Zitiervorschlag: Giovanni Ferri di S. Costante (Hrsg.): "I guerrieri", in: Lo Spettatore italiano, Vol.3\32 (1822), S. 132-137, ediert in: Ertler, Klaus-Dieter / Fuchs, Alexandra (Hrsg.): Die "Spectators" im internationalen Kontext. Digitale Edition, Graz 2011- . hdl.handle.net/11471/513.20.804 [aufgerufen am: ].


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I guerrieri

Zitat/Motto► Avidi sunt milites et pecunias et gloriae simul

(Q. Curtius).

I soldati hanno un’egual brama così dell’oro come della gloria. ◀Zitat/Motto

Ebene 2► Ebene 3► Dialog► Ermodoro, il quale dando opera alle intellettuali discipline è salito in gran fama, non pretermette mai, dove altri glie ne dia occasione, d’innalzare la gloria delle lettere sopra quella dell’armi. Egli compiange forte e tiene per poco saggi coloro i quali eleggono una maniera di vita, di cui è principal legge il procurare la morte degli uomini. “Oh! questi invero (così un giorno gli rispose Armone) sono argomenti mirabili e degni di filosofo! E come potete voi così arditamente dir male di un mestiero che infinite persone stimano esser lor debito di esercitare? Che altro è un soldato, eccetto che un uomo vago d’onore, il quale facendo di se stesso sacrifizio alla patria, si espone ad ogni sorta di pericoli e di fatiche, per respingere gl’inimici di quella? Non è forse egli che, assicurando il pubblico riposo, procaccia a tutti i cittadini la comodità di attendere ai loro negozi, e trar la vita in bene e consolazione? Quando è tempo di pace ei si sta alla guardia delle frontiere; in tempo di guerra ei mena i suoi giorni in mezzo al campo; non teme caldo nè gelo; e ad un sol cenno [133] del suo capitano, corre volonteroso alla morte. Ora, se il difendere se medesimo è parte di naturale diritto, gli darete voi biasimo perchè contrappone la propria forza all’altrui, e perchè cerca di aiutar la sua patria contro i nuovi grandissimi mali onde è minacciata da un esterno tiranno? Non sapete voi che quella sorta di coraggio ch’è propria de’guerrieri, ha per suoi naturali elementi la lealtà, 1’onore, la magnanimità, e tutte l’altre più chiare virtù? Al prode soldato è degno premio la gloria. Quando voi tentate di rapirgli quest’unico bene ch’esso ha acquistato mediante lo spargimento del suo sangue, vi par egli di operare secondo giustizia? Mal vi apponete per certo, se vi confidate di farvi un gran nome ed esser utile agli uomini, non con altro, che col far professione di così strana filosofia. Credete voi che Epaminonda e Scipione l’Affricano vincessero tante battaglie senza i soccorsi della sapienza, e ch’ei fossero da meno di tanti vani declamatori? Tolga il cielo ch’io voglia oscurare la riputazione delle lettere, la quale è parte tanto essenziale della gloria d’ogni civile nazione. Io porto somma riverenza a quelli eccellenti che hanno resa illustre la patria loro; nè mi cale del modo ch’essi hanno tenuto per far questo effetto. Ma dispregio sommamente tutti coloro, i quali sapendo di non aver per se stessi alcun merito, si avvisano di farsi grandi e famosi col deprimer gli altrui.” ◀Dialog ◀Ebene 3

Il valore è certamente un’altissima virtù, perocchè si è quella che sopra ogni altra mette gli uomini a durissime prove. Ma la vera gloria di [134] un guerriero non tanto consiste nella fortezza di lui, quanto nella maggiore o minor bontà degli affetti che il muovono a combattere. Bello è il morire in difesa del Re e della patria: all’incontro è cosa piena di vituperio il farsi vittima dell’ambizione, dell’avarizia e dell’altre più nefande passioni. Ebene 3► Exemplum► Gerasto, ch’è leggiadro e ricco giovane, come prima ode il suono della tromba guerriera, si leva impetuoso e corre fra l’armi. Egli conduceva i suoi giorni in mezzo ai piaceri, i quali per avventura gli rendevano meno fastidioso l’ozio in cui si stava, ma non valevano a farlo interamente pago di se medesimo. Solo dacchè si cinse la spada egli pregia ed ha caro il vivere: nè punto si sgomenta per le gravi fatiche che debbe durare. Ecco che il piombo micidiale gli apre una piaga nel petto, ed ei se ne rallegra, come di un singolar favore concessogli dalla fortuna, perchè sa che il suo ferro è già tinto del sangue di più d’un nemico. Ora se Gerasto non per altro si è dato al guerreggiare, che per l’amore del giusto e pel desiderio di giovare alla patria, per fermo egli è un eroe: all’opposito, ove ei l’abbia fatto per voglia di acquistar gradi e ricchezze, egli è un orribile mostro. ◀Exemplum ◀Ebene 3

