manipolazione fu posseduto per l’avanti dalli Signori Giacomo Trombin detto Ebreo, Antonio Damini, e Zaccaria Dauri, i quali mancati di vita, passò il Segreto stesso in potere del Signor Zuanne Rizinato.

A maggior comode de’Signori Acquirenti resta fissato il luogo della Vendita nella Bottega del Signor Paolo Colombani Librajo dispensatore del presente Foglio, dove ogni colore che venisse ricercato, si troverà nel Negozio stesso. ◀Nível 2 ◀Nível 1

1Il Cons. del Zante elesse nel 1770. in uno delli due Protettori dell’Isola, il Sig. K. e Procurator Emo alloch’era Cap. delle Navi, e la difese contro le piraterie delli Dulcignotti, che infestavano le sue acque, e minacciavano i suoi lidi.

2Veramente li Sindici non hanno usata in tal’occasione quella cautela, che la prudenza esigeva. Era d’uopo prevenire destramente l’E. S. del disegno formato di regalarle quella Medaglia. Il presentargliela all’improvviso, ebbe la disapprovazione di tutta l’Isola, e di tutta l’Armata.