Zitiervorschlag: Francesco Anselmi (Hrsg.): "N. XXII", in: Il Socrate Veneto, Vol.22\ (1773), S. 84-88, ediert in: Ertler, Klaus-Dieter / Fuchs, Alexandra (Hrsg.): Die "Spectators" im internationalen Kontext. Digitale Edition, Graz 2011- . hdl.handle.net/11471/513.20.981 [aufgerufen am: ].


[85] Ebene 1►

N. XXII.

Del carico d’una famiglia

Ebene 2► Molti maritati si lamentano di non aver figliuoli, e voi vi lagnate di avere una troppo numerosa famiglia. Le più deboli spalle possono essere caricate d’oro. Niuno si annojerebbe, anzi sarebbe concentissimo di portare un tal peso; e que’soli che ne fossero senza, si chiamerebbero miserabili. Or tra i favori principali d’una prospera fortuna si devono annoverare i figliuoli; e voi avete un gran torto a pensare che i vostri appoggi sieno la cagione della vostra rovina. Non meritate di goder que’beni che non sapete riconoscere; e converrebbe che la Natura li avesse piuttosto dati a chi li ricerca senza poterli ottenere. Guardate bene ch’essa non vi tolga quel che vi diede liberalmente; e che per la vostra ingratitudine non vi sieno levati i vostri più fermi sostegni.

Questo andrebbe bene, mi direte voi, se avendomi dato tanti figliuoli, mi avesse ancor dato molte ricchezze; ma come mai potrò io alimentarli tutti, avendo appena di che nudrir me medesimo? Come! I vostri figliuoli non sono essi vere ricchezze? L’altre sono morte, e queste sono vive, e immortali. E voi con sì gran tesori potete esser povero? Siete voi come gli avari, che null’altro possedono se non quello che hanno tra le mani, e che tanto male si servono de’loro beni? Questo è quel pensiero che sempre vi travaglia, in luogo di considerare che i figliuoli che han-[86]no buone inclinazioni sono, il riposo de’lor Genitori, il bastone della lor vecchiaja, e una sorgente d’abbondanza per essi. Se poi sono cattivi, dovete lamentarvi della loro vita fregolata, e non mai della lor moltitudine. Un Capo di Armata non si lagna mai propriamente di avere molti uomini sotto di lui, ma bensì di avere più vigliacchi, che soldati. Voi pensate di essere assediato nella propria Casa; eppure, essendo bene accompagnato, come voi siete, avete una miglior guardia de’Re medesimi, e siete più onorato de’vostri vicini. Prendete forse le vostre immagini per nemici vostri? oppur credete che gli stranieri vi difenderebbero meglio de’vostri domestici? Non sono solamente i Padri che chiamano i lor figliuoli la loro Gloria, e il loro Ornamento; le Madri pure che vogliono appropriarsi l’onore e la pompa de’lor Mariti, tengono uno stesso linguaggio.

Ebene 3► Exemplum► Non sapete quel bellissimo detto di Cornelia figlia del gran Scipione? Un giorno, in cui una nobilissima Dama fu a visitarla in sua Casa, e che per farsi più stimare erasi ornata di tutte le sue gioje; Cornelia punta da una nobile gelosia trasse a lungo a bella posta il discorso fin tanto che i suoi figliuoli furono di ritorno dalla scuola. Tosto che comparvero, Cornelia rivolgendosi a quella Matrona, le disse: Eccovi i miei ornamenti, e le mie ricchezze. Queste vengono da me stessa, l’altre non sono nostre. Per verità questo discorso dava chiaramente a divedere da qual Padre essa avsse ricevuto la sapienza, e la virtù, come ne avea ricevuta la vita. ◀Exemplum ◀Ebene 3 E ciò nulla ostante voi chiamate questi ornamenti, di cui ella parlava, i vostri pesi, e le vostre disgrazie? Voi credete di avere ogni sorta d’infelicità, perchè avete de’figliuoli? Che se siete contento di averli generati, e vi dà molestia il nudrirli, vi suggerirò un agevolissimo spediente, che vi apporterà molti vantaggi. Quegli, che li alimenterà, sarà quel Padre comune, il quale essendo ne’Cieli, ha in ogni momento cura di coloro che sono sopra la Terra; quegli che vi ha nudrito dalla vostra infanzia sino alla vecchiaja, e che largamente somministrando il vitto a tutti gli altri animali, non lascierà mai perire gli uomini, che sono i suoi Figliuoli. Nutrendoli, non mancherà pure di dar loro di che coprirsi, essendo egli quello che copre d’erbe le campagne, e gli alberi di foglie. Può ancor succedere, che quegli stessi, che voi credete di durar fatica a nudrire, vi daranno da vivere, e faranno l’onore, non già l’aggravio di vostra Casa. Questo è l’andamento delle cose umane, e che mai bastevolmente si considera. Al-[87]cune hanno principj aggradevoli, e funesto fine; ed altre non avendo che amarezza nella loro prima origine, terminano poi con tutta la dolcezza. Di tal condizione sono tutte le azioni virtuose; affligono subito coloro, che incominciano a praticarle; ma apportano in seguito una somma consolazione a chi le esercita.

