Cita bibliográfica: Antonio Piazza (Ed.): "Num. 13", en: Gazzetta urbana veneta, Vol.1\013 (1788), pp. 97-104, editado en: Ertler, Klaus-Dieter / Dickhaut, Kirsten / Fuchs, Alexandra (Ed.): Los "Spectators" en el contexto internacional. Edición digital, Graz 2011- . hdl.handle.net/11471/513.20.1821 [consultado el: ].


Nivel 1►

Num 13.

Mercordì 13. Febbrajo 1788.

Nivel 2► La Funzione della Madonna de’Mascoli, ossia de’Maschj, che ordinariamente si celebra il giorno della Purificazione di M. V. nella Ducale Basilica di S. Marco dalli Confratelli della Veneranda Scuola, che uniti sono in divozione sotto la protezione sua, venne differita quest’anno alla prossima v. Domenica sarà li 17 cor. Si canterà la Messa in Musica alle ore 18, e per la concessione del Sommo Regnante Pontefice otterrà Plenaria Indulgenza ogni Fedele che confessato, e comunicato visiterà la B.V. che sotto al descritto titolo da molti Secoli è venerata.

Ecco il prossimo Sonetto, che non abbiamo potuto inserire nel Foglio di Sabbato. Il Librajo Manini di Cremona, lo stampò nelle sue Notizie Diverse al Num 38. pag. 304, e così dicesi nella data di Brescia. Noi non ci lasceremo sfuggir mai le occasioni di ornare i nostri Foglj delle lodi, che dai Filosofi e da’Poeti si è giustamente meritate S. E. il Sig. Giovanni Labia Capitano e Vico Podestà di Brescia. Trà le molte Poesie, che finora si sono pubblicate in lode dell’E. S. occupa certamente un luogo distinto il Sonetto, che ci è di fresco capitato alle mani, uscito dalla felice penna del Sig. Giuseppe Marini Bresciano, e che noi riferiremo quì con piacere.

Nivel 3► Tragga il prode tuo Zio1 bronzi tonanti

Le Rocche ad atterrar d’empj Corsari,

E scemando a Pompeo gli antichi vanti

Sgombri al Nocchier la dubbia via de’mari;

Tu al Mella in pace, e non trà l’arme, e i pianti

Serto d’un’ altra gloria al crin prepari,

Che l’odio hai domo, e rugginosi, e infranti

Per te si stanno gli omicidi acciari.

E se le membra de’Ladron superbi

Sull’ onda mal tentata esangui, e sparte

Fan testimon di quanto in arme ci vale:

Anco per Te, che ci proteggi, e serbi

La vita ai Campi, al buon Commercio, a Marte,

Pari è il trionfo, e la corono eguale. ◀Nivel 3

[98] Metatextualidad► Se i Giornali Stanieri hanno consecrato qualche pagina alla gloria del celebre Comandate Emo, e dell’illustre degnissimo suo Nipote, era ben giusto, che qualcuno de’nostri Fogli ripetesse degli elogj sì meritati, che sempre riescono grati a chi ama la propria Patria, e l’onore di chi bene la serve. Avremmo in questo prevenuti i Libraj forastieri, se fossimo stati favoriti prima di loro, ma il far tardi quel che non s’è potuto fare per tempo mostra sempre la disposizione del nostro affetto a’Patrj vantaggi, e il vivo desiderio, che mai verrà meno, d’aver frequenti occasioni d’accrescere il suono alla fama de’grand uomini, e di rendere omaggj alla venerabil virtù. ◀Metatextualidad

Nivel 3►

Che bel Matrimonio!

