Référence bibliographique: Giovanni Ferri di S. Costante (Éd.): "Il primo dovere dei padri", dans: Lo Spettatore italiano, Vol.2\03 (1822), pp. 10-13, édité dans: Ertler, Klaus-Dieter / Fuchs, Alexandra (Éd.): Les "Spectators" dans le contexte international. Édition numérique, Graz 2011- . hdl.handle.net/11471/513.20.993 [consulté le: ].


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Il primo dovere dei padri

Citation/Devise► Ego adolescentulos existimo in soholis fieri stultissimos,
quia nihil ex iis quae in usu habemus, aut
audiunt, aut vident.

Petron., Sat.

Io reputo diventare i giovinetti nelle scuole stoltissimi,
perciocchè delle cose che abbiamo dattorno non ne
ascoltano, o non ne veggono pur una. ◀Citation/Devise

Niveau 2► Niveau 3► Récit général► Andai un giorno in compagnia d’un amico mio a pranzo da Ruscolo, che un’ampia possessione avea in quella vicinanza. Ruscolo, dissemi l’amico, acquistossi fama di abile agricoltore. A lui si debbe se questo terreno, ingombro una volta sol di sterpi infruttuose, presenta ora l’aspetto d’una campagna ridente ed ubertosa. Egli va superbo, e con ragione, del felice successo con cui vide coronati i suoi lavori, e senza dubbio si affretterà di farveli osservare. E fu il vero; perciocchè non sì tosto si fu ognuno alzato di tavola, che Ruscolo ci aperse i suoi giardini, e non senza compiacersi ci trattenne nel suo parco. Vedete voi, ci cominciò a dire, questi alberi che ombreggiano sì ampiamente il terreno? Io, sono io quegli che colle mie stesse mani gli ho piantati: sono io che gli ho allevati. Ancora mi sovviene del tempo in cui queste querce rigogliose erano tenere pianticelle, anzi ghiande. Vedete ora a quale altezza prodigiosa alzan la cima: potrebbesi certamente con gli alberi da me posti fabbricar navigli per tutta un’armata.

[11] Ammirai l’utile industria di Ruscolo: che puossi egli fare di più vantaggioso alla società, dissi al mio amico, e qual più dolce piacere può l’uomo procacciare a se stesso di quello che nasce dal moltiplicare sì ricche produzioni? E bene il crederete? mi rispose l’amico: Costui che con tanto studio e travaglio ha coltivato piante ed alberi d’inanimata natura, costui sdegnò di allevare i suoi propri figliuoli; e laddove non crederebbe queste piante alla cura del più esperto e laborioso coltivatore, perchè egli vuol guidare le opere e starvi presente, ha commesso il governo de’suoi figliuoli ad ignoranti e spensierati maestri, i quali anzichè secondare le buone disposizioni della loro natura, altro non fecero che sopprimerle e forse corromperle. Or non direste voi che Ruscolo ha riputato più lodevol cosa il produrre al mondo i superbi e ben fronzuti alberi, che gli uomini saggi e virtuosi?

Mentre in questa guisa tra noi ragionavamo, ecco scorgemmo il rispettabile Aristo, che con un garzone di forse venti anni dallato veniva alla nostra volta. Siccome erano essi conosciuti dal mio amico, entrammo con loro in conversazione. La reciproca tenerezza che in tutte le loro maniere appalesavano, mi fa credere che Aristo fosse di quel giovane il padre, e seco lui mi congratulai che avesse sì amabile figliuolo. Punto non v’ingannate, rispose Aristo: benchè Armando non sia che mio pupillo, pur gli son padre, ed egli nutre in cuore per me un affetto veramente da figlio, talchè egli è il mio vanto e il conforto mio. Ruscolo ha senza dubbio ritratte molte utilità da’suoi sudori, ma [12] non mi ha fatto invidia per questo, nè ho gittate le mie cure giammai su l’inanimata natura. S’abbia pure egli il contento di avere sott’occhio sterminati boschi, cresciuti a forza delle sue braccia, ch’io mi godo della dolcezza che mi fa gustare questo bello e buon giovinetto, caro frutto delle sollecitudini mie. Fin da fanciullo perdette Armando i suoi genitori; ed il padre suo stando in caso di morte me lo consegnò di sua mano, ed io l’accettai in forma di caro e sacro deposito. Promisi di fare le sue veci, ed io stesso ho educato il suo figliuolo. Non è egli questo il primo dovere di un padre? Qual v’è ragione che ne lo assolva e gli permetta di non allevare per se medesimo i propri figli?

Ragionava Aristo d’obbligo così sacro con tutta l’eloquenza di un cuore veramente paterno: e non senza ragione; ◀Récit général ◀Niveau 3 perchè non s’appartien meno ai padri lo ammaestrare essi medesimi i figli, che alle madri il lattarli; nè povertà nè disavventura nè ignoranza ne li potrebbe escusare. Se non sono tutti i padri in condizione di coltivare l’ingegno de’figli, son tutti però nell’agio di educarli alla morale, ossia di ben formarli di cuore e di ben costumarli. È lecito al padre di farsi aiutare ad altri nel coltivare l’intelletto de’figli; ma l’educazion del cuore a lui solo e non altrui si vuole affidata, perchè ella richiede una continua cura, una perpetua guardia, a cui i padri solo chiamati sono. Or questa morale educazione non tanto dagli ammaestramenti esteriori, quanto dall’intimo sentimento dee procedere; e per farla [13] apprendere valgono più gli esempi che i ragionamenti, perchè si ha da parlare al cuore solamente. Così quando un fanciullo ha in alcuna cosa fallato, se anzi turbatetta che no gli si mostri la madre, gli farà più forza d’assai che qualunque pedagogo, da cui per lo più convenevole modo e con le più savie dicerie fosse ripigliato. E se ci volessimo ritornare in mente quella età tenerissima, chi è di noi che non abbia ancora memoria di alcuna di così fatte lezioni, e non le conservi ancora nel cuore quali egli le apprese la prima volta?

Infinite utilità sentono i genitori dal fornire questo sagro dovere; perciocchè da prima cominciano ad amare vie più la lor casa, poi vengono gustando i piaceri e le virtù domestiche, ed ultimamente sono costretti a badare dì e notte a te stessi. Non è uomo mai sì viziato e sì lordo, che non s’abbia a guardare che il figlio non pensi male di lui; e questo pensiero dell’esempio ch’egli dee dare di sè, non è a lui uno de’più forti ritegni? Sono senza numero i mariti e le mogli, che se avessero avuto presso a sè i figliuoli per educarli, e gli uni e le altre si avrebbero tuttavia quell’amore fervente così, come il primo. Oh quanto conferiscono a tenere le case in accordo le successive cure dell’educazione! Ecco il modo di diventar buon marito, buon padre e buon figlio: perocchè in esso, oltre alla coscienza ed all’obbligo, si trova una mutua compiacenza, essendo opera di natura che all’esecuzione de’suoi comandamenti tenga perpetuamente dietro un verace e sincero diletto. ◀Niveau 2 ◀Niveau 1