Ben veggo che la povertà, la quale affligge i vostri figliuoli, vi tormenta assai più della propria; ma vi ho già detto che i figliuoli essendo una vera ricchezza, non potranno mai esser poveri. Si porranno adunque i servi, e gli stessi animali nel numero de’beni per escluderne i figliuoli? Saranno essi posti al di sotto degli uccelli, e delle cose inanimate? Di più, vi sono alcuni poveri; ma questa è una povertà feconda. I favori della fortuna sono tanto diversi, quanto essa è variabile. Tutti già non possono aver di tutto. Alcuni hanno delle merci, che abbandonandoli li arricchiscono; altri hanno dell’oro, vale a dire una superfluità della Terra: ma voi avete de’tesori vivi, che sussisteranno nella vostra Casa, cioè dopo la vostra morte. Oltre a ciò, per quanto grande sia il numero de’figliuoli che avete, sarà assai picciolo paragonandoli con la moltitudine di quelli, che alcuni altri ebbero. Se voi ne avete venti, Priamo n’ebbe cinquanta. Un Re de’Parti n’ebbe trenta; Artaserse quasi cento e venti; Erotino Re degli Arabi ne generò fino a settecento, e col mezzo loro formando come un’armata di sua famiglia, si fece temere da tutti quelli del suo Paese, e adorar dagli stranieri. Certamente l’avere molti figliuoli è l’avere una gran possanza. I Monarchi bisogna che ben spesso escano del lor Palazzo per conoscere se possano assai: mentre dalla vostra camera potete mettere spavento ne’vostri nemici. Mi direte che tutti questi essendo Re, erano anche ricchi per nudrire tutti i loro figliuoli; e che se nulla avevano in Casa sua, possedevano in qualche modo tutti i beni de’loro sudditi. Ma che essendo voi povero, e niuno dandovi soccorso, credete che il mio discorso in luogo di consolarvi, pare che accresca la vostra miseria.

Ebene 3► Exemplum► Almeno non potrete negarmi che Appio Claudio non fosse povero, come era cieco; e nulladimeno nella sua vecchiaja non lasciò di nudrire quattro figliuoli, e cinque figlie. A dire il vero non conviene istupirsi se governasse così bene la sua Casa, mentre egli tra tanti incomodi governava ancora la Repubblica. La maggior parte de’difetti degli uomini è ne’loro costumi piuttosto che ne’loro affari. Questo grand’uomo, di cui vi parlo, non era Re, nè desiderava di esserlo; sostentava la sua Casa con la virtù, non [88] co’piaceri; e con pochi alimenti nudriva una numerosa famiglia. Ed ecco perchè egli faceva con gioja quel che i Principi stessi far non possono se non con pena. Egli non misurava la sua fortuna col suo desiderio, ma il suo desiderio con la sua fortuna. Se non avea i beni di Creso, nè di Crasso, avea però più felicità di essi. Se avea meno da spendere, avea di che più rallegrarsi: e nella sua condotta non riguardava alla condizione altrui, ma alla propria. ◀Exemplum ◀Ebene 3 Per la qual cosa io non vi chieggo che essendo povero facciate come i ricchi; o che per sostentare la vostra famiglia, sempre la regaliate. I figliuoli de’Grandi possono essere meglio nudriti, e più magnificamente coperti; ma non vivrano mai meglio de’vostri, nè forse sì dolcemente; almeno non vivranno più lungo tempo, nè con maggior probità. Tutto il vantaggio ch’essi hanno sopra i vostri è, che vivono con più pompa, vale a dire con maggior pena, e vanità. Ciascuno ha la sua maniera, e la sua misura di vivere; e per essere più grande non si è sempre migliore: laonde ne viene che spesso si veggono alcuni allegri in una capanna, ed altri assai tristi in un Palagio. Tutti non hanno una medesima abbondanza di beni, ma vi è una comune sorgente di grazie, cioè Iddio, la di cui mano favorisce tutti, e dà a tutti senza mai vuotarsi, Che importa a’vasi d’essere piccioli, o grandi, se sono tutti egualmente pieni? I poveri hanno bisogno di molte cose; ma i ricchi hanno quasi bisogno di ciò che hanno, come di ciò che non hanno. ◀Ebene 2 ◀Ebene 1