Exemplum► Con 72 anni sul dorso, carico d’imperfezioni a segno ch’ogni passo gli costa un minuto, ridotto alla necessità di farsi spogliare e vestire come i bambini, un galantuomo di certa Città 25 miglia lontana da questa, rimasto vedovo ha sofferto un mese d’affanni prima di avere una seconda Moglie al suo fianco. Ogni donna accomodato gli avrebbe per isbrigarsi più presto, ma non ne trovava alcuna, che accoppiarsi volesse ad uno Sposino sì disinvolto. Dopo molti inutili tentativi due Femmine ebbero il merito di trovargli una Vedova d’anni 52 che diede alla richiesta il suo assenso. Il fortunato giorno degno d’esser segnato col carbon fossile ne’fasti l’Imeneo fu quello dei 5 corrente. La Vedovella era promessa in matrimonio a certo Bara Tono, che mandati le aveva i regali pegni di sua grandezza cioè un grembiale, un fazzoletto, e un pajo di pianelle usate. Ma venendole l’occasione di far migliore giornata, ammalata si finse quand’egli andò per condurla all’altare, e lo pregò d’accordargli qualche dilazione mostrandogli un vivo amore costante. Scoperta da questo la sua infedeltà nacque un’acerrima contesa trà i due rivali, e Bara Tono voleva far inghiottire la sua pipa al preferito settuagenario, o dargli un carico di cazzotti mentre basta un solo a fargli sputare l’anima innamorata. Questi temeva più della morte la perdita della Vedova. Colla mediazione d’onesta gente Bara Tono si persuase a cedergliela ma volle i suoi doni indietro, ed ebbe a contendere perché il fazzoletto era sporco, e le pianelle un pò rotte. Ricevè mille congratulazioni lo spasimante Vecchietto per il suo trionfo amoroso, e fece tanto in poch’ore, che d’ambe le parti si ottennero le Fedi necessarie per la stretta del vincolo maritale, che diedesi l’ultimo giorno suddetto del Carnovale p. p. Intorno al Letto infecondo su cui sparse Morseo i sonniferi suoi papaveri, svolazzarono sorridendo gli alati Amorini stuzzicando ai gelidi amplessi la frolla Coppia giacente. Intanto al di fuori i fuochi di canna, e d’artifizio, gli evviva popolari, le canzoni cantate al suon di chitarra solennizzarono strepitosamente quel Matrimonio degno d’un Sonetto colla coda d’un braccio. ◀Exemplum ◀Nivel 3

In M. C.

10 Corrente.

Podestà a Padova Reggim. con pena dura m. 16. Elez. dello Scrutinio confermata dal M. C:

Girolamo Battaja qu: Zuanne. era eletto l’Eccellentissmo K. Erizzo morto a Corfù.

[99] Con te a Grado dura m. 16.

E. Z. Andrea Semitecolo di Bart.

Finisce Alv. Pietro Corner.

Prov. Alle Gambarare dura m. 24.

E. Niccolò Bon qu. Francesco

F. E. Niccolò Corner

Podestà ad Asolo dura m. 16.

E. Z. Battista Corner.

F. E. Nic. Rugger Badoer.

Al Magistrato alle Legne.

E. Z. Domenico Loredan.

F. E. Agostin Zolio Primo.

Al Magist. dell’Estraordinario.

E. Rizzardo Badoer qu: Z. Ant.

F. E. Vicenzo Ten.

Alla Ternaria Nuova.

E. Zorzi Barbaro di Is. Maria.

F. E. Pietro Antonio Bembo.

Ai dieci Savj.

. . . . . . Zen di E. Renier

F. E. David Trevisan.

Metatextualidad► Le copie manoscritte di queste Elezioni non sono tutte di bel carattere intelligibile: su taluna bisogna qualche volta molto penare per intender un nome, e non di rado vi sono de’falli. Non basta sempre l’attenzione ch’usiamo di ricorrere al Protogiornale o alla Temi per fare un esatto confronto. Anche in queste Operette v’è qualche errore, o non troviamo in esse de’nomi segnati ne’Consigli con quelle tali indicazioni. Emendiamo per quanto è possibile i sbagli della penna coll’ autenticità della stampa, ma quando non troviamo in questa i lumi sufficienti per farlo ci sembra convenevole qualche ommissione, come nel caso presente del Magistrato del Formento a S. Marco, o l’usare dei punti in vece d’un nome, come si fece per il Zen eletto ai X Savj.

Vaglia questo avviso una volta per sempre. ◀Metatextualidad

Nivel 3► Carta/Carta al director► Monsieur.

