Citation: Giovanni Ferri di S. Costante (Ed.): "Il prezzo della vittoria", in: Lo Spettatore italiano, Vol.3\34 (1822), pp. 141-144, edited in: Ertler, Klaus-Dieter / Fuchs, Alexandra (Ed.): The "Spectators" in the international context. Digital Edition, Graz 2011- . hdl.handle.net/11471/513.20.806 [last accessed: ].


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Il prezzo della vittoria

Citation/Motto► Male vicit quem poenitet victoriae: melius est enim igno-
scere, quam post victoriam poenitere

(Seneca).

Male ha vinto colui che si pente della vittoria; con-
ciossiachè meglio si è perdonare, che dopo la vitto-
ria pentirsi. ◀Citation/Motto

Level 2► Level 3► Dialogue► Novelle buone, gran novelle! veniva il giovinetto Alberto gridando nell’entrar che egli faceva in casa il padre: si è vinta una compiuta vittoria, e non so quante migliaia hanno perduto i nostri nemici. Ci saranno stasera fuochi e illuminazioni . . . . E lo scempio di tante umane creature, lo interruppe il savio Armando, è ventura da farne tanta festa? No certo, ripigliò Alberto: ma egli è sicuramente permesso d’esser lieto di una utilità che ha avuta la patria. Sì, bello, disse Armando, è rallegrarsi del bene della patria, ma quando egli non proceda dal male del rimanente del mondo. Rade volte le guerre di veri beni avvantaggiano i popoli: e quelle poche, ancora che sieno utili e necessarie, producono tanti mali, che l’uomo sensibile ed umano non pur non gode, ma piange ancora dell’esito suo.

Ma se, ricominciò Alberto, venivano i nemici [142] a danneggiarci, noi dell’averli respinti e rotti non è ragione prendere allegrezza? — Ragion di allegrezza? rispose il padre: Oh! e chi manifesta a noi quale delle due parti s’abbia il torto? e il più, lo hanno ambedue, nè il successo le scusa o le assolve. Ma ponendo queste considerazioni da un lato, non è egli certo che colui il quale si rallegra dell’esito d’una battaglia, gode del male di tante mila persone a lui somiglianti, e questo pensier solo non deve soffogare la gioia? Se un cerusico in atto di trionfo vi ricontasse di avere infra il dì cinque o sei gambe altrui mozze, di qual cuore lo riputereste voi? — D’un cuor freddo e spietato, rispose Alberto. — Ora, riprese il padre, questa crudel cosa si è adoperata a salvamento e richiesta degl’infermi: ma nella guerra può ben essere che i pugnatori d’ambedue le parti non solamente non abbian colpa del movimento di quella, ma che essi il più sieno stati tolti per forza e tratti a far carne e macello. E nella giornata, onde voi fate tanta festa, sono stati tagliati a morte dieci mila, e feriti peravventura altrettanti. — Tra amendue i campi, notò Alberto. — Ma così dell’uno, soggiunse il padre, come dell’altro campo eran uomini tutti. Dunque fate ragione che questi dieci mila infra due o tre ore morti, comechè essi nulla più di sè sentano, abbiano lasciato ciascuno da sè almen duo vivi che li hanno a piangere, padre, moglie o figliuoli. Ed ecco fatti infelici ventimila in un punto per la sventura di coloro che son caduti vittime della vittoria. Ma la costoro [143] condizione è men misera che quella dei feriti: conciossiachè, mentre che noi stiamo qui a ragionamento, otto o dieci mila persone siano in su ‘l trapassare, quale dal piombo trafitto, e quale dal ferro storpiato: e le ferite fan sangue: molti morranno in brieve di dolore, molti e settimane e mesi giaceranno egri, e moltissimi avranno a portare le dolenti reliquie della vita coi corpi cagionevoli e menomati. — Questo pensiero veramente, disse il giovinetto, mi raccapriccia. — Quando vederete, seguitò il padre, l’illuminazione, recatevi a mente il costo di quella. — Nondimeno, disse Alberto, la gente è allegra, e par che questi dolorosi frutti non consideri. — L’opera sta pur così, rispose l’altro; che se ci si ponesse mente, io non so qual di sì poco sentimento fosse, che d’una gran moltitudine dei par suoi stata dalla guerra morta volesse fare allegrezza. Ricordavi egli dello infelice Ricciardo, quando la ruota gli stritolò la gamba? — Sì: e mi sovvien anco che tutta notte non potei aver sonno; sì era commosso. — Ed ora tante migliaia patono altrettanto, e noi appella vi pensiamo. Forse che se di quei dolenti uno solo ci stesse a veduta, noi gli avremmo compassione più che a tutti quanti insieme. — Ahi come è rada la pietà vera! Ad essere tocco dall’aspetto d’un che sofferà e languisca, non si richiede altro che il material sentimento: ma chi veramente umano è, sa egli bene così immaginare, come sentir l’altrui male; nè lontananza di tempo o di luogo il ponno impedire dal ponderare e [144] participare i gran danni che la gente menano a destruzione: e tanto da lungi, quanto da presso glie ne incresce, e con pari sollecitudine si travaglia di porgerne o consolazione, o ristoro, o schermo. ◀Dialogue ◀Level 3 ◀Level 2 ◀Level 1