L’intrepidezza, che consiste nel serbar sempre fermo l’animo in mezzo ai pericoli, è cosa tutta diversa dalla ferocia. Nulladimeno noi spesse volte scambiamo quest’ultima per la prima, perchè ci sembra che tutte e due si mostrino coi medesimi effetti. Ebene 3► Exemplum► Ma terrete voi per intrepido quel Merione, uomo insensato, e selvaggio d’ogni gentil costume? Egli prese [135] partito di rendersi soldato; ed in questo soddisfece mirabilmente alla sua natura. Perciocchè essendo egli insufficiente ad ogni altra cosa, è però attissimo alla milizia, ove nell’esercizio di essa altro non si richieda che il saper usare violenza e crudeltà. Non è di bisogno ch’egli faccia forza a se stesso per intendere all’uccisione di molti; poichè egli sembra nato per fare strage, e non istima più gli uomini essere suoi simili, quando riceve stipendio per ucciderli. Merione direbbe a’suoi capitani, come uno ufficiale di Cesare in Lucano: «Se tu mi comandi d’immergere questa spada nel petto del padre, del fratello e dell’incinta mia consorte, me ne verrà ribrezzo, ma ti obbedirò prontamente.” ◀Exemplum ◀Ebene 3

Un guerriero che nell’adempire il suo terribile ufficio si scompagna dalla pietà, non difensore degli umani diritti, ma conculcatore si debbe chiamare. Però i più eccellenti condottieri d’esercito allora solamente ricevettero intero pregio di fama, quando nel caldo delle battaglie seppero risparmiare l’effusione del sangue. Ebene 3► Exemplum► Il gran Condé s’avrà eterno biasimo di quel ch’egli disse intorno al modo di ristorar senza indugio le perdite fatte in una battaglia; nè sarà mai nessuno che scusi il virtuoso Turenna d’aver recato ad effetto il fiero intendimento del principal ministro del più superbo monarca che sia stato al mondo. Gli uomini del Palatinato ricordano anch’oggi le gravi sventure a cui soggiacquero i loro antenati, e maledicono il nome di colui che mise a fuoco e fiamma l’infelice lor patria. Lo stesso monarca, [136] già presso a morire, così diceva: “Io ho amato troppo la guerra.” Quasi che egli avesse potuto ragionevolmente porre affetto a sì trista cosa, non reputandola quel ch’essa è di sua natura, cioè un necessario grandissimo male. ◀Exemplum ◀Ebene 3

Fra le molte virtù che debbono fregiare i guerrieri, il disinteresse è degnissimo de’primi onori. Colui che versa il suo sangue e si fa incontro alla morte, non da altra cagione sospinto che da scellerata brama di arricchire, mal conosce il verace prezzo e della vita e della gloria, ed usa le armi non a modo di generoso soldato, ma di vile ladrone. Ebene 3► Exemplum► L’istoria così come ha messo in gran luce le nobili gesta di Malbourough, così ha fatto chiara e famosa l’insaziabile sua avarizia. Ma essa all’incontro ha consecrato tutto intero il nome del bravo Chevert, il quale ebbe l’animo tanto scevro da cupidigia, che non volle mai accettare ricompense pecuniarie, dicendo argutamente che esse erano la lega dell’onore. ◀Exemplum ◀Ebene 3

Ancora ciò che è grandemente da commendare negli uomini d’arme, si è la modestia, la quale accresce al merito pregio e splendore. Ebene 3► Exemplum► L’illustre Chevert, dotato di molte virtù, avea difetto di quella. Quando egli narrava le sue militari imprese, il lodare se medesimo e gli altri era per lui tutt’uno. Ben sapeva di riportarne biasimo: ed ecco ciò ch’egli diceva agli amici suoi per far degna di scusa quella sua vanità: «Io non ho nessun parente che abbia grado in Corte: ora chi volete voi che parli di me, ove nol faccia io stesso?» O valoroso Chevert (essi gli avrebbero potuto rispondere) [137] non vi basta egli che le vostre magnanime azioni parlino in vostra vece? ◀Exemplum ◀Ebene 3

Ebene 3► Exemplum► Pisandro, vecchio guerriero, militò onorevolmente, e ben meritò della patria: ma egli non rifina mai di predicare le sue prodezze, e si rende, a chi l’ascolta, fastidioso e molesto co’suoi lunghissimi raccontamenti. Per suo avviso, quelle sole furono aspre battaglie e gloriose dove egli pugnò; nè fu assedio degno di memoria, se non quello dove egli scalò per primo le mura. Se a lui presti fede, egli diede a più d’un illustre condottiere d’esercito l’idea di grandi militari imprese, ed a lui son dovute non poche segnalate vittorie. Il perchè si confida che l’istoria scriverà cose per cui sarà immortale il suo nome. Pisandro compiacesi in singolar modo di ricordare le sue ferite. Egli le mostra ad una ad una, racconta il come e il quando le riportò, e per poco non dice che a cagione di quelle fu la patria in pericolo, e la monarchia presso ad andar tutta in rovina. ◀Exemplum ◀Ebene 3 ◀Ebene 2 ◀Ebene 1