Io mi so a dirle, Signore, il mio parere sopra il quesito esposto da Lei nella Gazzetta Urbana Num. 10. -88. se sia lecito al giuocator nero nell’atto che riceve il scacco dal Caval bianco, invece di difendere il proprio Re, di prendere la Pedona bianca, che per patto dovea mattare il Re nero. Sì strana è la procedura del nero, ch’io non mi sò maraviglia se presso nessuno de’tanti insigni Scrittori de’Scacchi, come il Damiano, il Vida, Rui Lopez, il Carrara, il Piacenza, il Severino di Tarsia, il Salvio, L’Anonimo Modonese, il Filodoro, lo Stamma d’Aleppo, e per fine il celebre Signor Giambatista Lolli Modonese. che nel 1763 stampò in Bologna con erudite annotazioni il codice degli Scacchi in foglio nella Stamperia di San Tommaso d’Aquino col titolo Osservazioni teorico pratiche sopra il giuoco delli Scacchi non mi fò maraviglia, dissi, se a niuno di tanti Scrittori sia mai venuto in mente un tal dubbio, il che certo nasce dall’esser presso tutti inviolabil legge de’Scacchi sì ne’giuochi ordinarj, che di partito, di non abbandonar giammai il Re quando egli è sotto lo Scacco, ma di doverlo tosto soccorrere con uno de’tre noti modi. Questa legge è tanto fondamentale, che non si è mai pensato, che alcuno la potesse violare per qualunque altro tratto. Abbiamo difatto alcuni giuochi di partito, ne’quali sebbene il nero possa prender la Pedona marcata, e vincere il giuoco, non è però mai stata presa nell’atto, ch’egli avea il suo Re offeso da qualche pez-[100]zo del bianco. Per non diffondermi le metto quì un solo giuoco di partito rapportato dal Lolli pag. 573, in cui il Signor D. Salvadore Albino s’impegna di mattare il re nero con la pedona del cavallo di donna.

Nivel 4► Exemplum► B. Re alla 7. dell’Alfiere

Rocco alla 7. del cav. di donna.

Altro Rocco alla 7. della donna.

Pedona del cav. di donna marcata alla 6.

N. Re alla casa del Rocco di donna.

Pedona del Re alla 3. casa.

1. Bianco che ha il tratto ritira il Rocco, che è alla 7. della donna lungo la stessa fila dovunque.

N. Pedona del Re avanza alla 4.

2. B. Lo stesso Rocco passeggia dovunque o per lungo, o per traverso, purché non dia Scacco, così sarà nel terzo, quarto, e quinto tratto avvertendo di trovarsi coll’ istesso Rocco ad una seconda terza o quarta casa de’propri pezzi, allorché il nero sarà donna la sua Pedona; il che sarà nel tratto quinto.

6. B. Rocco medesimo darà Scacco nella fila del Rocco di donna.

N. sarà sforzato coprirsi con la donna novella alla 4. del suo Rocco.

7. B. Replicherà scacco coll’ altro Rocco alla 7. di esso Rocco di donna.

N. Invece di prendere con la donna la pedona del bianco marcata, e vincere così il giuoco, il che si è il caso di cui si tratta, perché ha il suo re offeso dal Rocco, prende invece il Rocco con la donna forzatamente, cioè non v’essendo altro mezzo di difendersi; dunque non si ammette nemmeno l’unico mezzo, che sarebbe quello di prendere la Pedona marcata.

8. B. Spingendo la Pedona alla 7. del cav. si coprirà dallo Scacco, e matterà nello stesso tempo il Re nero, non potendo questi (noti bene) prendere la detta Pedona con la donna, perché esporrebbe il suo Re allo Scacco del Rocco. Dunque non si può nemmeno esporre all’offesa il proprio re per prendere la pedona marcata, il che si può vedere con lo Scacchiere alla mano. ◀Exemplum ◀Nivel 4

Non è dunque lecito di far altri tratti, quando si ha il Re sotto lo Scacco dell’avversario fuor che quelli che tendono unicamente a difenderlo dallo Scacco. Il giuocator nero dunque del quesito non poteva prender con la sua donna la pedona marcata, mentre avea il suo Re sotto lo Scacco del caval bianco.

Che se fosse lecito il tratto preteso dal Nero, ne seguirebbe che il Bianco non potrebbe mai dare il matto al Re nero con una Pedona, mentre qualunque volta questa gli si avvicinasse, egli la prenderebbe, poco curandosi, che il suo Re dopo un tal tratto restasse preso da qualche altro pezzo.

Questo si è il mio parere, quale spero sarà abbracciato in pace dal Signor giuocator nero, massime s’egli a sangue freddo vorrà compiacersi di riflettere, che se la miglior difesa del proprio re si è la morte dell’avversario deve però questa eseguirsi secondo l’ordine, e le leggi del giuoco per [101] esser lecita, onde siccome non può egli, per esempio, far un salto di cavallo con la donna per prendere la Pedona marcata, così non può far un tratto repugnante alla natura del giuoco come si è quello di lasciare il proprio Re in offesa per uccidere la Pedona fatale.

Si serva ella di questa mia a suo piacere, e con tutta la stima me le protesto.

Brescia 6. Febbr. 1788.

Umiliss. Devotiss. Serv.
F. Rutilio Bonetti. ◀Carta/Carta al director ◀Nivel 3

Nivel 3►

Biglietto d’Un Incognito.

9 Febbrajo.

Carta/Carta al director► Mi ritrovai questa sera al Caffè del Re di Francia dove si propose la questione se la Scultura, o la Pittura sia più pregiabile. V’erano presenti alcuni Pittori. Chi decideva per la prima, chi per la seconda. Quelli traevano argomento di maggior merito dalla maggiore difficoltà adducendo: che lo Scultore deve formare la Statua intiera, e per ciò assoggettarsi a tutte le regole in ogni menoma parte; che se falla in un colpo di Scalpello non può rimediarvi, e resta il pezzo imperfetto, quando all’ opposto il Pittore può cancellare i tratti del suo pennello, e dipinger di nuovo. Aggiungevano che lo Scultore dal Pittore non copia, bensì questo da quello, e ch’è assai più difficile ad animare e muscolare una Figura in marmo, che in Pittura.

Quei dell’opposto partito accrescevano al confronto il pregio del Pittore coll’impegno della Prospettiva, che non ha lo Scultore, e col saper dipingere una Figura distesa, che si calcola la più difficile operazione attesa la prospettiva.

Se tra i Pittori trovano si fosse qualche Scultore la lite si sarebbe accesa di più, e prò e contra dette si sarebbero dell’altre cose. Tocca alla Gazzetta aprire un campo alla gara ed eccitare l’ingegno de’Professori a farsi onore sull accennata contesa. ◀Carta/Carta al director ◀Nivel 3

Nuovo non è questo quesito, ed assai s’è detto sopr’esso, ma i gran talenti ponno sempre dire delle nuove cose anche su’più triti argomenti. A voi Signori seguaci di Policleto e d’Apelle, fatevi onore nel sostenere l’eccellenza delle vostre nobili Professioni, una delle quali dà vita a’marmi, e l’altra, come disse il celebre Co: Franc. Algarottti, avvicina le cose lontane, allontana le vicine, ed anima le mute tele.

Nivel 3►

Onorate l’altissimo Poeta.

Carta/Carta al director► “Egli è ben giusto, Sig. Gazzettiere mio Riveritissimo, che io vi presenti un soggetto il quale per mezzo de’vostri fogli venga dalle dotte, e letterate persone celebrato, e posto nel suo maggior lume. Io non sò darmi pace come mai quel zelo Patriotico, che m’anima in questo momento, non sia nato in que’tali, che procurano di render palesi i difetti de’loro Concittadini, e si applicano a cose da poco, o nulla, a quando la loro penna si resta mutola ed indolente allorché si tratta di far noto al Pubblico la perdita del maggior genio che produr potesse la loro Patria. Ma se tutti tacciono, perché debbo io ancora tacere? Lascieransi adunque rimaner polverose le armoniche cetre d’Italia? resteranno sepolte in un eterno obblio le rare dotti, virtù del Nostro Pom-[102]pei? non s’udranno i lamenti de’suoi Pastori? non piangerà la Greca Letteraria Repubblica? Nò Signore; Vi piaccia di gridare nel vostro Foglio: Pompei, è morto: ed udirete per ogni dove celebrata la sua memoria, squarciato dalle sonore trombe de’nostri Poeti, quel velo d’obblio, che da qualche giorno la copre, e risuonare per tutto la fama delle sue azioni.

Io non voglio tessere un giusto elogio all’eccellenza delle sue opere; oltreché questo sorpasserebbe il limite di una breve amichevole lettera, la mia penna mal atta in vece d’illustrar i meriti di un sì grand’uomo non farebbe che oscurarli. Ad altri ne lascio la cura. Bastami solo di non aver taciuto in tanto silenzio, e di aver procurato col mezzo mio, che il Mondo tutto ne conosca la perdita; e resterammi solo la soddisfazione di leggere le varie produzioni, che i bei Genj d’Italia si studieranno di porre alla luce, in lode alla memoria del più Grande, più Dotto ed Insigne de’Veronesi.

Vivete felice. “

Un vostro Assocciato. ◀Carta/Carta al director ◀Nivel 3

Verona li 9 Febbrajo 1788.

Cause.

Venerdì 8 Febbrajo correnteTerzo Consiglio Post All’Eccellentiss. Collegio de’XXV.

Certa Nob. Signora Orgnana di Udine negli ultimi giorni della sua vita aveva tre Nipoti, ed una Nipote chiamata Rosanna.

Nel suo Testamento beneficò uno di essi chiamato Antonio instituendo un Fidecommesso discendente da lui nella sua prole mascolina sino alla sua estinzione. E prevedendo il caso, che di questa mancar ei potesse ordina, che dopo la di lui morte passino li Beni, soggetti alla condizione medesima, negli altri suoi due Fratelli onde goderne vitalizialmente con giusto ripartimento, abilitando alla successione del possesso i loro Figliuoli maschj. Previde in oltre, che questi pure esser potessero privi di prole maschile, e soggiunse, che in tal caso alla loro mancanza debbano passare detti Beni collo stesso titolo ne’di lei Agnati più prossimi della Famiglia Orgnana.

Verificato il caso in tutti e tre li nominati Eredi, certe donne Orgnane, come Agnate più vicine alla Testatrice, sentenziarono a legge il Testamento, e contestarono che ad esse appartenevano que’ Beni accordando il patto però di goderli vitalizialmente ripartitamente trà loro onde poi passassero in quegli Agnati mascolini ch’esistessero della Testatrice suddetta.

Certo Nob. Sig. Orgnano, quantunque meno prossimo di esse loro nell agnazione, negò la capacità del Fidecommisso alle femmine sostenendo, che la volontà testamentaria della prenominata Signora Orgnana non tendeva a beneficare che i soli maschj, tanto più che non aveva mai nominata neppure nelle sue disposizioni la di lei Nipote Rosanna.

Avvocati al Taglio per le donne

Eccell. Signori Marchesini e Nob. Conte Cesare Santonini.

Interv. Sig. Bonfadini

Al Laudo

Eccell. Signori Stefano Stefani ed Antonio Orlandi.

Interv. Sig. Antonio Fedrigo.

Giudizio

Al Taglio N. 8 al Laudo N. 10 +

[103] La esecuzione del nuovo regolare Decreto per la maggior osservanza delle Feste permanenti, nell’atto che forma un elogio alla saviezza ed al zelo del Serenissimo nostro Governo, soddisfa generalmente il genio della Nazione sempre pieghevole e docile all’ autorità de’comandi. Le botteghe, che per i bisogni del Popolo hanno la permissione della vendita ne’dì festivi, non sono più spalancate come in quelli seriali, e come abusivamente lo erano in prima. La Merceria non è più la Domenica una Fiera di futili bagatelle esposte lungo le sue chiuse botteghe: i Fritellaj non cominciano più la mattina ad accender fuochi ne’campi per uso del loro mestiero, e generalmente il giorno del Signore è distinto da quelli degli uomini con una decenza piacevole e conveniente.

Questi eccitamenti alla santificazione delle Feste sono secondati dagli Spirituali soccorsi del Sommo regnante Pontefice, che a tenore d’un Foglio stampato venduto per la Città in questi giorni, concede delle Indulgenze a’Fedeli che reciteranno certe Antisone prescritte nella stampa medesima ne’giorni di Domenica.

Trà li Sacri Oratori che da’nostri Pulpiti diffondono l’Evangeliche Verità, si distingue per ordine, per eloquenza, per solidità di merito l’Ex Gesuita già nominato di San Lorenzo la cui ampia Chiesa ogni giorno di Predica è piena di colti Uditori.

Brescia 8. Febbrajo 1788.

Nivel 3►

Aneddoto.

Exemplum► Se a Bruno e a Buffalmacco allora quando rubarono il porco a Calandrino fosse occorso quello, ch’è succeduto ad un Ladro pochi giorni sono in un Paese della nostra Provincia, certamente che non avrebbero riso sulla credulità di Calandrino col fargli mangiare le galle di cane, e farlo credere egli medesimo il ladro del proprio porco.

Accordatisi due furfanti di rubare il porco ad un benestante disposero la trama in maniera di absentarlo dal luogo ov’era la preda per una mezz’ora, ed uno d’essi legato con corde il majale se lo indossò, e fissato il sito ove collocarlo per quindi venderlo, lasciò il complice a tener a baje il dirubato sino a tanto che avesse posto il furto in sicuro.

Si commise il delitto due ore prima del giorno. Colui che sulle spalle portavasi un tanto peso, fatto un pò di cammino fu in necessità di riposarsi, onde per qualche momento depose il legato animale su un muro, che gli si offerse per via: ma l’oscurità non gli permise di bene adagiarlo onde scuotendosi precipitò dall’opposto lato; e siccome le corde che lo legavano erano avvolte co’loro capi annodati al collo del suo rapitore, così il porco divenne il suo carnefice, e dimenandosi al basso lo strangolò sulla sommità del muro. Si scoprì l’accidente fatale quando non v’era più lungo al soccorso, e quell’ infelice ha subito una pena destinata sotto di questo Cielo clemente a’delitti tanto maggiori del suo. ◀Exemplum ◀Nivel 3

Bastimenti Arrivati

29 Gennajo

Tartanon P. Ant Rossetti dal Cesenatico con 30 Bovi vivi e 9 Bar. Sevo.

31 Detto

Piel. P. Vic. Giacullo da Rodi rac. a Zuanne Speranzoni con 60 m. Naranze dolci 15 di garbe 5 m. Limoni 74 Amasi manna

[104] 2 Sacci Galla 4 Sacchi Grippola

18 Sacchetti scorza di Naranze

5 Sacchi Carobbe, e pochi fighi da uso.

Tartanon Pat. Nic. dall’Acqua da Trieste rac. a sè medesimo con 180 St. Carobbe 4 m. fighi 200 mastelle 6 m. libre Pegola 12 Barili uva di Lipari, 1 Cassa Cand. di sevo 40 Brac. tela di bombace 20 Gotti da tavola 3 Somme Piatti di Majolica.

3 Febbrajo

Bergantino Inglese Cap. Enrico Horn da Jermaut rac. a Emanuel Giacur

A Gius. Venturalli

762 Barili Aringhe, e 36 mezzi.

Ad Ab. Pezzi e Figli

1 Balla merci di Lana

A chi presenterà

1 Balla dette.

8 Detto

Checchia Danese nom. Sara Cap. Just Aistensen da Berghen rac. a Gius. Treves

A Gius. Venturali

800 Bal. Baccaladi di Pesci 100 m.ca.

10 Detto

Brac. Pat. Franc. Bertoli da Zara con 4 cai Oglio del Pat. e Marin. di Bar. 510. Una Zara Tabacco di lib. 20 ca 1. Cassetta Rosolio di Tramesso 4 barile di Oglio di Tramesso 4 Barile di Oglio di Tramesso

Brac. P. Matteo Cherin da Traù con 9 Cai Oglio di Mercanti di 83 Barile ca.

Manifesto

Delle Mercanzie condotte dal Patr. Gaspero Ivansich di ritorno dal Naufragio del Cap. Giuseppe Tramontana Napol. caricate in Venezia, ch’era destinato per Messina, Palermo e Napoli.

Ricupero fatto a Selve

14 Pezze panni a rifuso di diversi colori

35 Pezze Indiane a rifuso di varj colori

378 Pezze Intime a refuso

1 Cassetta con 4 mazzi carta Imperial

12 Cassoni e Casse con entrovi Cristalli per uso di Chioche la maggior parte rotte

1 Cassettina di Contarie

1 Cassetina di Carta Real

1 Cassa e 1 Cassettina Cere lavorate

5 Barile con poco Viriolo

760 Pelli Vitello a rifuso bagnate

5 Balle Carta bagnata a rifuso

1 Scatola di varie bagatelle

1 Cassetta Carta Imperiale bagnata

787 e mezza ca. Dozzine Berrette Padovane in Cassoni a rifuso

3 Involti e un Pacchettino Carte

1 vaso vuoto di rame con suo coperchio. 2 Sacchi sigillati di strazze e Ber. da Marinari. 1 pic. Casson di Soaze di Specchi bagnate. 1 Cassa sigilata con strazze del Capitano Napol. diverse Berrette, e Calze Padov. e 6 Pezze Indiane. 1 Cassetta cere lavorate a rifuso. Diversi attrezzi di detto Bast., Cordami, Legnami, anche & altro.

Tramessi a Lussin

Una Bar. 3. Secchi e 3 Bozze Oglio 11 Barili e 8 Scatole di Zeladia 2 Bar. Vinordinario. Grazie 7 Bar. Vino. Mesa 2 Bar. Vino 100 lib. di pan, uno Stajo Legumi.

Esposizioni per Carta a S. Daniele

Venerdì e Sabato 15 e 16. corrente

Oratore il Sig. Ab. Marsili Ex-Gesuita.

Morti

N.U. E. Lugrzio Pepoli

N.U. E. Niccolò Longo

Signor Franceso Pezzana in attualità del Guardianato della Scuola Grande di San Rocco. ◀Nivel 2 ◀Nivel 1

1Lo Scipione dell’Adria, il K. Proc. Angelo Emo.